A proposito di spandimento dei fanghi provenienti da depurazione in aree agricole
Dopo le tante polemiche che si sono verificate, anche nel nostro territorio, negli ultimi anni finalmente tutti i dati relativi alle aggregazioni di particelle catastali sui quali è autorizzato lo spandimento dei fanghi prodotti dagli impianti di depurazione sono reperibili sul sito regionale di Arpat. Le informazioni disponibili sono derivate dalle autorizzazioni rilasciate dagli enti competenti, archiviate nel sistema informativo WebImpianti.
È possibile scaricare i dati in formato CSV (testo delimitato), tabella HTML, JSON, GML ed è anche disponibile una mappa delle aree della Toscana sulle quali è autorizzato lo spandimento dei fanghi prodotti dagli impianti di depurazione.
La Provincia di Arezzo al 1° Posto nelle rinnovabili
A dirlo sono i dati resi noti da Enel Infrastrutture e Reti Toscana ed Umbria. La provincia di Arezzo si conferma la più virtuosa in materia di rinnovabili. Il territorio aretino si è arricchito do 1.010 impianti per la produzione di energia elettrica che sfruttano le fonti rinnovabili capaci di produrre oltre 10 MW di energia.
La “Famiglia Riciclabili” diventa sempre più numerosa
Dal 1° gennaio 2014, infatti, le grucce in plastica devono essere raccolte insieme agli altri imballaggi in plastica, anche se hanno il gancio in metallo, mentre le grucce in metallo (quelle in “filo di ferro” generalmente utilizzate da lavanderie e stirerie) si raccolgono insieme agli altri imballaggi di alluminio e acciaio. La novità, promossa dal CONAI per rispettare le nuove direttive europee in materia, riguarda solo le grucce acquistate insieme agli indumenti e non quelle che si comprano separatamente. Se la raccolta cambia, la notizia deve girare! Il mondo del riciclo è sempre in movimento, prima delle grucce anche i piatti e i bicchieri di plastica hanno cambiato “casa” di recente: se si vogliono ottenere buoni risultati nella raccolta differenziata, i cittadini che si impegnano nel separare i rifiuti devono essere sempre aggiornati.
A Napoli parte in via sperimentale un sistema di controllo delle deiezioni canine
Si farà analizzando il DNA delle cacche dei cani per combattere l’imbrattamento del suolo pubblico. A Napoli si è aperta una vera e propria caccia alle cacche di cane. Per ora solo in un quartiere, al Vomero-Arenella e in via sperimentale si userà il DNA ottenuto da test ematici al cane per risalire dalle cacche alle identità dei cani e fino al proprietario dell’animale che davanti a un simile riscontro non potrà contestare. Il reato è omissione di raccolta delle deiezioni. La notizia viene diffusa attraverso l’ordinanza Sindacale n° 1705 che obbliga i proprietari di cani che risiedono o dimorano nel quartiere Vomero-Arenella a sottoporre gratuitamente i loro animali al prelievo di sangue per mappare il DNA e per cui però saranno anche rilasciati gratuitamente altri test. Multe sono previste per chi non fa effettuare le analisi al cane sono previste multe dai 25 euro a 154 euro e saranno fatte verifiche in merito. Con il DNA dei cani sarà costruita una banca dati e servirà per comparare il DNA rilevato dagli escrementi risalendo così all’identificazione del proprietario. A Napoli forse si è esagerato ma, forse, anche i nostri bellissimi centri storici avrebbero bisogno di provvedimenti analoghi visto che il vertiginoso aumento della popolazione canina contribuisce ad incrementare l’abbandono di deiezioni al suolo fastidiose per i cittadini e per i numerosi turisti che li frequentano.
