Se a 100 persone chiedi chi sia Cristiano Ronaldo, questi ti risponderanno uno dei calciatori più forti al mondo; se chiedi chi sia Messi, ti risponderanno il Messia del calcio, ma se chiedi chi sia stato ” Il toro di Sora “, la maggior parte di questi, probabilmente, ti guarderà esterrefatta, sconcertata, chiedendosi, parafrasando una famosissima canzone: ” Ma chi era mai questo toro di Sora, ma chi era questo toro di Sora? “.
Il ” toro di Sora “ altri non è che Pasquale Luiso, ex calciatore professionista, di ruolo attaccante, nato a Napoli nel 1969. E voi direte, giustamente: ma se è nato a Napoli, perché quel soprannome? Presto detto: la sua esplosione calcistica avvenne proprio nella cittadina della Ciociaria in quella che allora era la Serie C2, dove, in 4 anni, segnò la bellezza di 58 reti. Un attaccante dalla tecnica non propriamente sopraffina che dopo i 4 anni nella squadra frusinate, forse fece il passo più lungo della gamba, passando in Serie A al Torino: una sola presenza nella massima serie, chiuso da due arieti del calibro di Rizzitelli e Silenzi, lo costrinse ad emigrare verso altri lidi diciamo così, più consoni alle sue caratteristiche, quelli della provincia: Ancona, Vicenza, Piacenza, Salerno, Avellino fra gli altri. Ma quello che rimarrà nella memoria di chi ha avuto la fortuna di veder giocare Pasquale Luiso avvenne in una fredda domenica datata 1 dicembre 1996: in quella stagione, il bomber di provincia militava nel Piacenza, dove, per gli amanti delle statistiche, mise a segno 14 reti in 31 partite. La rete più bella che mise a segno in quell’anno, e forse nella sua intera carriera, avvenne in questa fredda provincia del nord Italia. Più o meno, quel giorno andò così: Piacenza – Milan la partita, la squadra allora allenata da Bortolo Mutti si porta sul 2 – 0 su una squadra rossonera quell’anno ombra di se stessa. Una doppietta del buon Dugarry sembrò portare la partita sui binari che ognuno si aspetta, ma nessuno fece i conti col toro di Sora: al minuto 71 palla in area di rigore, spalle alla porta, controllo di petto, un palleggio e la rovesciata con il pallone che bacia il palo destro della porta di Seba Rossi, alla faccia di quello che non aveva la tecnica sopraffina.
Da lì in poi, però, la carriera di Pasquale Luiso da Napoli, ma cresciuto calcisticamente a Sora, conobbe una lenta ma inesorabile parabola discendente. Tranne Vicenza e Sampdoria, dove sparò le ultime cartucce negli anni immediatamente successivi a Piacenza, nelle successive squadre non lasciò un segno indelebile, chiudendo la carriera là dove ebbe il suo apice, cioè a Sora.
Stefano Steve Bertini
Si sa come Umbria Jazz, in ormai dieci lustri, abbia portato a Perugia e dintorni,…
Convegni, tavole rotonde, degustazioni enogastronomiche, mostre fotografiche e documentali tutto dedicato all'animale simbolo della Valdichiana:…
“E io vado a mangiare dallo zio Ernesto!!” Scommetto che se solo avesse un ospitale…
È uscita la nuova guida di Condé Nast Johansens per una vacanza in una delle…
Nel genere da me e da tanti altri amato c’ è sempre stata la contrapposizione…
TOP TEN Mussolini il capobanda. Perchè dovremmo vergognarci del fascismo di Aldo Cazzullo,…