Consegne di kit e incontri pubblici. Proseguono i lavori per l’avvio dei porta a porta nella Toscana del sud
Incontri pubblici, consegne dei kit per la differenziata, avvio effettivo dei servizi di raccolta domiciliare. Sono molte le attività che Sei Toscana, assieme alle varie amministrazioni, continua a portare avanti quotidianamente nei comuni della Toscana del sud, con l’obiettivo di rendere servizi sempre più rispondenti alle esigenze dei cittadini e che riescano a traguardare importanti obiettivi in termini di percentuali di raccolta differenziata e di materiali avviati ad effettivo riciclo. La scorsa settimana si sono conclusi gli incontri pubblici nelle frazioni di Camucia, Ossaia, Vallone, Sodo e Tavernelle del comune di Cortona e dal prossimo lunedì prenderà il via la consegna dei kit per la raccolta differenziata, che comprende sia i sacchi con i quali separare correttamente i rifiuti, sia il materiale informativo ed il calendario dei giorni di raccolta. Sempre lunedì 15 prenderà ufficialmente il via il servizio nel comune di Torrita di Siena, dove saranno al contempo ultimate le consegne per chi ancora non ha ricevuto i sacchi ed il materiale informativo. Personale di Sei Toscana infatti passerà casa per casa anche per tutto il fine settimana ed in più, nella giornata di martedì 16 sarà a disposizione anche in due punti specifici del comune: la mattina dalle 9 alle 13 nei pressi della casetta dell’acqua in via Francia a Torrita Scalo ed il pomeriggio dalle 14 alle 18 presso i giardini pubblici a Montefollonico. Temporaneamente i cassonetti stradali saranno lasciati a disposizione dei cittadini non ancora raggiunti dai kit. Sempre martedì 16 maggio prenderanno il via gli incontri pubblici propedeutici all’avvio del servizio di raccolta domiciliare nel comune di Chianciano Terme, durante i quali tecnici e amministratori del Comune, assieme a personale di Sei Toscana, illustreranno nel dettaglio ai cittadini interessati le nuove modalità di raccolta, con particolare riferimento alle modalità di separazione dei rifiuti e alle regole della loro esposizione. I primi due si terranno appunto martedì 16 maggio, uno alle ore 18 e l’altro alle 21, entrambi presso la Cripta della Chiesa di Santa Maria Stella in via San Michele 11, sede anche del terzo incontro che si terrà giovedì 18 maggio alle ore 21.
Sei Toscana attiva un nuovo punto di raccolta dell’olio alimentare esausto
Prosegue l’impegno di Sei Toscana, in collaborazione con le amministrazioni comunali, l’autorità di ambito e le aziende private del territorio, nell’allargare la rete di punti di raccolta dell’olio alimentare esausto (quello utilizzato in cucina per la preparazione del cibo) per mettere a disposizione degli utenti un servizio sempre più efficace rispondente alle esigenze della popolazione. Dopo le recenti attivazioni a Cortona (in provincia di Arezzo), Suvereto (in provincia di Livorno) e Pienza (in provincia di Siena), ieri è stato inaugurato il box Olly per la raccolta dell’olio a Torrita di Siena. Nel comune senese, che nelle prossime settimane vedrà anche l’attivazione della raccolta porta a porta, Sei Toscana e l’Amministrazione comunale hanno attivato il nuovo servizio (denominato progetto Olly®) per intercettare questo particolare rifiuto che, se non smaltito correttamente, può creare danni ambientali molto significativi: basta infatti un litro d’olio alimentare esausto per rendere non potabile un milione di litri d’acqua, una quantità che potrebbe dissetare circa 140 persone per 10 anni. Nel box automatizzato Olly®, posizionato in via Francia, a fianco della Casina dell’acqua, è possibile prelevare uno dei bidoncini gialli ermetici della capienza di tre litri da utilizzare per la raccolta. Quando il bidoncino sarà pieno di olio usato l’utente potrà riportarlo al box dove potrà reperirne uno vuoto e pulito. Eco.Energia, licenziataria dei prodotti Olly® e azienda cui Sei Toscana ha affidato il servizio per la provincia di Siena, si occuperà del ritiro, del lavaggio dei bidoncini e dell’avvio a recupero dell’olio raccolto.
Il lavoro del futuro
AAA Data Scientist cercasi disperatamente. Fino a poco tempo fa, erano in pochi a sapere cosa fossero i big data e ancora meno erano i professionisti impiegati in questo settore. Oggi, le cose sono cambiate, in Italia come all’estero. Il data science è un potente differenziatore per l’industria, in grado di semplificarne i processi attraverso l’automazione di varie attività, come la data integration e il model building. Non sorprende quindi che, negli ultimi anni, sia notevolmente aumentata la domanda di profili con competenze avanzate nell’ambito dell’informatica e della statistica applicate all’economia, ai social network e alla biologia.
Entro il 2020 si stima che le possibilità di trovare un’occupazione nel mondo dei Big Data crescerà del 23% all’anno; a dispetto del 19% previsto in tutto il settore dell’Information Technology (IT) e del 6% stimato complessivamente a livello globale.
