Curiosità Cortonesi

Le origini cortonesi di Carlo “Collodi”: la ricerca va avanti, con importanti riconoscimenti

Le ricerche della nostra Antonella Scaramucci sulle origini cortonesi di Carlo Lorenzini “Collodi”, universalmente noto come l’autore di Pinocchio, dopo essere state riportate sulle nostre pagine il 31 Gennaio dell’anno appena concluso sono state recentemente pubblicate, in forma di relazione tecnica, sulla prestigiosa rivista letteraria Erba d’Arno, premiando così l’impegno, la bontà e l’importanza del risultato.

In questi mesi, però, il lavoro di ricerca è andato avanti e queste di seguito sono le novità…

La Redazione

 

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Ce l’abbiamo fatta! Anzi il mio “amico di archivi” Ferdinando Santucci ce l’ha fatta. La genealogia di Domenico Lorenzini, nostro concittadino, padre di Carlo Lorenzini alias Collodi, è stata ricostruita, conosciamo i nomi dei suoi ascendenti, almeno quelli vissuti fino alla metà del 1600.

Ora sappiamo che è nato a Pergo, Parrocchia San Bartolomeo e come quasi tutti i suoi fratelli/sorelle è stato battezzato nella Pieve di Montanare. Possiamo anche asserire che la vita dei suoi avi e dei suoi fratelli si è svolta tutta tra San Marco in Villa, S.Angelo, Metelliano, Valecchie, Pergo e Montanare. Abbiamo inoltre scoperto anche chi sono, “jure sanguinis”, i discendenti ancora viventi del fratello di Domenico, lo “zio Lorenzo”.

Se volete saperlo anche voi dovrete avere la pazienza di leggere fino in fondo, ma vi avviso, la storia è lunga ed intricata…

Non so se ricordate, quasi un anno fa avevo già descritto nelle colonne di questo giornale i risultati della ricerca che avevo intrapreso per ricordare ai cortonesi delle nuove generazioni il fatto che Domenico avesse origini cortonesi. Proprio colui che ha dato la vita non solo all’autore di Pinocchio, ma anche a Paolo eccellente Direttore della Ginori dei tempi migliori, a Ippolito Cortona eclettico artista e padre di Collodi Nipote anche lui per vari motivi che già vi descrissi assurto alle cronache nazionali.

Una cosa che nel nostro Comune o era stata scordata o veniva creduta una leggenda metropolitana.

 

Da alcuni mesi, però, dopo la pubblicazione dei miei articoli in materia nelle colonne di Valdichianaoggi.it e dopo il mio invio di una relazione sullo stesso argomento redatta in forma di “relazione tecnica” alla rivista letteraria Erba d’Arno che pubblicandomi ha praticamente convalidato le mie asserzioni, nella vicenda si sono verificati degli sviluppi che hanno portato ad acquisire nuove informazioni, quelle che ho descritto sopra, ma che ritengo debbano essere spiegate dettagliatamente ai lettori perché alcune di esse, anche stavolta smentiscono cose date per certe dalle biografie ufficiali.

 

Perché voi possiate capire penso sia utile ricordare le notizie che vi avevo già fornito perché possiate così orientarvi meglio su quello che aggiungerò di nuovo. Ecco i punti fondamentali da cui partì la ricerca:

– grazie al documento contenuto nel Registro dei nati dell’anno 1826 della Chiesa di San Lorenzo di Firenze eravamo venuti a conoscenza degli esatti dati di nascita diCarlo Lorenzini – alias Collodi. Con tale atto, trovato da me nel sito on line dell’Archivio di Stato di Firenze, avevamo la prova documentale del fatto che Collodi era figlio di Lorenzini Domenico e Orzali Angela (guardate voi stessi, se volete, il link sotto) http://www.antenati.san.beniculturali.it/v/Archivio+di+Stato+di+Firenze/Stato+civile+della+restaurazione/Firenze/Nati/1826/99/005176453_00218.jpg.html

Sempre cercando nello stesso sito on line alla pagina http://www.antenati.san.beniculturali.it/v/Archivio+di+Stato+di+Firenze/Stato+civile+della+restaurazione/Firenze/Matrimoni/1826/53/005178108_00408.jpg.html?g2_imageViewsIndex=0

avevo trovato l’atto con cui si registrava il matrimonio avvenuto – sempre a Firenze-Parrocchia San Lorenzo- tra i futuri genitori di Carlo. Se vi collegate al link sopra vedrete che in esso veniva registrato: il luogo di nascita di Domenico: Cortona. Si registrava la sua età: 31 anni, il suo lavoro:cuoco , il nome della sposa Orzali Angelae, importantissimo per noi, i nomi dei suoi genitori: Filippo e Allegria Maria.

