Arrivano le Pale Eoliche a Sant’Egidio?
Un nuovo progetto per la messa in opera di due pale eoliche, da 400 KW cadauna, per la produzione di energia elettrica mediante lo sfruttamento del vento in Località la Croce di Sant’Egidio a Cortona, è stato presentato in questi giorni presso l’ufficio Ambiente della Provincia di Arezzo competente al rilascio della necessaria autorizzazione.
Il mini impianto potrebbe produrre energia elettrica sufficiente per il fabbisogno di oltre 50 famiglie. Il progetto, se relizzato, contribuirebbe a diversifica ulteriormente l’offerta di energia elettrica prodotta mediante lo sfruttamento delle fonti rinnovabili e naturali nel comune di Cortona dopo la realizzazione dell’impianto fotovoltaico di Malalbergo.
Ancora difficoltà per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili?
La disciplina autorizzativa degli impianti a fonti rinnovabili della Regione Toscana è in parte incostituzionale, perché diverge da quella nazionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che con la sentenza n. 11 del 27 gennaio 2014. Infatti,a seguito del ricorso promosso dal Presidente del Consiglio nel febbraio dello scorso anno,laCorte si è espressa in merito alla legittimità costituzionale di alcuni degli articoli della legge della Regione Toscana 3 dicembre 2012, n. 69 (Legge di semplificazione dell’ordinamento regionale 2012). In particolare, a cadere nel vizio di incostituzionalità è anche un articolo, il 37, nella parte in cui modifica e l’art. 17 della legge della Regione Toscana 24 febbraio 2005, n. 39 Disposizioni in materia di energia, andando a individuare una serie di interventi concernenti l’installazione di impianti da fonti rinnovabili (solare termico e biomasse) per la produzione di energia elettrica e termica per i quali non era necessario il titolo abilitativo, essendo sufficiente la semplice comunicazione al Comune. Solare termico innanzitutto la Corte Costituzionale ha ritenuto illegittime le modifiche introdotte dall’art. 37 della legge reg. n. 69 del 2012 all’art. 17, comma 2, lettere a) e b), della legge reg. n. 39 del 2005, le quali prevedono che «Non necessitano di titolo abilitativo, ai sensi della presente legge e della L.R. n. 1/2005, i seguenti interventi laddove realizzati secondo le condizioni stabilite dal PAER e dai provvedimenti attuativi dello stesso:
a) l’installazione di pannelli solari termici di sviluppo uguale o inferiore a 20 metri quadrati;
b) l’installazione di pannelli solari termici per applicazioni nel settore florovivaistico».
La norma Regionale, di fatto, estendeva così per alcuni tipi di impianti un regime autorizzativo particolarmente semplificato, anche in casi in cui, invece, la la normativa nazionale prevedeva un regime più complesso (Decreto Legislativo n. 28 del 2011). Secondo la Corte, l’illegittimità risiede proprio nel fatto che la Regione “nell’estendere il regime semplificato della mera comunicazione ad interventi ulteriori rispetto a quelli previsti dalla normativa statale, ha violato il principio fondamentale nella materia dell’energia costituito dalla disciplina del regime dei titoli abilitativi dettata dall’art. 7 del d.lgs. n. 28 del 2011.” Biomasse L’altro aspetto riguarda sempre l’art. 37 della legge reg. n. 69 del 2012, laddove modifica l’art. 17, comma 2, lettera f), della legge reg. n. 39 del 2005. La norma regionale ha inserito alla lettera f) l’installazione di impianti di produzione energetica alimentati a biomassa fino a 0,5 megawat termici tra gli interventi che non necessitano di titolo abilitativo ai sensi della presente legge e della L.R. n. 1/2005, […] laddove [essi siano] realizzati secondo le condizioni stabilite dal PAER e dai provvedimenti attuativi dello stesso. Pertanto, mentre la normativa statale stabilisce che gli impianti alimentati da biomassa che hanno una capacità di generazione massima fino a 3.000 kWt sono assoggettati alla PAS (procedura abilitativa semplificata), la disposizione regionale invece assoggetta gli impianti, con capacità di produzione fino a 0,5 MWt (e cioè 500 kWt) ad un regime diverso rispetto a quello previsto dalle disposizioni statali, richiedendo per la loro realizzazione la semplice comunicazione. Tale intervento regionale contrasta, quindi, con quanto previsto dall’art. 6, comma 11, del d.lgs. n. 28 del 2011, che consente alle Regioni di estendere il regime semplificato soltanto limitatamente agli impianti con potenza nominale fino a 50 kW. In sostanza la Regione avrebbe esteso il regime autorizzativo semplificato oltre il limite massimo consentito.