Intendersi di Big Data, quindi, sarà quantomai fruttuoso nel prossimo futuro. È questo il cardine su cui punteranno le aziende di tutti i settori, sempre più alla ricerca di personale qualificato in questo campo. Solo in Italia, il mercato dei «grandi numeri» ha raggiunto nel 2016 un valore di 183 milioni di euro, in crescita del 44% rispetto all’anno precedente. Negli ultimi sei anni la gamma di applicazioni dei big data nell’industria è cresciuta esponenzialmente, tanto che, oggi, la domanda che le aziende dovrebbero porsi è come integrare i dati nelle operazioni e nella strategia.
La formazione rappresenta il passo fondamentale per costruire una società capace di fare fronte a queste sfide. Per questo motivo anche le università italiane stanno implementando i corsi di data science. Si tratta di una nuova e interessante opportunità per tutti i neodiplomati. A Roma e Milano sono nati i primi corsi dedicati alla formazione del Data Scientist: una nuova figura professionale che, come certificato dal Rapporto BigData@MIUR, avrà un ruolo centrale nel mercato del lavoro dei prossimi anni.
Anche l’Università di Milano-Bicocca ha di recente istituito un corso di laurea in big data. Ed è proprio in Lombardia che, secondo una ricerca del CRISP (Centro di ricerca interuniversitario per i servizi di pubblica utilità), si concentra il 50% delle richieste di di Data Scientist. Questo Corso di Laurea, che ha una parte svolta in lingua inglese per attrarre studenti stranieri e per favorire le esperienze Erasmus, prevede due possibili percorsi: uno con l’obiettivo di formare Business Data Scientist che si occupino di estrarre dai dati valore economico per le aziende, uno con l’obiettivo di formare Analytical Data Scientist che conoscano a fondo le tecniche di analisi.
Se da un lato l’impatto dell’innovazione tecnologica nel mondo del lavoro desta preoccupazioni in chi teme che questo possa contribuire alla riduzione dei posti di lavoro, dall’altro non dobbiamo dimenticare che l’analisi dei dati raccolti da computer e robot non può prescindere dall’interpretazione che solo gli esseri umani possono darne.
Carburanti Solari
Un carburante pulito, disponibile in grande abbondanza, prodotto a partire da acqua e luce solare. Sembra anche troppo bello per esistere davvero. Eppure, grazie al lavoro di un team di scienziati statunitensi, potrebbe presto diventare realtà. Da tempo i ricercatori di tutto il mondo stanno lavorando per individuare una tecnica innovativa per trasformare l’acqua nel carburante del futuro. Dopo varie sperimentazioni, l’équipe di scienziati del California Institute of Technology è ora vicina alla soluzione.
Sfruttando le capacità del cervello elettronico del NERSC – National Energy Research Scientific Computing Center, in poco meno di due anni, alcuni ricercatori sono riusciti a raddoppiare il numero di materiali noti nella sintesi di carburanti solari sintetizzati a partire da acqua, luce solare e anidride carbonica.
Si tratta di un importante passo avanti per l’utilizzo di risorse energetiche alternative meno costose, più sostenibili pulite e potenzialmente infinite nella produzione dei carburanti.
Fino a questo momento l’utilizzo dell’acqua era stato problematico a causa della difficoltà legata alla scissione delle molecole composte da un atomo di ossigeno e due di idrogeno. La vera spinta in avanti è arrivata grazie al metodo produttivo messo a punto dal team di ricerca statunitense che ha individuato un catalizzatore in grado di facilitare questa divisione. Il ruolo di catalizzatori è affidato a materiali efficienti e a basso costo, noti come fotoanodi, che sono in grado di scindere le molecole di H2O utilizzando la luce visibile come fonte di energia.
Nel corso degli ultimi quattro decenni, la ricerca mondiale aveva identificato solo 16 possibili fotoanodi. Integrando la teoria agli esperimenti noti attraverso i calcoli del super computer del NERSC, gli scienziati del California Institute of Technology sono riusciti a scoprire dodici promettenti nuovi fotoanodi.
A rendere questa ricerca particolarmente interessante è l’approccio con cui è stata realizzata: non ci si è basati su un metodo di tipo empirico ma, testando le proprietà di ogni singolo materiale disponibile, è stato passato al setaccio un database contenente le caratteristiche di vari materiali, fino a quando non sono stati individuati quelli potenzialmente più adatti. Solo successivamente si è passati alla fase di test in laboratorio.
Sulle ali del riciclo
Gusci d’uovo, residui di caffè, materassi usati. Ogni giorno tonnellate di rifiuti vengono scaricate nelle vasche delle discariche di tutto il mondo, dove si conclude il loro ciclo di vita. La sfida è trovare un modo per evitare che questo succeda, trovando un modo per riutilizzarli. È quello che sta succedendo con i biocarburanti per aerei: un’idea innovativa che, allo stesso tempo, contribuisce a risolvere il problema dei rifiuti e aiuta a ridurre le emissioni inquinanti. Quando si dice due soluzioni al prezzo di una.