Questi dati erano confermati da quanto ci aveva raccontato Collodi Nipote, uno dei figli di “Ippolito Cortona” – fratello di Collodi -, nel libro con cui ci riferisce tante notizie sulla vita dello zio Carlo, della nonna Angiolina, dello zio Paolo Direttore della Ginori dei tempi grandiosi, del padre artista anche lui, nonché della Firenze dell’epoca.

Sempre ricorrendo all’Archivio di Stato di Firenze on line avevo anche scoperto la contemporanea esistenza a Cortona di un Lorenzini Lorenzo, figlio degli stessi genitori, quindi fratello di Domenico e zio di Collodi. Avevamo inoltre prove documentali che Lorenzo nel 1822 si era sposato a Piazzano e che nel 1841 viveva con la propria famiglia a Mitigliano Parrocchia S.Maria. Altri atti dimostravano inoltre che un figlio di Lorenzo si era trasferito da Mitigliano a Montanare e che qui erano nati anche i figli di suo figlio Filippo (II).

In questi documenti (Stato delle anime della Parrocchia di Mitigliano-Santa Maria e atti di nascita dei figli) però, questo zio Lorenzo risultava essere un semplice colono che viveva in condizioni di indigenza. La cosa non coincideva affatto con quanto ci racconta Collodi Nipote che nel suo libro cita più volte lo “zio Lorenzo” descrivendolo come il ricco commerciante generoso finanziatore dei giornali di cui lo zio Carlo era stato Direttore. E non riuscivamo, e non riusciamo tuttora, neanche a trovare nei registri alcuna seppur minima traccia dell’altro fratello di Domenico che Paolo (Collodi Nipote ) dice essersi trasferito a Poggibonsi.

Le cose “scoperte” fino a quel momento ci facevano presumere che la famiglia del padre di Collodi fosse originaria della Val d’Esse e che le vicende familiari dei parenti di Domenico Lorenzini e dei suoi avi si fossero svolte da sempre in quelle zone ma non potevamo esserne sicuri per mancanza di atti ufficiali che ce lo testimoniassero senza ombra di dubbio.

Visto che l’Archivio Storico della Curia Vescovile era chiuso al pubblico, come lo è purtroppo ancora, e che non c’era speranza che fosse riaperto ( questa speranza pare del tutto vana tuttora!) non potevamo continuare la nostra indagine e ci sembrava proprio di essere arrivati al capolinea della nostra avventura fino a che ….

Fino a che “il segugio” Fernando Santucci, che in questo tipo di ricerche mi surclassa di gran lunga in passione, caparbietà e “metodo scientifico” ha avuto una geniale illuminazione. Si è ricordato che alcuni anni fa aveva accantonato in un suo archivio le copie di documenti che facevano parte del “Libro dei battezzati” nella Pieve di Montanare relativo al periodo 1776-1814 e tra questi ce n’era uno dell’anno 1795 di cui in quel momento non riusciva ad inquadrare l’utilità. Qualcosa gli diceva però che prima o poi quelle cose avrebbero potuto esser utili e le aveva conservate. E’ stato così che, poco tempo fa, riguardando il materiale messo “in sonno” stavolta il nostro Fernando, ha finalmente avuto l’illuminazione. Guardate questo certificato di battesimo:

N. 12 Il dì 30 Marzo mille-settecento novanta-cinque Domenico figlio di Filippo del fu Antonio Renzini abitante in Villa di Pergo, e di donna Maria di Giovanni Ligria sua legittima consorte nato circa le ore sette di questa mattina e fu battezzato circa le ore venti-due da me Prete Franco Maria Tattanelli Pievano gli fu imposto il sopra (detto) nome. Fu comare M.a Angiola di …. del fu Lorenzo Massesi”

Il nostro appassionato frequentatore di polverosi archivi allora non ha potuto più frenarsi ed esaminando tutte le altre copie delle pagine contenute in quel Registro ha constatato che nel giro di pochi anni, dallo stesso padre e dalla stessa madre, nel territorio della Parrocchia di San Bartolomeo a Pergo erano nati anche altri bambini (Maria Angiola, Maria Francesca, Lorenzo, un primo Domenico poi deceduto e un altro Domenico –il nostro). Tutti questi bimbi, a parte la prima che è stata battezzata in Cattedrale perché era nata nel 1777 a San Marco in Villa, ricevettero tale sacramento presso la Pieve di Montanare e a tutti quanti era stato assegnato il cognome Renzini.

