“AMBROGETTE”: “mattonelle di terracotta smaltata o mosaico di vetro, o di marmo, usate per il rivestimento di pavimenti e pareti”.
Questa è la definizione di “Ambrogette” che si legge nei vocabolari, ma come vedrete non si tratta affatto di mattonelle qualsiasi. A farmi scoprire questo sono state due preziose amiche: Anna Moore Valeri, che i lettori conoscono già per il bellissimo libro sulle ceramiche di Catrosse di cui parlai qualche tempo fa su queste pagine, e da Paola Marri che ha saputo individuare ed indicare alla Sig.ra Moore i Palazzi cortonesi verso cui dirigere le ricerche in materia.
Le ambrogette oggetto del nostro interesse sono quelle che tra la fine del 1700 ed i primi due decenni dell’800 furono prodotte dalla Manifattura di Porcellane Ginori per andare ad impreziosire le dimore signorili di molte famiglie nobili. Tali facoltosi soggetti avevano scelto di rendere più eleganti alcuni camini che si trovavano nei loro palazzi, camini cosiddetti ”alla francese”, molto in voga all’epoca, rivestendo le pareti di questi con le raffinate mattonelle di maiolica o porcellana create a Doccia.
Era una moda che in quel periodo si era molto diffusa soprattutto in Toscana. Ne conservano ancora testimonianza non solo alcune fastose dimore signorili di Firenze come Palazzo Corsini, Palazzo Pucci, Villa Stibbert o Villa Rucellai a Campi Bisenzio, ma anche tre residenze nobiliari cortonesi: Palazzo Tommasi, Palazzo Venuti e Palazzo Fierli Petrella. Le immagini pubblicate si riferiscono proprio ai caminetti che si trovano all’interno di questi ultimi.
Evidentemente gli aristocratici cortonesi, che in virtù dell’ appartenenza all’Accademia Etrusca erano entrati a far parte a pieno titolo delle élites culturali toscane grazie ai rapporti intessuti da alcuni membri con i più eminenti personaggi dell’intellighentia italiana ed europea , non potevano non adeguarsi al gusto che in quel particolare momento storico era imperante nel loro ambiente sociale.
Forse per i patrizi cortonesi l’ impreziosire i saloni dei loro palazzi rivestendo le pareti dei camini con queste raffinate mattonelle non era solo un modo per seguire una tendenza del momento, ma anche il mezzo per sottolineare e confermare ulteriormente il legame tra Cortona e il fondatore della Manifattura di Doccia Carlo Ginori, l’illuminato gentiluomo che oltre ad avere onorato la nostra città rivestendo l’incarico di Lucumone dell’Accademia Etrusca donò anche a questa istituzione il famoso “tempietto” in porcellana che è tuttora uno dei pezzi più preziosi conservati nel nostro MAEC e che è stato una delle maggiori attrazioni della Mostra “La fabbrica della bellezza” tenutasi al Bargello di Firenze nella primavera-estate 2017.
Il capostipite illustre di questi manufatti può esser senz’altro considerato il camino monumentale che il Marchese Ginori stesso aveva commissionato intorno al 1754 per arricchire l’esposizione permanente allestita per sua volontà nella Galleria di Villa Le Corti, mostra di cui facevano parte le grandi sculture e gruppi plastici in porcellana scelti fra le opere di maggior pregio della Manifattura da lui fondata.
Per rivestire le pareti interne di questo camino a specchio, di grande effetto scenografico grazie al magnifico frontone in porcellana che lo sormonta, erano state acquistate presso la rinomata fabbrica olandese di Delft 88 mattonelle di maiolica quadrate che illustravano scene campestri o paesini dipinti con un solo colore, il famoso “blu Delft”.
Queste però andarono a rivestire soltanto la parte centrale del camino mentre per coprire gli sganci e le estremità, cioè le parti meno in vista, furono impiegate ambrogette prodotte direttamente dalla Manifattura Ginori.
Come non pensare , allora, che l’acquisto delle pregiate mattonelle della città olandese avesse avuto lo scopo, senz’altro non secondario, di dare l’occasione alle maestranze della Manifattura di osservare e studiare le ambrogette di Delft per mettere a punto la tecnica per riprodurle a Doccia?
La cosa sembra confermata dal fatto che solo poco tempo dopo la messa in opera del grande camino le ambrogette divennero uno degli articoli maggiormente prodotti dalla Manifattura di Doccia. Dai volumi dei Registri di Magazzino apprendiamo infatti che la fabbrica continuò a sfornarle per vari decenni. Con i proventi ricavati dalla commercializzazione di questi e di altri prodotti ugualmente “popolari”, la Ginori poté finanziare la ricerca utile a perfezionare le tecniche per la creazione di porcellana ed i pezzi di alto valore artistico in questo materiale, scopo primario per il quale la fabbrica era stata fondata.
Effettivamente le ambrogette Ginori avevano talmente incontrato il gusto dell’epoca che, oltre ad essere impiegate come rivestimento delle pareti dei caminetti dei palazzi fiorentini e cortonesi che ho già citato, furono usate anche per le pareti delle scuderie di Villa Salviati a Firenze e addirittura in ambienti monumentali come il pavimento della Libreria Piccolomini di Siena e quello della Loggia delle Benedizioni in Vaticano.
Per decorare le prime ambrogette di produzione Ginori era stata elaborata la cosiddetta tecnica “a stampino” che permetteva di istoriare piastrelle sia in maiolica che in porcellana senza l’impiego di pittori particolarmente esperti. Il colore previsto per i disegni eseguiti con questa tecnica erano l’azzurro o il celeste chiaro ed il disegno consisteva in un motivo centrale eseguito con uno stampino di pergamena all’interno di una filettatura a doppio cerchio. I quattro angoli della mattonella esterni al cerchio venivano poi dipinti a mano con un motivo secondario.
Questa fu la tecnica impiegata per le ambrogette usate per rivestire i camini dei palazzi cortonesi, per quello di Villa Rucellai a Campi Bisenzio e per uno dei camini di Palazzo Corsini.
A richiesta si potevano però produrre anche ambrogette con decori molto più sofisticati ed originali che, prevedendo l’uso di colori diversi dall’azzurro dovevano essere sottoposte ad una terza cottura. Queste venivano elaborate nella “pittoria” un reparto dove entravano in campo i cosiddetti “pittori d’èlite” che in alcuni casi potevano essere considerati dei veri e propri artisti come Ferdinando Ammannati e Antonio Smeraldi detto “Birindello”.
Esempi di queste sono le mattonelle con “vedute e paesini sia singoli sia con uccelli” o “con figure” o quelle con “vaso etrusco” con cui sono stati ad esempio rivestiti un camino ed un bagno di Villa Stibbert a Firenze o quelle con “campanella intrecciata a borchia a chiaro scuro in campo celeste” o “campanelle intrecciate e borchia in mezzo in campo verde” anche queste impiegate in un camino di Palazzo Corsini a Firenze. Il camino di Palazzo Pucci invece fu piastrellato con ambrogette con motivo “a farfalla”, uno dei modelli più richiesti alla Ginori, per le quali venivano usati i pigmenti giallo, verde, azzurro e marrone scuro e delle quali non esistono due esemplari perfettamente uguali.
Sicuramente non sarò riuscita, da profana della materia quale sono, ad essere troppo esauriente in merito all’argomento. A coloro che desiderassero vedere foto ed avere più precise spiegazioni soprattutto sulle tecniche usate per decorare i vari tipi di ambrogette consiglio pertanto di leggere la dettagliata relazione della Sig.ra Moore che potranno trovare cliccando su questo link.
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