Il Protocollo d’intesa unisce la Regione alla Rete geotermica, network d’imprese locali
La geotermia continua ad avanzare nella Regione che gli ha dato il battesimo industriale più di cento anni fa e, dopo le rassicurazioni ambientali ricevute con la sentenza riguardante la centrale Enel di Bagnore 4, inizia ora a scriversi un nuovo capitolo nella produzione di energia geotermica. Oggi la Regione Toscana ha firmato il Protocollo d’intesa insieme alla Rete Geotermica (RG), il network di imprese che si è costituito nell’ottobre scorso e di cui fa parte la grande maggioranza degli operatori attualmente titolari di permessi di ricerca in Toscana e soggetti industriali della filiera della geotermia.
Come va l’Eolico?
Che il 2013 non fosse stato un anno particolarmente propizio per l’eolico nel nostro paese lo si sapeva. I nuovi meccanismi di incentivazione del sistema delle aste e dei registri, più complessi e meno premianti rispetto ai precedenti, avevano infatti già suscitato molte perplessità e timori da parte delle Associazioni, creando una forte discontinuità con il passato e una notevole incertezza nel futuro. Ora però i dati pubblicati da Coordinamento FREE, ANEV e assoRinnovabili certificano le dimensioni della debacle: nel 2013 sono stati installati poco meno di 450 MW di nuovi impianti eolici, con un calo del 65% rispetto all’anno precedente, quando ne furono installati ben 1.273. Complessivamente la potenza installata in Italia sale comunque alla rispettabile cifra di a 8.551 MW, ma per la prima volta dopo un triennio (dal 2010 al 2012), in cui si viaggiava al ritmo di oltre 1 GW annuo di nuove installazioni, si registra un preoccupante rallentamento. Il settore del minieolico, nel suo piccolo, ha raggiunto quota 20 MW installati, con un trend positivo, ma ancora non all’altezza delle aspettative. Secondo le Associazioni, i dati allarmanti confermano in maniera non più discutibile «l’inadeguatezza dei sistemi vigenti e la necessità di un tempestivo intervento del Governo per evitare che il settore eolico possa subire un ulteriore colpo. Il settore eolico ha dimostrato in questi anni di avere enormi potenzialità – diventando anche un esportatore di tecnologia – e determinando, crescita economica, occupazionale (creando un’industria solida, con oltre 30.000 addetti) oltre ad apportare significativi benefici ambientali». Nel 2013, secondo i dati pubblicati da Terna l’eolico in Italia ha generato quasi 15 mila GWh di energia elettrica, pari al 4,7% della richiesta complessiva di elettricità in Italia, mentre nel 2012 l’eolico produceva 13,3 mila GWh, pari al 4,1% della domanda. Come dire che oggi una lampadina ogni venti che sono accese in Italia è illuminata con la sola energia del vento. Ma i margini di sviluppo sarebbero ancora ampli. Nonostante ciò, la crisi ha segnato pesantemente il settore e si stima che si siano persi oltre 10.000 occupati (ultimo e particolarmente drammatico il caso della Vestas di Taranto). Anche per questo il Governo, secondo le Associazioni, dovrebbe prendere immediatamente atto del blocco del settore, «intervenendo al più presto con politiche mirate che spostino gli incentivi dalla bolletta a meccanismi fiscali, definendo, inoltre, il quadro regolatorio post 2015 per consentire la sopravvivenza di un settore strategico per la green economy«.