Premio Città-Futuro
La sostenibilità come stile di vita. Il Comitato Organizzatore Volla Music Festival, editore di NeWage, presenta “Inventa la tua città ecocompatibile – La sostenibilità come stile. Premio Città – Futuro” I edizione. La prima edizione della manifestazione “Inventa la tua città ecocompatibile – La sostenibilità come stile. Premio Città – Futuro” si pone l’obiettivo di raccontare ed immaginare le nostre metropoli, tra un presente di criticità ambientale ed un futuro a misura d’uomo attraverso pittura, scultura, fotografia, audiovisivi, opere letterarie e altro ancora. L’iniziativa, organizzata in collaborazione con la Fondazione Idis – Città della Scienza, che ospiterà tutti gli eventi della manifestazione, intende, inoltre, promuovere una raccolta fondi per collaborare alla ricostruzione della struttura. Queste le Sezioni del concorso: Pittura, Scultura, Fotografia, Cortometraggi, Opere letterarie (poesie/liriche; fiabe/favole; racconti brevi), Opere teatrali, Opere musicali, Design e altro (vignette, caricature, ritratti, disegni), Food&Beverage, Sviluppo Architettonico Sostenibile. Sono invitati a partecipare: alunni di scuola elementare, coordinati da un maestro o responsabile del progetto; studenti di scuola media inferiore, coordinati da un docente o responsabile del progetto; studenti di scuola media superiore, singolarmente o coordinati da un insegnante – tutor; esperti di settore, professionisti e non. Gli interessati possono inviare i loro elaborati da oggi e fino alle ore 20.00 del 30 settembre 2014. Farà fede il timbro postale. I partecipanti devono compilare una scheda facendone richiesta via e-mail a redazionenewage@gmail.com, pena l’esclusione dal concorso.
I cinque alimenti a sorpresa che stanno uccidendo il pianeta
Presentando la ricerca “Five Foods That Are Killing the Planet” (i cinque alimenti che stanno uccidendo il pianeta) di Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista americana, Avital Andrews avverte: «Smettete subito di leggere se non potete vivere senza Quarter Pounders (hamburger), dolci confezionati o costoso sushi ». Per mettere all’indice il primo dei cibi killer del Pianeta Sierra Club lascia parlare il critico gastronomico e vincitore del Premio Pulitzer Jonathan Gold, che ammonisce: «La gente deve smettere di mangiare Tonno rosso. Punto. Sarà difficile perché il tonno rosso è insolitamente delizioso e tende ad essere servito nei sushi bar di alta classe… dove la moda è dire “omakase” e sottomettersi al volere dello chef, ma il numero di questi magnifici pesci sta scendendo velocemente. Se non smettiamo di mangiarli adesso, smetteremo comunque tra pochi anni perché non ci saranno più». Il fondatore del Blue Ocean Institute aggiunge: «Dato che sono longevi, le popolazioni di tonno rosso non reggono bene alla pesante pressione della pesca è per questo che sono così esauriti. Tutto questo è troppo triste per mangiarli. Inoltre, i grandi pesci sono ricchi di mercurio». Sierra Club suggerisce di non contribuire al disastro degli stock di tonno rosso, sovra-sfruttati al 96%, mangiandosi un rotolino di sushi vegetariano. Al secondo posto della lista degli alimenti con il maggior impatto ambientale c’è il caffè “convenzionale”. Secondo Stephen Madigosky, un professore di scienze ambientali della Widener University, sottolinea che «Nasce dalla manipolazione di questa pianta amante dell’ombra in una che cresce in pieno sole e richiede un utilizzo sostanzioso di erbicidi, pesticidi, fungicidi e fertilizzanti. Foreste biologicamente ricche vengono liquidate a favore di coltivazioni di caffè, che devastano le specie tropicali, soprattutto gli uccelli migratori. Ordinate java biologico per tagliare i pesticidi, e scegliete quello shade-grown per proteggere la biodiversità della foresta pluviale». Marc Lash, ambasciatore della sostenibilità di Frontstreet Facility Solutions, sottolinea che è il modo di prendere il caffè che fa la differenza: «A Starbucks, una black cup di caffè ha una impronta di carbonio di circa 30 grammi, mentre un “venti caramel latte” ne ha una di circa 420 grammi». Al terzo posto ci sono gli hamburger e Logan Strenchock, sustainability officer della Central European University, non ha dubbi: «Gli hamburger economici sono killer ambientali». Nutrire