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Bomber di provincia (2): Cristiano Lucarelli

Per la seconda puntata de ” I bomber di provincia “, oggi vi scriverò di un ex calciatore che ha chiuso la sua brillante carriera a Napoli nel 2012, dopo aver calcato i campi di gran parte d’Italia, da Nord a Sud e anche di qualche squadra estera, quali Valencia e Shaktar Donetsk, in verità queste ultime due senza troppa fortuna: un calciatore che non ha mai nascosto la sua fede politica, molto sinistreggiante, un personaggio molto controcorrente: Cristiano Lucarelli, di livornesissime, mi si perdoni il termine grammaticalmente non ortodosso, origini.

In circa 20 anni di carriera, il bomber toscano mette a segno, per gli amanti delle statistiche, 221 reti in 551 partite ufficiali, comprese le varie nazionali. Soprattutto a Lecce, Cosenza, Padova e, ovviamente, a Livorno, il puntero amaranto lascia dei bellissimi ricordi e, tranne che a Perugia, timbra il cartellino in tutte le squadre dove ha militato.

Ma Lucarelli, oltre che grande calciatore, è stato un personaggio che non ha mai avuto peli sulla lingua, soprattutto in fatto di politica. Purtroppo, come si sa, ormai da anni la politica è anche entrata nel mondo del calcio e per il buon Cristiano calcare certi campi da gioco dove i tifosi anche della propria squadra ti remano contro, non è mai facile.

Questo uno stralcio di quel che successe nel 1997, tratto dal Corriere della Sera: La tifoseria “nera” di Padova si fa sentire. Il giocatore: “Parlero’ con loro, la politica non c’entra” Ultra’ scatenati contro Che Guevara – Lucarelli: “Comunista, vattene” PADOVA – Quella maglietta con l’immagine di Che Guevara, che teneva sotto la casacca azzurra e che ha mostrato ai tifosi di Livorno dopo aver realizzato il quinto dei sei gol con cui l’Under 21 ha strapazzato la Moldova, e’ diventata la sua croce. Prima il richiamo, ma senza conseguenze disciplinari, del presidente federale Nizzola, poi la contestazione dei tifosi del Padova. Dopo l’ennesimo pareggio in campionato (1 – 1 con il Castel di Sangro) gli ultra’ veneti se la sono presa con lui, Cristiano Lucarelli, livornese purosangue, indicato come un “traditore”. Uno striscione appeso in gradinata aveva fatto capire subito che aria tirasse: “Umiliati in tutta Italia… Grazie”. Esplicito riferimento al gesto di sfilarsi la maglietta azzurra e correre sotto la curva dei livornesi, con la faccia del “Che”, simbolo della tifoseria amaranto, ben in vista. Quando poi, in tre occasioni, Lucarelli ha fallito il 2 – 0, gli ultra’ padovani, in maggioranza simpatizzanti di destra, non ci hanno piu’ visto. Cori “Lucarelli, comunista, tornatene a Livorno”, “Lucarelli, non ti vogliamo piu”, “Che Guevara mettitelo…” sono partiti dagli spalti fino al termine della partita. Lucarelli, che di quella curva era l’idolo sino a pochi giorni prima, ha cercato invano a fine gara di andare a parlare con i ragazzi. “I carabinieri e i poliziotti mi hanno consigliato di uscire da una porta secondaria, visto il clima che tirava…”, ha rivelato ieri dal ritiro azzurro di Katowice. Ma lo fara’ presto, al ritorno dalla Polonia. “Non sono pentito, tornassi indietro mi comporterei alla stessa maniera – ha chiarito -, ma sono avvilito, perche’ in questo calcio non c’e’ posto per un gesto spontaneo verso gli amici di infanzia della mia citta’. Saro’ anche un ragazzino, ma segnare un gol a Livorno, con la Nazionale, era la gioia piu’ grande che potessi provare”. Non lo hanno capito ed e’ questo che gli fa piu’ male.

Oppure, tratto da Repubblica, ecco quel che successe nel 2004: l’attaccante amaranto: “E’ già toccato a quattro squadre
Ora tocca a noi”. Galliani: “Parole gravissime. Chieda scusa”
Livorno, l’accusa di Lucarelli
“Siamo di sinistra, andremo in B”

Dopo la sconfitta degli amaranto a Marassi contro la Sampdoria, l’ex attaccante del Torino lancia un atto d’accusa pesantissimo contro il calcio professionistico.

Immediata la replica del presidente della Lega Calcio Adriano Galliani: “E’ un fatto molto grave, è la prima volta che viene fuori un discorso di natura politica sugli errori degli arbitri”. Poi: “Penso che i giocatori alla fine siano nervosi e non dovrebbero parlare e io preferisco non commentare altrimenti sarei durissimo e poi mi accuserebbero per un terzo conflitto di interesse. Sono le dichiarazioni più gravi da quando sono nel mondo del calcio, spero finisca qui e che Lucarelli si scusi di questa cosa”.

L’episodio che probabilmente è all’origine delle dichiarazioni di Lucarelli è una decisione arbitrale in particolare: un calcio di rigore non concesso allo stesso attaccante. Un episodio che però si inserisce in un contesto molto particolare, quello che circonda la squadra toscana e soprattutto la sua curva, più che orgogliosa di esibire la sua coloritura politica assolutamente di sinistra. Lo stesso Lucarelli non ha mai nascosto di pensarla allo stesso modo in interviste, dichiarazioni, un libro uscito da poco e soprattutto con un gesto che lo rese famoso: l’esibizione di una maglietta con Che Guevara dopo un gol.

Dice ancora il centravanti: “L’anno scorso le quattro squadre i cui tifosi esibivano l’immagine di Che Guevara nelle curve sono retrocesse in serie B: adesso questa sorte potrebbe toccare a noi. Stiamo fronteggiando cose più grandi di noi. Sta accadendo quello che temevamo dopo la promozione: con noi gli arbitri non vedono. Dopo Empoli, Perugia, Modena e Ancona, quest’ anno sarà probabilmente la volta del Livorno a tornare in serie B per questioni politiche”.

Cristiano Lucarelli: uno dei calciatori più anticonformisti che abbia mai calcato i campi da gioco.

 

Stefano Steve Bertini

 

Stefano Bertini

Laureato in Scienze Politiche, ha oltre 10 anni di esperienza come giornalista. Nel tempo, oltre a dirigere questo sito, ha collaborato con molte testate sia locali che sportive spaziando fra on-line, carta stampata, radio, TV. "Steve", come ormai lo chiamano tutti, é uomo di grandi passioni e a quella per lo sport e le sue mille storie da raccontare unisce l'amore incondizionato per il cinema poliziottesco. E' per questo che in quanto a versatilità, stoicità e capacità di adattamento ci piace definirlo come una sorta di Sandro Ciotti, mixato con Mario Poltronieri e Enzo G. Castellari. In salsa chianina, ovviamente.

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Stefano Bertini
Tags calcio

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