Questa scoperta ha dato nuovo entusiasmo al mio accanito collaboratore che, continuando a controllare le preziose copie dei documenti accantonate qualche anno prima, si è accorto che quando tutti questi figli di Filippo, una volta adulti si erano sposati sempre lì a Montanare, tutti quanti (eccetto Domenico che nel frattempo si era trasferito a Firenze per lavorare in casa Ginori), al momento del matrimonio erano stati registrati come Lorenzini figli di Filippo e Allegria Maria. Da quell’ evento in poi tutto quello che troviamo riguardante le vicende della loro vita civile (compresi i loro atti di morte) continuerà a definirli Lorenzini figli di Filippo e di Allegria Maria.

Forse il Pievano di Montanare nel corso degli anni successivi alla loro nascita ha avuto occasione di controllare gli atti che riguardavano alcuni antenati del padre dei ragazzi Renzini, Filippo, e di notare che in essi si c’era un qualcosa che gli faceva ritenere giusto che si chiamassero Lorenzini e non Renzini e che il cognome della madre che in alcuni battesimi viene chiamata Legria ed in altri Ligria altro non era che la versione dialettale della parola Allegria.

Secondo Fernando Santucci che per anni e anni si è dilettato a ricostruire non solo questa, ma un sacco di altre vicende genealogiche di famiglie del nostro Comune ed ha avuto modo di constatare che nei nomi della stessa famiglia, di secolo in secolo, di atto in atto si producevano più che facilmente “variazioni sul tema”, una spiegazione molto plausibile può esser questa che espongo sotto e che condivido in pieno.

Dobbiamo sapere che era consuetudine, fino ad un certo periodo storico, che il cognome per le persone non appartenenti a famiglie facoltose non venisse usato. I membri di queste venivano identificate elencando i nomi propri dei loro ascendenti dal padre al nonno compreso.

Se fossi vissuta a quell’epoca, ad es., nel mio atto di nascita si sarebbe scritto: Antonella, figlia di Folco, figlio di Pietro del fu Adamo.

Se il cognome della mia famiglia non fosse stato ”inventato” ad hoc per il mio avo Adamo io non mi chiamerei Scaramucci ma avrei un cognome proveniente dal nome (declinato al plurale) del nonno, del nonno del mio nonno.

E così anche nei documenti di nascita, morte, matrimonio che riguardano i progenitori dei bambini “Renzini” si citano questi ascendenti chiamandoli “Antonio di Lorenzo detto Renzino” o “Antonio del fu Lorenzo del quondam Giovanni “detto Renzino”.

Quindi, avrà constatato il Pievano di Montanare, “Renzino” era solo il nomignolo con cui si individuavano per brevità i membri di quella famiglia che però discendeva da quel Lorenzo nato nel 1670 . Avrà pertanto ritenuto giusto modificare nei documenti utili per i matrimonio dei ragazzi, compreso in quello di Domenico che si è sposato a Firenze, il nome Renzini – derivante loro dal “detto Renzino” – con il vero nome del loro avo: Lorenzo.

Bisogna tener conto che le nascite di questi 5 bambini erano avvenute tutte tra il 1777 – 1795.

In quegli anni, mentre nel mondo si preparavano e poi si svolgevano eventi cruciali per la storia del pensiero e dell’umanità (Rivoluzione Francese ad es. ), a Cortona città le nobili famiglie contribuivano con le attività dell’Accademia Etrusca a diffondere la cultura in Italia e nel mondo, i semplici cittadini e i coloni che popolavano le nostre frazioni di campagna e di montagna, tutti in condizioni di indigenza nonostante lavorassero nella terra “da buio a buio”, di tutto questo non potevano accorgersi affatto. Nessuno di loro ( e non per colpa loro) sapeva leggere e scrivere e l’unico modo in cui potevano esprimersi era il dialetto. Anche i sacrestani che spesso copiavano nei Registri della Pieve i dati relativi ai battesimi, matrimoni, morti avvenuti in quella Pieve avranno saputo scrivere un po’ “alla meglio”. Nascevano perciò questi “errori” che negli anni si codificavano e diventavano, alla fine il cognome ufficiale.

