Caro Carlo, per me rappresenti colui che cerca il consenso a tutti i costi, colui che appiattisce ogni speranza ed ogni senso perchè non mira al sussulto di gioia o alla paura più forte, che purtroppo hai celato e che invece sono, dall’evoluzione dell’uomo, i motori del mondo. La musica si muove da sempre su questi due cardini sensoriali…ma forse non te ne sei accorto perchè ti preoccupi di mantenerti in equilibrio, quell’equilibrio dell’entertainment italico che non muove e non smuove nulla, che appiattisce le montagne
Vuoi far ridere ma non troppo, vuoi far piangere ma non troppo, vuoi accontentare i gay, le trans, gli etero, gli anziani ed i bambini. Vuoi tutti i consensi per arrivare ad essere perfetto, ma ti sfugge una cosa gigantesca: l’essere umano si basa sulle imperfezioni, sugli sbilanciamenti, sull’odio e l’amore ai loro estremi, sui contrasti forti, sul confronto diretto, sull’opposto dichiarato, soprattutto nell’arte
So che hai selezionato personalmente canzoni e temi ed è questo che mi rende tutto così orrido: uno sceglie per tutti. Un appiattimento impopolare monotematico; un senso monarchico di ciò che di più democratico ed alto dovrebbe esistere al mondo: la musica.
Insomma… si leggono testi banali, niente sfocia nell’eccesso, pochissimo è fuori riga; si presenta come alla recita dell’asilo; si scelgono atteggiamenti impostati in stile d’altri tempi quando il mondo fuori brilla di luci tecnologia ed intenti artistici fuori dall’immaginario schematico, statico e poltronistico. Ci sono fuori dal festival alcuni pub, eventi, opere moderne teatrali, artisti trasversali, locali e club che neanche ti immagini; musicisti che si confrontano, crescono e non hanno alcuna opportunità perchè non si appiattiscono col tuo concetto di “arte”.
Caro Carlo… una cosa però mi lascia felice: non un assolo, non un giro di basso sottolineato o un emozione sonora, la musica che è batteria basso chitarra violini bonghi congas maracas mani cori e tutto ciò che suona è sparita, tutti ascoltano parole parole e parole. Forse non è proprio il festival della Musica: è il festival di chi batte il record della parola amore. Come le bambine nel diario di terza elementare. Non ho sentito nessuno che si sofferma in un sax in lontananza, un pianoforte ritmato, un contrabbasso: molte doti vocali, frasi banali, urli e microfoni in pressione: molti “vociaroni e berciatori“, come si dice in Toscana.
Sai però che ti dico? Forse a questa Italia dell’arte importa poco. Forse sono tutti un po’ come te. Forse hai ragione tu, i “conti” alla fine fanno la differenza. Lo share, i profitti. Ed il prossimo anno ti inviterà qualcuno sul palco a dire la frase che ti piace tanto: ” vinca il migliore”.
Ma ahimè, caro Carlo, nella musica il migliore non esiste
Si sa come Umbria Jazz, in ormai dieci lustri, abbia portato a Perugia e dintorni,…
Convegni, tavole rotonde, degustazioni enogastronomiche, mostre fotografiche e documentali tutto dedicato all'animale simbolo della Valdichiana:…
“E io vado a mangiare dallo zio Ernesto!!” Scommetto che se solo avesse un ospitale…
È uscita la nuova guida di Condé Nast Johansens per una vacanza in una delle…
Nel genere da me e da tanti altri amato c’ è sempre stata la contrapposizione…
TOP TEN Mussolini il capobanda. Perchè dovremmo vergognarci del fascismo di Aldo Cazzullo,…