Curiosità Cortonesi

Quando a Cortona si ballava di più…e mangiava di meno

SECONDO VOI  CHE RITMO STAVANO BALLANDO I CORTONESI IMMORTALATI IN QUESTA SERATA  DELL’ESTATE DEL 1945?

Lo swing, il jazz, la rumba, il mambo?

L’Arca di Noè era un  giornale satirico cortonese. Diffuso nel periodo pre e post seconda guerra mondiale, si autodefiniva “goliardico”, “umoristico- glaciale artico” e era il mezzo con cui alcuni nostri condittadini si divertivano a raccontare la vita della città stigmatizzando in tono ironico,  talvolta sarcastico e qualche volta anche cattivell,o i piccoli vizi o difetti ritenuti risibili di personaggi del loro ambiente sociale.

Perché tra tanti numeri che avrei potuto mostrarvi ho scelto di proporre alla vostra attenzione  proprio questo che tra quelli che sono riuscita a procurarmi è il più mal ridotto e rattoppato?Perché di questi tempi non troppo sereni e in cui si sente tanto la necessità di un po’ di leggerezza d’animo sono stata colpita dall’immagine che ritrae queste persone che ballando sembrano sprizzare gioia da tutti i pori.

Secondo me non c’era davvero miglior modo per  illustrare  il sollievo e il ritorno alla spensieratezza susseguenti alla fine della 2a guerra Mondiale.

La musica ed il ballo: che c’è di più liberatorio di muovere il corpo liberamente al suono di un melodia  entusiasmante  per  allontanare da sé lunghi periodi di dolori, angosce, paura del futuro?  A voi sembra che ci si possa sentire altrettanto scaricati, soddisfatti ed in salute dopo aver passato, come si è soliti fare ai giorni nostri, una serata  in mezzo  a tanta gente, ma solo per mangiare?

 

Osserviamo di nuovo l’immagine:  è una serata dell’estate del 1945,  i nostri concittadini stanno ballando nella pista esterna dello Chalet del Parterre o Casina dei Tigli che dir si voglia.

Il più signorile ritrovo estivo” viene definito questo stesso locale in una  “réclame”  pubblicata nel 1938 in un altro numero dello stesso periodico. Ed infatti sono proprio alcuni personaggi della Cortona “bene” dell’epoca  che possono essere riconosciuti (da chi ha una certa età)  nelle bonarie caricature dell’illustrazione.   Il loro modo di ballare testimonia che ” ‘a nuttata” era propio passata e che  queste persone avevano una gran  desiderio di divertirsi perché finalmente i loro animi erano  pieni di speranza,  gioia e voglia di vivere.

E allora, in qualità di grande amante della musica e del ballo che è costretta all’inattività forzata non  solo dagli obblighi della vita, ma soprattutto dalla mancanza di luoghi ed occasioni,  e perciò  spinta  da un  piccolo  moto d’invidia,   scatta in me  la voglia di esser  lì e ballare con loro,   ma… a quale ritmo?  Quale può esser stata la musica che in quella serata stava trascinando così entusiasticamente i nostri concittadini?

Forse avranno finalmente potuto ballare “In the mood”, il boogie-woogie lanciato negli USA nel 1940 dall’Orchestra di Glenn Miller, pezzo amatissimo dai giovani, ma che in Italia non si era potuto ascoltare perché il Regime fascista non gradiva i ritmi jazz, swing, jungle, boogie.  Anche se la radio, il cinema sonoro, il grammofono  avevano ormai  veicolato fin dagli anni venti i  nuovi ritmi provenienti d’oltreoceano anche nel nostro Paese, questi non erano stati mai veramente del tutto graditi  al Governo del ventennio.

Veniva incoraggiata, invece, la diffusione di brani che,  in ottemperanza allo spirito nazionalistico del momento politico, nella musica rispettassero la tradizione italiana meglio se corredati da  testi che potessero trasmettere agli Italiani ottimismo e fiducia nel futuro, e ancor meglio se fondati su argomenti patriottici, agricoli (qualcuno ricorda  ad es. una vera hit di quegli anni“Campagnola bella”?)  o municipali (es: Mattinata Fiorentina).

I “negretti” disegnati ai lati della pista però potrebbero anche  suggerire che si stava ballando una rumba, un mambo o una samba… anche questi ritmi negli anni precedenti erano stati sgraditi al regime perché di origine afro cubana, afro brasiliana o simili.