Grazie allora agli atti trovati nella Pieve di Montanare veniamo a sapere che Filippo, il padre del nostro Domenico-Geppetto, quindi nonno di Collodi – era lavoratore nelle terre del Sig. Domenico Banchieri – . Il padre di Filippo, bisnonno dell’autore di Pinocchio, si chiamava Antonio, che sua moglie si chiamava Maria Angiola Menchetti , e che era nato nel 1704 circa perché al momento della sua morte avvenuta il 31 gennaio 1771 aveva 68 anni. Nell”atto di morte di Antonio leggiamo che il decesso stesso è avvenuto in casa della Sig.ra Baldacchini in luogo detto “casa del Zucca” in Comunità di San Marco.

Sempre grazie a questo preziosissimo atto sappiamo che Antonio era a sua volta figlio di Lorenzo (I) a sua volta figlio di Giovanni anche lui “detto Renzino”.

Nel 1752 questo Antonio abitava a Metelliano perché nello “Stato delle anime” di quella parrocchia, quello che oggi chiameremmo “Stato di famiglia”, in cui vediamo che in quell’anno a Metelliano troviamo:

Antonio di Lorenzo detto Renzino lavoratore del Sig. Zaccagna, anni 49

Maria Angiola sua consorte anni 42

Cattarina sua figlia anni 13

Giovanni suo figlio anni 9

Filippo suo figlio anni 4

Insomma, andando sempre più a ritroso siamo arrivati ad individuare il progenitore del padre di Collodi, Giovanni quello nato all’incirca a metà del 600.

Immagino che la storia vi risulti complicata anche per il ripetersi degli stessi nomi, perciò questo è il sunto di quello che vedete nel rudimentale albero genealogico che ho inserito all’ inizio:

da Giovanni, nato nel 1640 circa nasce Lorenzo (I) (1670 circa) e da lui nasce Antonio (1703 circa).Da questo Antonio nasce Filippo (I) (1747) il padre di tutti i bambini nati a Pergo e battezzati a Montanare. Tra questi ci sono Lorenzo ( II) che ritroviamo a Metelliano nel 1841, e di cui conosciamo gli attuali discendenti e suo fratello, il nostro Domenico padre di Collodi.

Ma in tutta questa storia qual è il documento “scoop” secondo me e Fernando? E’ il battesimo di Domenico con quella data di nascita che non coincide affatto con quella riferitaci dalla biografia ufficiale. Perciò:

1) grazie a quel documento siamo venuti a sapere che Domenico è nato il 30 Marzo 1795 . Questo rende perfettamente coincidente la sua età (31 anni) con quella dichiarata nell’ atto di matrimonio che abbiamo visto essere avvenuto nel 1826 a Firenze.

La stessa coincidenza non si verificava se invece si prendeva per buono l’anno di nascita riferitoci dalle biografie.

2) la scoperta citata sopra ci ha fatto anche capire come era stato possibile che nelle generalità riportate nell’ atto di morte di Domenico, redatto a Firenze Parrocchia San Lorenzo, ci fossero tanti errori. In questo documento, trovato anch’esso da noi sempre nel medesimo sito on line dell’Archivio di Stato di Firenze, la data di morte, 27 Settembre 1848, coincide con quella riferitaci dal nipote Paolo (alias Collodi nipote), il nome della moglie è riconoscibile anche se imperfetto. Non coincidono, però, assolutamente l’età del deceduto e i nomi dei genitori dello stesso. Domenico. Anche ammettendo la possibilità di un po’ di pressappochismo da parte del redattore della trascrizione della morte, questi erano errori esageratamente grossolani!

E allora, cerca, cerca, anche per questa cosa abbiamo, alla fine trovato una spiegazione molto plausibile: a Cortona, però nel Centro Storico, il 23 Maggio 1793, esattamente nella data che ci indicano i biografi, cioè solo due anni prima che nascesse il nostro Domenico figlio di Filippo e Allegria Maria, era nato un altro Lorenzini Domenico figlio di Pietro e di Donna Maria Domenica figlia di Pasquale Segoni. Proprio questi erano i nomi dei genitori citati erroneamente nell’atto di morte di Firenze!

Di solito, durante la cerimonia, agli sposi si legge a voce alta quanto c’è scritto nell’atto di matrimonio che li unisce. Come abbiamo letto nell’atto trovato nell’Archivio di Stato di Firenze di cui vi ho fornito il link all’ inizio, in questo atto sono compresi, oltre agli altri dati identificativi dei nubendi, anche il nome dei loro genitori. Se questi nomi non fossero stati Filippo e Allegria Maria ma Pietro e Maria Domenica Segoni penso proprio che il nostro Domenico l’avrebbe fatto notare al prete!

