Insieme alla doppia notizia che il “Mercurio” del Giambologna sarà esposto al nostro MAEC fino al 31Dicembre e che sabato prossimo alle ore 16 si terrà a Palazzo Casali una Tavola Rotonda a cui parteciperanno insieme ai curatori (Tomaso Montanari e Dimitrios Zikos) anche tutti gli altri studiosi e sostenitori della Mostra “La Fabbrica della bellezza-La Manifattura Ginori e il suo popolo di statue”, ho avuto occasione di ricevere il bellissimo Catalogo di tale evento che si è tenuto a Firenze presso il Museo del Bargello.
Perché ritengo utile parlare di questo catalogo adesso che la Mostra è ormai chiusa?
Perché i motivi che hanno spinto gli ideatori, i curatori e tutti quelli che hanno – gratuitamente– partecipato sia all’organizzazione della Mostra stessa che alla creazione di questo catalogo non possono e non devono essere dimenticati. E noi cortonesi, che dalla generosità del Marchese Ginori Lisci dei suoi discendenti abbiamo ricevuto beneficio sia direttamente che indirettamente, non possiamo non essere paladini di ciò. (Non sto a ripetere perché già descritti negli articoli pubblicati nell’inverno-primavera i rapporti fra Flli Venuti -Ginori – Catrosse; Lorenzini Domenico – cortonese cuoco di casa Ginori- Carlo Collodi – Paolo Lorenzini Direttore Ginori ecc. ecc.)
Nei vari capitoli del Catalogo, ciascun scritto da esperti in campi diversi ( arte, storia, antiquariato ecc) l’amore o direi addirittura la passione di chi scrive per la Ginori, sia Museo che Manifattura, viene trasmessa a chi legge in maniera tangibile, anzi direi emozionante.
Questo, in sintesi è ciò che con la lettura ho appreso: il Museo Ginori costituisce un patrimonio artistico, storico e culturale immenso e deve non solo essere riaperto, ma anche rilanciato scientificamente e gestionalmente e mantenuto vitale.
Perché ciò accada tutti dobbiamo ricordarci e ricordare a chiunque possiamo il grande valore che vi è contenuto e di quanta storia esso sia testimone non solo nel campo dell’arte, ma anche in quello sociale. E questo perché, proprio come era nelle intenzioni del suo fondatore, grazie alla Manifattura e al suo Museo intere generazioni di lavoratori e artisti hanno migliorato la loro situazione economica, sociale e culturale. Era infatti questo che si prefiggeva il nostro Lucumone: costruire “una popolazione felice….non solamente…..bene stante pel mezzo del lavoro, ma istruita, e onestamente allegra, e ingentilita dalle arti belle che aprono l’anima”.
Non dobbiamo stancarci di richiedere allo Stato che da poco ha acquistato il Museo di adoperarsi per valorizzarlo e soprattutto mantenerlo vivo
E non dobbiamo perciò solo pensare a questa magnifica collezione di opere realizzate in quello che veniva chiamato “oro bianco” per quello che è il suo valore economico, ma anche cercare, con i mezzi a noi possibili, di solidarizzare e tenere vivo l’ interesse e la tensione per le sorti delle sue maestranze che attualmente stanno vivendo periodi veramente difficili perché la sicurezza del mantenimento del loro posto di lavoro è sempre più in forse.
Dimenticandoci di chi alla Ginori lavora tradiremmo i generosi intenti di chi genialmente ha dato inizio a questa bellissima impresa.
Adesso, come ho già detto, sappiamo che il Museo, chiuso fin dal 2014 e che stava versando in condizioni veramente pietose (gravi infiltrazioni d’acqua e formazioni di muffe tali da obbligare ad indossare mascherine protettive a chi volesse entrare) è stato acquistato dallo Stato (per fortuna, dico io) ma gli studiosi e gli appassionati non si sentono comunque troppo tranquilli.
Nel quotidiano Repubblica del 4 Maggio 2017 il Professor Montanari, a proposito di ciò proponeva di immaginare “una Fondazione che metta insieme il Comune di Sesto Fiorentino, la Regione Toscana, il Ministero per i beni Culturali, la holding cui appartiene lo stabilimento su cui insiste la fabbrica e un’associazione di dipendenti della Ginori (…) potrebbero farlo e sarebbe un bel segnale – l’entrata della Confindustria, la Fondazione Cassa di Risparmio e Gli Amici di Doccia che tanto impegno hanno profuso per salvare il Museo. Chi certamente lo farà sono i cittadini comuni, che in queste ore si tanno costituendo in un’associazione pronta a raccogliere denaro per poter essere il socio popolare della futura Fondazione : sarà, credo, la prima mondiale di una comunità che si compra una parte di Museo. Lo fa perché vede in quel Museo la propria identità: e vuole avere voce in capitolo sulla sua conduzione e su i suoi progetti”
Questo passo, devo ammetterlo, mi ha colpito parecchio forse perché mi ha fatto pensare con rammarico al nostro Ex Ospedale…
Non se in occasione della tavola rotonda di sabato pomeriggio questi problemi verranno riproposti o se ci limiterà a parlare del “Mercurio”, ma spero proprio di sì.