Il tormentone del 2015 sarà questo: Euro o Lira ? Perché in Italia, per alcune forze politiche, sembra essere questa la panacea di tutti i mali. La Lega di Salvini proporrà l’uscita dall’Euro attraverso un referendum, mentre il M5S di Beppe Grillo lo farà attraverso una petizione popolare perché l’idea sarebbe quella di mantenere i risparmi in Euro ma usando quotidianamente la Lira ( difficile da comprenderne anche la semplice attuazione e messa in pratica! ).
E allora vediamo quali sono i pro e i contro che tale scelta comporterebbe.
Chi propende per la scelta del ritorno alla vecchia lira, sostiene che in questo modo la Banca d’Italia potrà stampare moneta e quindi immettere liquidità nel sistema monetario e magari svalutandola ogni tanto in modo da favorire l’esportazione delle merci dei prodotti italiani, come accadeva esattamente qualche decennio fa. Cosa produrrebbe una simile scelta, innanzitutto l’aumento dell’inflazione che negli anni ’80 arrivò sino al 25% ed un innalzamento dei costi delle materie prime e di cui l’Italia dipende dall’estero ( petrolio, gas e carbone ), perché l’acquisto avverrebbe solo con dollari o euro e quindi con un cambio sfavorevole per noi.
I meno giovani ricorderanno quando all’estero le lire non le voleva nessuno, nemmeno in Grecia e Yugoslavia ! E quindi chi viaggiava doveva provvedere al cambio ( pagando commissioni ) in Italia, oppure alle frontiere con un cambio sicuramente più sfavorevole. Ad ogni frontiera un cambio di moneta, addirittura per chi come me è stato nella Romania comunista di Ceausescu, per entrare dovevi dichiarare quanti giorni rimanevi e pagare una tariffa giornaliera in dollari o marchi perché i Lei rumeni non li volevano nemmeno loro un po’ come per il Rublo oggi.
L’altro aspetto è che il ritorno alla lira non sarà con il vecchio rapporto 1 euro 2.000 lire (circa), ma sarà quasi il doppio, il che significherebbe che un carrello di spesa costerebbe all’incirca 400.000 lire a fronte dei 100 euro di oggi. Questo svantaggio sul cambio euro – lira derivò in prima applicazione dal mancato controllo sul cambio dei prezzi da parte delle autorità preposte e questo è sicuramente è un appunto che possiamo fare all’allora governo Prodi per la mancanza di vigilanza e che indusse molti commercianti ad un cambio maggiorato talvolta del 100% del tipo costa 2000 lire e adesso ne costa 2 euro ( …fatto realmente accaduto per un manico di zappa acquistato dal mio vicino agricoltore in una ferramenta ! ).
Ciò non è avvenuto in Germania e nei paesi del nord Europa con la conseguenza che oggi il costo della vita in Italia è molto alto, mentre le pensioni e gli stipendi che sono stati cambiati in modo corretto, sono estremamente bassi. Guadagna di più un disoccupato danese o olandese che un operaio, un commerciante o un artigiano che ha lavorato 40 anni in Italia.
Nemmeno la Grecia pur fra mille difficoltà pensa di uscire dall’euro, perché andrebbe in default come l’Irlanda o l’Argentina che ci sta per tornare ancora. Stessa sorte toccherebbe all’Italia e allora, secondo me, c’è poco da fare, l’euro rimane l’unica nostra speranza di salvezza, se il governo attuerà politiche di investimenti e contrasto all’evasione fiscale, cosa che non sembra voler fare ! E allora, non c’è lira che tenga, nemmeno se si tornasse al Fiorino o al Sesterzo dell’antica Roma risolveremmo i nostri ormai cronici problemi.
Doriano Simeoni
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Il testo è molto bello e interessante, ma c'è un piccolo e insignificante errore: il Governo in carica al 1° Gennaio 2002,giorno d'ingresso dell'Euro, non era quello di Prodi, come scritto nell'articolo da Lei redatto, ma bensì quello di Berlusconi con Tremonti Ministro delle Finanze. Controlli e vedrà che l'errore c'è. Saluti