Per mia esperienza professionale quotidiana credo di aver trovato una spiegazione che spero di riuscire a spiegarvi.

Quando non c’erano telefoni, fax, mail ecc….e non c’erano neanche le Carte d’Identità che testimoniano per ogni individuo, oltre che i suoi tratti somatici, anche il nome, il cognome, il luogo e la data esatta data di nascita ecc.. , insomma tutte le cose che servono a distinguerlo da un’altra persona con lo stesso nome, come si facevano a sapere le generalità di un deceduto, soprattutto se il deceduto era morto in un luogo lontano da quello in cui era nato o risiedeva? O chiedendoli mediante posta o qualcuno si recava di persona a chiederli al Pievano del luogo di nascita del defunto. Evidentemente chi al momento della morte di Domenico ha chiesto tali dati non conosceva bene la storia personale di Domenico e non sapeva oppure non ha pensato di specificare che quest’ultimo non era nato nel Centro Storico ma in una delle innumerevoli parrocchie di campagna!

Da quando possiamo ricorrere all’uso dei computers che segnalano automaticamente ed immediatamente i casi di omonimia è praticamente impossibile fare uno sbaglio di questo genere. All’epoca però per chi abitava a Firenze poteva essere normale non sapere che Cortona non è circoscritta all’interno delle sue mura. Si sarà rivolto al Pievano della Cattedrale il quale, per l’appunto, un Lorenzini Domenico battezzato in Cattedrale l’ha trovato, e questo, guarda caso, aveva anche quasi la stessa età dell’altro!

Per concludere: tutto ciò che abbiamo trovato dimostra che il DNA di Domenico, quello che lui ha trasmesso ai suoi “eccellenti” figli e nipoti Carlo, Paolo (I) Direttore della Ginori, Ippolito eclettico artista e Paolo (II) alias Collodi Nipote, proveniva dalle zone della nostra campagna e può esser ancor a trovato dalle nostre parti cercandolo nei discendenti fratello Lorenzo (II).

Molti di questi discendenti noi li abbiamo trovati perché abbiamo seguito le loro tracce negli atti di Stato Civile che li riguardavano e abbiamo saputo che Lorenzo (III), figlio di Filippo (II) da Mitigliano si è stabilito a Montanare, alla fine dell’800. I suoi figli da Montanare si sono trasferiti a Tuoro sul Trasimeno.

 

Fernando caparbiamente ha esteso le ricerche a Tuoro ed ha appurato che molti dei discendenti dai discendenti “certificati” DOC, figli dell’unico fratello di Domenico, stanno ancora in quel Comune e lì dove abitano, pensate un po’, vengono ancora chiamati “RENZINI” dai loro conoscenti.

Abbiamo anche delle foto dei loro nonni e bisnonni e, ve lo giuro, è impressionante: la statura, la fronte stempiata, il tipo di calvizie (quella che di cui si vergognava tanto Collodi e che non gli faceva mai abbandonare il cappello) la forma degli orecchi parlano chiaro…….sono loro!

Dopo tutta questa lunga e faticosa spiegazione , lasciatemi alleggerire un po’ con una delle mie solite affermazioni un po’ poco ortodosse e molto dissacranti: per non perdere le, speranze di trovare ancora in terra cortonese qualcuno che porti nel sangue il DNA collodiano potrebbe esserci un unico e per me più giusto modo di dirigere le ricerche: attenersi al famoso e molto realistico detto latino “mater semper certa est, pater numquam”. Tradotto in volgare chianino significa “la mamma è sempre certa, il babbo mai”.

Pertanto, i figli delle figlie del nonno Filippo, Maria Angela e Francesca, sorelle del nostro Domenico-Geppetto ed i figli delle loro eventuali figlie, che non si chiamano più Lorenzini perché secondo la legge hanno preso il cognome del padre, sarebbero incontrovertibilmente le uniche sicure portatrici del sangue Collodiano. E questo non è sciocco femminismo, ma crudo anche se un po’ cinico realismo!

Penso proprio che un giorno io e Fernando ci non potremo fare a meno di buttarci anche in questa impresa.

Poi vi racconterò!

Antonella Scaramucci

Vi chiederete il perchè di questa foto. Beh, prima di tutto perchè crescendo sono peggiorata. E poi perchè, dovendo parlare di Pinocchio e delle origini cortonesi di Collodi, è bene tornare ai tempi in cui il mio babbo Folco me lo leggeva alla sera, facendosi (pure lui) delle grosse risate

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Antonella Scaramucci

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