Spulciando nel web stamattina mi sono imbattuta in una notizia piuttosto curiosa: l’artista concettuale tedesco Hans Peter Feldmann, classe 1941, ha dedicato una parte della sua mostra ” Io e lo scrigno proibito”, esposta alla Serpentine Gallery di Londra, alle borse delle donne e, in particolare, al loro contenuto. L’artista infatti sostiene di essere stato traumatizzato dalla borsa della madre: tempio inviolabile, territorio inaccessibile che conteneva il segreto della sua vita e della femminilità.
A causa di questa insana gelosia materna per la borsetta, si è tenuto alla larga per anni da tutti gli altri esemplari della specie, e per superare il blocco ha avuto l’ idea di fotografare il contenuto di sei borse di amiche e conoscenti ricompensandole con 500 euro per aver accettato di mettere in piazza il proprio mondo (ma non costava meno un analista!?!).
Così ha creato vetrine dove ha scritto nome, età, provenienza della proprietaria del terribile oggetto tabù, ma ha omesso il cognome perché aveva “paura di darle in pasto al mondo come se fossero nude”. Ora: a parte casi limite come questo artista strampalato, in effetti devo ammettere che gli uomini hanno almeno una sorta di timore reverenziale di fronte al contenuto delle nostre borse. Sarà forse perché gli è giunta all’orecchio la voce per cui esso rispecchierebbe la personalità della donna, come un taglio di capelli riflette il carattere? Non a caso il sociologo francese Jean Claude Kaufmann ha analizzato l’ ignoto territorio nel suo saggio “La borsa”, nel quale sostiene che il percorso dell’emancipazione femminile può essere letto tramite le dimensioni, via via crescenti con l’aumentare delle responsabilità e degli impegni, delle borse nel corso dei decenni. Insomma: se cinquant’anni fa le nostre nonne usavano la borsetta solo per andare in chiesa o a qualche cerimonia e dentro ci infilavano a mala pena giusto un fazzoletto e dell’acqua di colonia, oggi lo stesso accessorio contiene un mondo che riproduce l’universo, anche affettivo, della donna, e per ciò deve essere bella capiente.
Dunque il timore del genere maschile di fronte al contenuto della clutche, handbag, bauletto deriverebbe dalla paura di svelare quello che è il carattere intimo della donna.
Ma non temete maschietti: come svelano anche gli oggetti esposti alla mostra di Feldmann, le borse contengono tutte oggetti innocui che mostrano un mondo piuttosto pratico: borsellino, chiavi, cellulare, mini beauty, occhiali, gomme, sigarette e, se c’entrano, scarpe comode di ricambio. Anche Feldmann alla fine ha guardato dentro la borsetta della mamma: non dice cosa abbia trovato, ma che da quando ha infranto il tabù non ha più bisogno d’altro, poiché e’ divenuto abitante di un reame personale, amato e imprescindibile come un oggetto della borsa.
E se, allora, la paura degli uomini di fronte allo svelarsi del contenuto delle nostre borse derivasse dal timore di scoprire di non far parte di quell’universo?
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