Riforma del Codice degli Appalti: ecco cosa cambia

Sembra essere al punto di svolta la riforma del Codice degli Appalti in Commissione Lavori pubblici del Senato. A distanza di ben sette mesi dall’approvazione in Consiglio dei Ministri, infatti, ha preso il via – dopo le dovute audizioni – la discussione generale. Tra le principali modifiche al vaglio: la stretta sulle 30mila stazioni appaltanti e il rafforzamento dei poteri e del ruolo dell’Autorità nazionale Anticorruzione (Anac), oggi guidata dal magistrato Raffaele Cantone.

Si lavora anche sul fronte dell’istituzione di un Albo nazionale degli appaltatori. Questi ultimi dovrebbero essere classificati in base al rating di legalità e ai criteri reputazionali.

Nonostante il tema sia di grande attualità, soprattutto per gli sviluppi normativi a cui si prepara ad andare incontro, la disciplina relativa agli appalti appare ancora per molti cittadini italiani complessa e oscura. Di cosa parliamo esattamente quando facciamo riferimento al termine appalto e come è possibile conoscere i bandi attualmente disponibili e accedervi?

Appaltitalia.it, il giornale online delle gare d’appalto, consente di accedere quotidianamente a tutti i bandi di gara promossi dagli enti. È fondamentale, per districarsi in una materia complessa e vasta come quella in argomento, avere linee guida chiare e precise.

L’appalto, aggiudicato attraverso dettagliatissimi bandi di gara, è il contratto che regola i rapporti tra appaltatore (potrebbe trattarsi di un’impresa) e committente (o appaltate, si faccia il caso di una Pubblica Amministrazione) per la prestazione di opera o servizio da parte del primo verso il secondo. Un esempio su tutti: la mensa scolastica. Le attività legate alla gestione del pranzo dei bambini presso le scuole sono spesso appaltati dall’ente comunale a imprese che, in seguito alla partecipazione al bando di gara indetto, dimostrino di essere in possesso di tutti i requisiti igienico-sanitari e delle competenze necessarie per assicurare la buona riuscita del servizio.

Lavori pubblici (opere architettoniche, rifacimento stradale, interventi idraulici, solo per citarne alcuni), fornitura di servizi (mense scolastiche, assistenza ospedaliera, pulizia di edifici) e fornitura di prodotti (come le attrezzature informatiche o quelle, in senso più ampio, destinate alle attività d’ufficio: fax, fotocopiatrici e così via) rappresentano i tre ambiti principali in cui si suddividono generalmente gli appalti.

La gestione appalti pubblici avviene attraverso diversi metodi di assegnazione, tra cui l’asta pubblica. Quest’ultima è aperta a tutti gli interessati in possesso dei requisiti richiesti nel bando. È obbligatoria per i contratti che prevedono entrate per lo Stato. Altra metodologia è quella della procedura negoziata che non prevede la pubblicazione di un bando di gara. In questo caso, però, è necessario che si verifichino le condizioni indicate dall’art. 57 del Codice degli Appalti e ne andrà dato conto con adeguata motivazione nella delibera o determina a seguire.

Nei casi di bandi di gara pubblici, invece, è bene sapere che i testi emanati dagli enti promotori contengono tutte le informazioni relative all’oggetto della fornitura, all’ammontare della gara, ai requisiti per l’accesso, alle modalità per l’assegnazione della gara stessa e alle certificazioni necessarie per poter partecipare, come quella antimafia.

Sono, inoltre, indicate le modalità per la consegna della documentazione necessaria che costituirà l’offerta del soggetto interessato, spesso in busta chiusa se consegnata a mano o via Pec o fax.

A valutare le offerte pervenute al soggetto appaltante sarà un’apposita Commissione, nata con l’obiettivo di analizzare la documentazione e nominare il nuovo fornitore. Per partecipare ai bandi di gara, è bene precisare, molti enti richiedono una precedente iscrizione all’albo fornitori (di servizi e/o prodotti). È possibile prendere nota delle procedure da seguire per l’iscrizione direttamente sui siti internet dei soggetti promotori.