L’Unione Europea impone una dubbia riduzione del gas serra
Abbattimento del 40% (rispetto al 1990) dei gas serra, obbligo Ue di rinnovabili al 27% ma senza target nazionali, più efficienza energetica dentro i Piani energetici degli Stati membri. Sono questi i cardini del quadro Ue su energia e clima approvato dalla Commissione il 22 gennaio 2014. Riduzione dei gas serra: la Commissione spinge per l’impegno a realizzare una riduzione del 40% (al 2012 è stato già raggiunto il 18%) rispetto al 1990. Sul fronte “energie rinnovabili” la Commissione punta all’obiettivo del 27% al 2030 ma a livello Ue, non imponendo singoli obiettivi nazionali agli Stati, liberi di regolarsi autonomamente entro gli obiettivi europei attraverso un nuovo sistema di governance basato su “Piani nazionali per un’energia competitiva, sicura e sostenibile”. In pratica, i Piani energetici nazionali saranno coordinati a livello Ue per consentire il raggiungimento degli obiettivi. Il quadro 2030 si basa sugli attuali obiettivi 2020 del pacchetto “Clima ed energia” e su quelli della tabella di marcia della Commissione per l’energia e per un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio per il 2050 (risoluzione Parlamento Ue 13 marzo 2013).
Tar Toscana, nessun limite al Mtbe nelle acque ?
Le P.a. non possono integrare i limiti previsti dalle normative in materia di bonifica per quanto riguarda il metil terbutil etere (in sigla Mtbe), parametro non univocamente caratterizzato da idoneità lesiva per la salute umana. Il Tar Toscana (sentenza 1617/2013) ha così annullato un’ordinanza comunale che imponeva di considerare, in sede di indagini sulla possibile contaminazione di un sito, un limite del Mtbe nelle acque di falda pari a 40 μg/l, composto organico di sintesi assente dalle tabelle in materia di bonifiche del Dm 471/1999 e del Dlgs 152/2006, e per questo non “imponibile” dalla P.a., almeno secondo la Giurisprudenza maggioritaria cd. “di metodo”. Entrando poi “nel merito” della questione, il Tar ricorda come lo stesso Istituto superiore di sanità (Iss) che nel 2001 aveva assimilato a livello tossicologico l’Mtbe agli idrocarburi totali, indicando un valore limite di 10 µg/l per le acque sotterranee, sia poi tornato sui propri passi cinque anni dopo con un parere dove suggerisce, invece, di determinare i limiti a livello “olfattivo” (con un range tra 20 e 40 µg/l). Pur rispettando tali ultime indicazioni, l’ordinanza è comunque illegittima perché “del tutto identica appare, infatti, la già rilevata impossibilità di integrare i limiti previsti dalle fonti normative in materia, con riferimento ad un parametro non univocamente caratterizzato da idoneità lesiva per la salute umana”.
La Toscana fra le prime tre regioni italiane nel recupero di Raee
Sono 70.400 le tonnellate di Raee (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) trattati nel 2013 da Ecodom, il Consorzio Italiano per il Recupero e il Riciclaggio degli Elettrodomestici. Nell’anno appena concluso sono state riciclate 43.723 tonnellate di ferro, 1.684 di alluminio, 1.974 di rame e 6.840 di plastica. Inoltre, il corretto smaltimento delle sostanze inquinanti contenute nei Raee (come i gas CFC e HCFC) ha permesso una riduzione delle emissioni nell’atmosfera di 760.000 tonnellate di anidride carbonica (CO2). I Raee gestiti nel 2013 da Ecodom rappresentano circa il 32% dei Raee complessivamente raccolti in Italia. Fra le regioni italiane più virtuose spicca la Toscana che, con le sue 7.127 tonnellate di Raee gestiti, pari a 6.468.000 kWh di energia risparmiata e 60.060 tonnellate di CO2 non immesse nell’atmosfera, si piazza al secondo posto nella speciale graduatoria stilata da Ecodom. La Lombardia si conferma ancora una volta la a regione più virtuosa: 13.772 le tonnellate di apparecchiature trattate, con 13.378.000 kWh di energia risparmiata e 132.000 tonnellate di CO2 non immesse nell’atmosfera. I dati 2013 evidenziano una lieve flessione della quantità totale dei Raee gestiti rispetto al 2012, con un calo dell’1,5% circa, ma il beneficio ambientale derivante dal trattamento dei rifiuti resta comunque evidente: oltre alla già citata riduzione della quantità di CO2 immessa in atmosfera, le materie prime seconde (ferro, alluminio, rame e plastica) ottenute dal riciclo delle 70.400 tonnellate di elettrodomestici trattati hanno consentito, nel 2013, un risparmio di oltre 73.000.000 kWh di energia elettrica rispetto a quanto necessario per estrarre materiale vergine. Il risultato finale del processo di trattamento dei Raee è, infatti, il recupero delle materie prime che costituiscono i diversi apparecchi: basti pensare che da un solo frigorifero si possono recuperare circa 28 kg di ferro, 6 kg di plastica e oltre 3 kg tra rame e alluminio.