le mucche per trasformarle in fabbriche di carne, spesso significa abbattere delle foreste tropicali per sostituirle con campi di mais e soia geneticamente modificati, che necessitano di pesticidi che inquinano l’acqua. «Ci vogliono da 4,5 a più di 6 kg di alimenti a base di cereali per mucca per ottenere 1 Kg di carne – dice Strenchock – Una volta macellata, la carne deve essere mantenuta al freddo, il che consuma enormi quantità di energia». Il consiglio di Andrews è: «Se dovete mangiare una mucca morta, mangiatene una nutrita con l’erba, ma anche allora, prendere in considerazione queste parole di Mary O’Brien, che dirige il Programma Utah foreste per il Grand Canyon fiducia: “Negli Stati Uniti occidentali, i bovini hanno il singolo maggior impatto pervasivo sui terreni pubblici, riducendo la biodiversità autoctona, aumentando gli invasivi esotici, deviando l’acqua, incrostando i ruscelli, e denudando il suolo”». Al quarto posto Sierra Club mette il mais geneticamente modificato e Douglas Fox, professore di agricoltura sostenibile all’Unity College, spiega che «Viola molti limiti della sostenibilità, distruggendo habitat, spezzando i cicli dei nutrienti, impoverendo i terreni, inquinando acqua e aria, contaminando le varietà di mais autoctone, e così via». Terry Walters, autore di “Clean Food” concorda e aggiunge che «Queste monocolture mettono la nostra popolazione di api a rischio e stanno creando dei super-nocivi aggiunge che il prodotto nocivo del mais, lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, chiede un tributo enorme alla terra, nel tempo richiede sempre più pesticidi e fertilizzanti, via via che il suolo viene impoverito e richiede una lavorazione intensiva». Lee Greene, che gestisce la Scrumptious Pantry, un’azienda che produce cibo di qualità, aggiunge che basandosi sulle colture Ogm «Si continuerà a ridurre drasticamente la biodiversità ed a portare la frutta e la verdura tradizionali all’estinzione». Quinto ma non ultimo viene l’olio di palma, «Una delle maggiori cause della distruzione della foresta pluviale», dice Laurel Sutherlin, un portavoce di Rainforest Action Network (Ran). Secondo Ran Usa, negli ultimi 10 anni l’utilizzo dell’olio di palma è aumentato del 500% ed ora è presente in circa la metà di tutti gli alimenti confezionati. Christy Wilhelmi, autore di “Gardening for Geeks”, sottolinea che «Questo olio può essere prodotto solo nelle zone tropicali, così enormi distese di foresta pluviale vergine in Indonesia e Malaysia sono stati abbattute dai bulldozer per piantare nuove palme. Sono stati già bruciati 8 milioni di acri e, di conseguenza, l’orango è in via di estinzione». In Indonesia, le emissioni di CO2 legate alla deforestazione la maggior parte delle quali provengono dall’espansione delle piantagioni di palma, superano la quantità di inquinamento provocato da tutte le automobili, camion, aerei e navi degli Stati Uniti. Sierra Club consiglia: «Per evitare l’olio di palma, bisogna leggere gli ingredienti sui prodotti confezionati, in particolare biscotti, cracker, e noodle soups istantanee».
Scadenze Legali
Il Dpcm 12 dicembre 2013, recante approvazione del Modello unico ambientale (Mud) 2014, dichiarazione ambientale sui rifiuti gestiti nel corso del 2013 che i soggetti obbligati dovranno presentare entro il 30 aprile 2014. Per un’analisi puntuale delle numerose novità si rimanda allo “Speciale Mud 2014”.
Si avvicina nel frattempo la partenza della “fase 2” del Sistri, prevista il 3 marzo prossimo, a partire dalla quale il nuovo sistema informatico di controllo dei rifiuti diventerà operativo anche per i produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi. Si ricorda a tal proposito che è disponibile online l’Ebook “Sistri, come fare (Edizione Novembre/Dicembre 2013)”, la snella guida in formato elettronico sul nuovo sistema di controllo informatico dei rifiuti, pubblicata a cura della Redazione normativa di Edizioni Ambiente.
Sulla Guue del 9 gennaio 2014 hanno trovato spazio ben 16 direttive della Commissione europea di modifica della direttiva “Aee” 2011/65/Ue, che introducono altrettante deroghe alle limitazioni d’uso delle sostanze pericolose dalla stessa previste. Gli Stati membri hanno tempo fino al 29 luglio 2014 per adeguarsi a tutte le novità.
