Per la quinta puntata de ” I bomber di provincia “, oggi leggerete di un attaccante che faceva soprattutto della potenza il suo punto di forza, un attaccante romano che voleva sfondare nella squadra biancoceleste della sua città, una punta che, al contrario di tanti suoi simili, non ha avuto soprannomi particolari, una punta che ha trovato la sua America in Sardegna, esattamente nel Cagliari: signore e signori, a voi Roberto Muzzi.
Per i soliti amanti delle statistiche, Roberto Muzzi da Marino mette a segno 148 reti in 399 partite ufficiali. In tutte le squadre in cui ha militato, ha lasciato il segno, da Roma sponda giallorossa a Roma sponda biancoceleste, anche se in queste due non ha lasciato ricordi indelebili, mentre è nella cosiddetta provincia, che ha lasciato il suo timbro, a Udine, ma soprattutto a Cagliari dove dal 1994 al 1999, per sua stessa ammissione, conosce i migliori anni della sua vita calcistica, mentre a Torino sponda granata e a Padova a fine carriera non si fa ricordare come un bomber dal fiuto eccezionale.
Un attaccante che non le ha mai mandate a dire, come ai tifosi friulani che contestavano la squadra in un campionato fra i meno positivi della compagine bianconera: questo episodio avvenne durante un Udinese – Piacenza dopo un goal in semi – rovesciata che il bomber laziale mise a segno e che, praticamente, valse la salvezza per la sua squadra. Un’esultanza molto polemica sotto la tribuna, che dovrebbe essere il posto per i tifosi meno inviperiti, fece di Roberto Muzzi un vero leader.
Radio Star Carbonia: Cinque stagioni straordinarie che fruttarono al bomber 144 presenze e 58 goal. Muzzi, voglioso di rammentare il suo trascorso in rossoblù, ha lasciato il cuore nell’isola nonostante non fosse facile cambiare vita radicalmente. “Ero giovane ed era difficile per me ambientarmi ma la gente mi ha dato una spinta in più” dichiara con emozione l’ex avanti laziale che svela un retroscena sulla retrocessione sancita al San Paolo dopo la sconfitta con il Piacenza nel giugno 97′ :”Mazzone ci aveva comunicato che in B non voleva proseguire. Provavo un’amarezza immensa poichè avevamo deluso la gente venuta sino a Napoli con la nave per sostenerci. Io avevo un debito verso il popolo sardo e sono rimasto l’anno successivo sebbene Cesare Maldini ( all’epoca ct dell’Italia) mi avesse detto che in Serie A avrei avuto maggiori possibilità di conquistare una chiamata in Nazionale”. Per quel che concerne il rapporto con i propri allenatori Muzzi si esprime così:”con Ventura all’inizio sorsero problemi poi è nata una stima reciproca. E’ stato un maestro di calcio e di vita. Oggi lo sento e lo seguo spesso”. Non idilliaco invece il rapporto con Giovanni Trapattoni:”non andai molto d’accordo con il Trap, avevamo entrambi un carattere molto forte”. La sua annata migliore è stata senza ombra di dubbio la stagione 1998/1999 ove collezionò 32 presenze e 16 reti. Nonostante ciò non arrivò la chiamata in Nazionale:”Zoff mi mandò un preavviso quando si fece male Signori poi il problema si risolse ed io non andai a Coverciano. A onor del vero bisogna ricordare che ai mie tempi c’erano campioni del calibro di Baggio, Vieri, Totti e Del Piero”. Oggi esiste un Roberto Muzzi 2.0? “Non saprei indicare un mio erede. Ci sono molti giovani interessanti ma ognuno ha le sue caratteristiche. Io ad esempio avevo meno tecnica ma più forza fisica”. Il partner d’attacco ideale nell’avventura a Cagliari? “Dely Valdès e Lulù Oliveira, in quanto a qualità, non avevano rivali ma sono molto legato anche a Sa Pibinca Dario Silva e a Tovalieri”. C’è spazio anche per un pensiero rivolto a Massimo Cellino:”con il presidente ho avuto un rapporto di odio e amore. Mi coccolava e mi piaceva anche se ci rimasi male quando mi costrinse ad andare via”. Il passato è importante ma lo sguardo è rivolto al futuro:”ho una palestra di pugilato con mia moglie. Spero un giorno di diventare un ottimo allenatore”. Intanto, però, l’ex goleador romano ha consumato un’esperienza in panchina come vice-allenatore della Roma:”l’avventura con Andreazzoli è stata fantastica perchè mi faceva lavorare tanto. Mi ha permesso di crescere ulteriormente, peccato per la finale di Coppa Italia persa contro la Lazio”.
Come può essere definito Roberto Muzzi da Marino? Se lo volessimo paragonare ad un divo di Hollywood, il sottoscritto lo paragonerebbe a Clint Eastwood, un duro dal cuore tenero.
Stefano Steve Bertini
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