Ecco la batteria allo zucchero per i cellulari e i tablet di domani
Gli scienziati del Virginia Tech hanno sviluppato una batteria ad alta energia che funziona a zucchero, e che – promettono i ricercatori – entro tre anni potrebbe già essere utilizzata per alimentare i gadget dell’elettronica da consumo. Infatti, secondo Percival Zhang, professore associato di ingegneria dei sistemi biologici al Virginia Tech, questa nuova batteria riutilizzabile e biodegradabile sarebbe anche più economica del tipo convenzionale. Lo zucchero è un composto perfetto per l’accumulo di energia in natura – spiega Zhang – Quindi è logico che cerchiamo di sfruttare questo potere naturale per una modalità environmentally friendly di produrre una batteria. Il team del Virginia Tech evidenzia che come tutte le celle a combustibile, la batteria a zucchero combina il carburante – in questo caso la maltodestrina, un polisaccaride ottenuto dall’idrolisi parziale dell’amido – con l’aria per produrre elettricità e acqua come principale sottoprodotto. Rilasciano tutte le cariche degli elettroni stoccate nella soluzione di zucchero lentamente, passo-passo mediante una cascata di enzimi. Diversamente dalle celle a combustibile a idrogeno e da quelle a metanolo, la “fuel sugar solution” non è né esplosiva né infiammabile ed ha una maggiore densità di stoccaggio di energia. Gli enzimi e i combustibili impiegati per costruire il dispositivo sono biodegradabili. La batteria è ricaricabile e lo zucchero può essere aggiunto ogni tanto come se si riempisse una cartuccia di inchiostro per una stampante.
La Toscana ha un nuovo parco eolico, potrà soddisfare il fabbisogno di 760 famiglie
Come previsto da cronoprogramma, non appena terminati i lavori di allestimento e assemblaggio, il parco eolico della Crocina (comune aretino di Talla) ha iniziato a produrre energia pulita.Secondo una stima, l’energia elettrica ceduta alla rete elettrica nazionale sarà di circa 1.600.000 kWh/anno, pari al fabbisogno medio annuale di circa 760 famiglie (utenze domestiche). Ad occuparsi del montaggio delle torri è stata una squadra di tecnici di Sienambiente appositamente formata e proveniente dall’impianto di compostaggio di Abbadia San Salvatore attualmente chiuso per attività di parziale ristrutturazione. Al personale di Sienambiente è stata inoltre affidata anche la manutenzione dell’intero impianto costituito da 4 aerogeneratori prodotti dall’azienda francese Vergnet che rientrano nella categoria “mini eolico” e che possono vantare un contenuto impatto ambientale e paesaggistico. Il progetto per lo sviluppo dell’energia rinnovabile di Talla è stato condiviso da Csai, Sta, Bioecologia e Sienambiente.
Commento Finale
Chi mi conosce sa che da sempre sono un ambientalista convinto ma, forse perché comincio ad invecchiare, non capisco coloro che continuano ostinatamente a pensare che la Sinistra, rossa o tinta di verde, o ancor meglio rosso/verde, sia un ferrovecchio della storia non più necessario per questa società moderna. Basterebbe che questi signori leggessero, nel giusto modo, quello che ogni giorno accade di terribile ed ingiusto nel mondo sullo sfruttamento dell’uomo, della natura e nella rapina e spreco delle risorse, nelle fabbriche lager dell’Asia e in quelle a stipendi dimezzati del Friuli o delocalizzate nell’est Europa post-comunista. Spero di poter continuare a sognare, insieme ad altri, alle persone giuste di sinistra e non che difendono l’ambiente, la salute e la dignità dell’uomo, per un mondo migliore e diverso, che è possibile e che possiamo costruire insieme senza guardare al colore, alla gradazione di rosso o di verde, delle nostre bandiere. Ma possiamo farlo solo se ci liberiamo dalle catene della divisione, se ognuno di noi costruisce un pezzetto di alternativa.