Qualcosa di interessante sta accadendo in Nevada, dove un gruppo di investitori privati e il governo federale stanno finanziando un progetto ambizioso, nato con l’obiettivo di trasformare rifiuti domestici in biocarburante per aeroplani.
I rifiuti, due ore dopo il loro arrivo nelle discariche, vengono trasportati nelle bioraffinerie, gassificati e trasformati in biocarburante per areoplani. I biocarburanti per aerei si stanno diffondendo a macchia d’olio. Il primo aereo a reazione che si è innalzato in volo grazie a biocarburanti è stato l’Aero L-39 Albatros, un velivolo militare che non ha avuto bisogno di subire alcuna modifica alle componenti meccaniche. Era il lontano 2007.
Anche in ambito civile i biocarburanti per aerei non sono una novità. A lanciare i primi voli per civili alimentati in questo modo è stata Lufthansa subito seguita da altri grandi di settore. L’aereo impiegato per i voli alimentati da biocarburanti è l’Airbus A321 che, in soli sei mesi, è riuscito a risparmiare all’atmosfera 1.471 tonnellate di CO2 con la sola tratta Amburgo-Francoforte.
La British Airways ha già commissionato centinaia di galloni di carburante ai rifiuti per un valore di oltre 363 milioni di euro. Il prezzo per far volare i suoi aerei sarà decisamente più basso, dal momento che la spazzatura, come materia prima per produrre carburante, è decisamente più economica del greggio e non sottrae terreni all’agricoltura come molte biomasse per la produzione di biocarburanti.
On Wings of Waste, letteralmente sulle ali dei rifiuti, è invece il nome di un progetto che ha impegnato per quattro anni l’ambientalista inglese Jeremy Roswell. Il risultato però è notevole: un Vans RV9a, aereo da turismo biposto ad elica, ha percorso gli oltre 800 chilometri che separano Sidney da Melbourne alimentato da un particolare biocarburante derivato dal riprocessamento della plastica recuperata dagli oceani, processo di cui si è occupata l’azienda Plastic Energy di Londra. Il World Economic Forum stima che, da qui fino al 2050, i rifiuti plastici dispersi in mari e oceani supereranno in peso tutti i pesci viventi. L’idea è quindi di recuperare la maggior parte di quella plastica, impiegandola come carburante.
Alberi biomimetici
I soldi non crescono sugli alberi, ma forse potrà farlo l’elettricità. Nel 2007 Eric Henderson, biologo molecolare all’Università statunitense dell’Iowa, ha ideato un innovativo sistema biomimetico per la produzione di energia elettrica. L’intuizione l’ha avuta osservando le foglie di un albero che ondeggiavano dopo una raffica di vento. «Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già inventata», diceva Albert Einstein ed è proprio questo principio a guidare le ricerche nel campo della biomimetica. Questa è infatti la scienza che si occupa dello studio del trasferimento di processi biologici dal mondo naturale a quello artificiale. L’uomo, in pratica, si ispira alla natura e mimandola trova soluzioni ai più svariati problemi.
Il dispositivo progettato da Henderson insieme a due suoi colleghi ricercatori imita i rami e le foglie di un pioppo. È costituito da un traliccio metallico al quale sono appesi una dozzina di pezzi di plastica: se una corrente d’aria li muove, questi cominciano a oscillare rilasciando energia.
Al momento questo innovativo concept non ha le potenzialità per arrivare a rimpiazzare le turbine eoliche, ma potrebbe segnare l’avvio di un mercato di nicchia per piccole macchine visivamente discrete che trasformano il vento in energia. La scommessa degli scienziati per il futuro è partire da questi piccoli congegni per arrivare a costruire degli alberi biomimetici: dispositivi con decine di migliaia di foglie, ognuna in grado di convertire energia eolica in energia elettrica. Se la ricerca arriverà a questo punto, sarà possibile sfruttarli per produrre abbastanza energia da alimentare gli elettrodomestici. Gli alberi biomimetici, inoltre, potrebbero diventare un mercato per chi vuole avere la capacità di produrre quantità limitate di energia senza la necessità di avere torri o le turbine alte e invadenti.
Un bell’esempio, sulla stessa lunghezza d’onda dell’innovazione proposta dal team dell’università dell’Iowa, arriva da Parigi, dove un progetto – sviluppato dallo studio New Wind specializzato in soluzioni innovative per il settore energetico – ha portato in Place de La Concorde, a Parigi, l’Albero a Vento: un dispositivo in grado di generare energia dalle foglie che si comportano come tante mini turbine eoliche. Perfettamente integrato nel paesaggio, nulla della tecnologia di questo dispositivo disturba la bellezza della piazza ai piedi degli Champs-Élysées. Tutto è invisibile: senza cavi o generatori apparenti, il sistema è integrato nei rami e nel tronco della struttura, che ricorda in tutto e per tutto un albero.