L’ostilità per le musiche di origine straniera si  era acuita  negli ultimi anni del 1930 e primi anni del’40, anni in cui furono addirittura adottati provvedimenti legislativi per evitare la diffusione di questo tipo di musica, tant’è che  anche certe canzoni che noi oggi giudichiamo  alquanto sciocchine, se non addirittura idiote, in quel periodo  furono messe al bando poiché, oltre a contenere echi di charleston, di swing, fox trot  ecc.. avevano la grave pecca  di avere testi che potevano essere interpretati come velate satire al Regime o a qualcuno dei suoi personaggi più in vista.

In“Pippo non lo sa”, ad esempio, scritta nel 1940,  si credette di riconoscere Achille Starace, il Segretario del Partito Nazionale Fascista che era noto andare a passeggio tutto impettito e in divisa; nel 1939 la censura si era abbattuta anche su “Maramao perché sei morto” perché era sembrato che volesse ironizzare sulla morte del Presidente della Camera e delle Corporazioni, Costanzo Ciano padre di Galeazzo Ciano e consuocero di Mussolini;  nel  1943 si censurò “Il Tamburo della Banda Daffori”, perché nei 550 pifferi  si vedevano i 550 Consiglieri della stessa “Camera dei Fasci e delle Corporazioni”. E quest’elenco potrebbe non finir qui,.

Nonostante che, almeno a livello personale questa musica non fosse affatto sgradita a Galeazzo Ciano e Mussolini, tra il 1938 ed il 1945 gli “apparati” e i “fanatici”  del  regime arrivarono a perpretare ritorsioni perfino contro gli interpreti italiani che amavano inserire nel loro repertorio  questa che veniva sprezzantemente definita “barbara anti-musica negroide”: Natalino Otto, Alberto Rabagliati, il Trio Lescano (alcuni sostengono addirittura  che le tre sorelle olandesi di origine ebrea abbiano  subito un arresto perché sospettate di mandare messaggi al nemico cantando i versi della nota canzone “Tuli Tuli Tuli Pan”).

A dispetto di ciò, però, fu  proprio tra il 1938 ed il 1945  che in Italia dilagò l’interesse per  questi ritmi che italianamente dovevano esser  chiamati “ sincopati”.

 

E Cortona, città in cui  la musica era sempre stata una grande passione ed in cui forse più che mai nel periodo tra le due guerre i luoghi in cui imparare a conoscerla, a suonarla e a ballarla  non erano di certo mancati, ma che anzi erano stati l’occasione con cui la vita sociale e culturale si era arricchita, si assistè ad un gran  proliferare di orchestrine ritmiche  che insieme ai pezzi di liscio e di musica melodica tradizionale amavano suonare questi nuovi sounds.

Ma la storia dei numerosi  virtuosi nostrani che  in queste bands si esibivano con grande entusiasmo, è degna di un post a sé.  Erano infatti ragazzi che erano stati  quasi tutti educati alla conoscenza del solfeggio e della lettura degli spartiti dagli eroici Maestri di Musica della  Banda Comunale cittadina, giovani che  nonostante la  quasi generalizzata povertà di quegli anni riuscirono con sacrificio a trovare il modo di comperarsi uno strumento proprio con cui poter entrare a far parte  dei varie gruppi musicali che avrebbero allietato le serate della nostra città e di quelle limitrofe per diversi lustri.  Chi però non potesse resistere alla curiosità e  volesse  divertirsi un mondo a riconoscere nelle numerose foto tanti cortonesi che ad oggi, per la loro attuale posizione sociale e professionale nessuno  si immaginerebbe nelle vesti di musicanti di banda e di  orchestrine varie,  può procurarsi il libro “Cortona anni ’70 e dintorni”  scritto da di Romano Scaramucci, libro non solo esauriente in materia, ma anche molto  piacevole da leggere.

Antonella Scaramucci

Vi chiederete il perchè di questa foto. Beh, prima di tutto perchè crescendo sono peggiorata. E poi perchè, dovendo parlare di Pinocchio e delle origini cortonesi di Collodi, è bene tornare ai tempi in cui il mio babbo Folco me lo leggeva alla sera, facendosi (pure lui) delle grosse risate

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Antonella Scaramucci

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