Allegria e vivaci dibattiti scaldano le ore che precedono la finale della sessantunesima edizione dell’Eurovision Song Contest in quel di Stoccolma. Il giorno del giudizio è finalmente arrivato. Non conteranno i pronostici e neppure il tifo; tutto si giocherà nei vari 12, 10 od 8 che le giurie di qualità e il televoto di ogni singolo paese assegneranno alle ventisei finaliste dell’Eurovision Song Contest di Stoccolma, tenendo conto della canzone, l’interpretazione e probabilmente anche delle suggestive scenografie che accompagnano le esibizioni.
Le canzoni saliranno sul palco della Ericsson Globe Arena nel seguente ordine: Belgio, Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Azerbaijan, Polonia, Italia, Israele, Bulgaria, Svezia, Germania, Francia, Ungheria, Australia, Cipro, Serbia, Lituania, Croazia, Russia, Spagna, Lettonia, Ucraina, Malta, Georgia, Austria, Gran Bretagna, Armenia.
Successivamente, nazione dopo nazione, verranno assegnati i fatidici voti che tanto entusiasmano gli appassionati di questa festa di musica e tanto angosciano od esaltano gli artisti in gara.
Al debutto il sistema del doppio voto e quindi sarà possibile notare le discrepanze tra quelli che saranno i punteggi di ogni giuria di qualità e quella che sarà l’opinione dei tele e radio ascoltatori. Questo aspetto permetterà di capire quante differenze possono esserci tra il voto popolare e quello degli esperti musicali e capire ulteriormente se ci saranno anche risvolti politici in queste scelte. Ad esempio, come ben sappiamo ci sono tensioni politiche notevoli tra Ucraina e Russia, questo per quanto riguarda i governi nazionali e forse anche per i criteri con cui può essere stata formata la giuria di qualità ucraina con la conseguenza che difficilmente la Russia raccoglierà punti dagli esperti di Kiev. Probabile, invece, un sostegno alla Russia nel voto popolare visto che molti degli abitanti dell’est dell’Ucraina sono russofoni e solitamente favorevoli all’ingombrante vicino di casa. In scala forse meno significativa sarà interessante vedere cosa succederà anche tra i paesi ex Jugoslavi dove resistono in gara sia Croazia che Serbia. Fuori gioco Romania e Moldavia, in passato spesso sostenitori reciprocamente delle loro canzoni. Senza la Turchia, assente da molti anni per scelta propria, scompare uno degli alleati dell’Azerbaijan, che potrà misurare la propria simpatia con i vicini di casa di Georgia ed Armenia anch’essi in gara. Infine anche la storica solidarietà tra i paesi scandinavi potrà essere misurata con questo nuovo sistema di voto.
Per quanto riguarda la gara, molti scommettono che sarà un referendum pro o contro la Russia. Se i “nemici” di Mosca riusciranno a coalizzarsi votando un nome unico, si vocifera il francese Amir, allora il possibile successo di Lazarev potrebbe trasformarsi in disfatta. Al contrario la Russia può contare sul sostegno della diaspora russa in molti degli stati ex sovietici (voteranno almeno nove di loro) e su alleati tradizionali come Serbia, Grecia e Cipro. Altri dai più quotati pretendenti al podio europeo sono Australia, Austria, Bulgaria, Ungheria e Polonia almeno considerando le canzoni più canticchiate e fischiettate in sala stampa.
Senza Romania ed Albania, spesso sostenute dai propri connazionali, sarà interessante capire il voto popolare italiano dove si orienterà. In tutto questa la nostra speranza è che Francesca Michielin non perda terreno, anzi l’auspicio è che ne guadagni più possibile e possa portare l’Italia ad un risultato da incorniciare.
Durante la conferenza stampa del Venerdì pomeriggio Francesca ha mostrato massima serenità e fiducia che, nonostante l’handicap della lingua Italiana, il pubblico dell’Eurovision possa capire il messaggio della sua canzone, ovvero l’amore per la diversità e per l’arricchimento che può portare alla cultura Europea, sottolineato anche dalla floreale scenografia.
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