In relazione al trasporto degli imballaggi vuoti contaminati, si segnala l’accordo “M268” per il trasporto delle merci pericolose (Adr). Dal Conai (Consorzio nazionale imballaggi) è arrivata la nuova Guida al contributo 2014.
Con il Dl “Milleproroghe” di fine anno (Dl 150/2013) il Governo ha nuovamente rinviato l’entrata in vigore del divieto di stoccare in discarica rifiuti con potere calorifico inferiore (Pci) maggiore di 13mila kJ/kg. Con la legge “Stabilità 2014” (legge 147/2013) è stata cancellata la Tares, tassa rifiuti e servizi entrata in vigore all’inizio del 2013, che cede il passo alla Tari, la nuova tassa destinata a coprire il servizio raccolta e smaltimento rifiuti.
Da Bruxelles è arrivato il “Life 2014-2020”, la nuova versione dello storico programma Ue di incentivazione delle politiche per la tutela dell’ambiente e del territorio.
Novità Ue sono poi giunte per quel che riguarda il settore energetico, con le nuove regole per la progettazione ecocompatibile dei motori elettrici (regolamento 4/2014/Ue), e in ambito Ecolabel, con i nuovi criteri ecologici per gli apparecchi di riproduzione immagini (decisione 2013/806/Ce) e la proroga dei criteri già vigenti per saponi, shampoo e balsami (decisione 2013/793/Ue). Con la decisione 1359/2013/Ue, inoltre, è arrivato il via libera al “backloading” delle quote di emissione dei gas climalteranti (“Emission trading”).
Si segnalano infine due nuove sentenze della Corte di Giustizia Ue in materia di gestione dei rifiuti. Nella prima (causa C-292/12), la Cge si è occupata di concessioni per la raccolta dei rifiuti urbani indifferenziati che obbligano a conferire presso un determinato impianto. Nella seconda il Giudice Ue esclude che un carico di gasolio accidentalmente contaminato, e quindi restituito dal cliente al fornitore, debba necessariamente essere considerato una spedizione di rifiuti (cause riunite C-241/12 e C-242/12).
Ci risiamo cone le coltivazioni Ogm: il Friuli Venezia Giulia spalanca le porte
Chiesta moratoria immediata e rispetto delle norme nazionali. La Direzione centrale per le attività produttive e le risorse agricole del Friuli Venezia Giulia ha avviato le consultazioni sul tema degli Ogm e Legambiente lancia l’allarme sui «possibili e irreversibili danni che la Regione, con la sua inerzia prima e con la sua proposta di regolamento ora, potrebbe arrecare al settore agricolo ma anche all’economia e alla sicurezza alimentare nazionale». Il Cigno Verde non fa sconti alla giunta di centro-sinistra di Debora Serracchiani: «Il Friuli Venezia Giulia spalanca le porte agli Ogm. Dopo le semine illegali e l’altrettanto illegale raccolto delle piante geneticamente modificate nel mese di ottobre, la Regione propone ora una bozza di documento sulla regolamentazione della coesistenza tra agricoltura tradizionale e geneticamente modificata che, di fatto, apre le porte alla contaminazione e quindi alla diffusione incontrollata degli Ogm in agricoltura, mettendo a rischio tutto il comparto agricolo italiano, finora votato alla qualità, alla tipicità e al biologico». Il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, ha sottolineato che «la giunta Serracchiani ha una enorme responsabilità, perché non solo ha permesso che fosse coltivato il mais transgenico non autorizzato ma non è intervenuta nemmeno successivamente applicando le norme nazionali che regolano l’immissione di Ogm. Nulla ha fatto nemmeno per gestire la raccolta di tale mais continuando a trascurare un tema delicatissimo per la sicurezza e l’economia del nostro Paese».
Ecco tutti i dati Enel delle rinnovabili in Toscana 2013
Nonostante le difficoltà del settore dovute al termine del periodo dei super-incentivi (ma soprattutto a causa della perenne incertezza al loro riguardo), le rinnovabili nel 2013 hanno continuato a correre in Toscana. Secondo i dati diffusi oggi da Enel per la nostra Regione negli ultimi dodici mesi sono stati quasi 6mila (5.915, per l’esattezza) i nuovi impianti a fonte rinnovabile connessi alla rete elettrica, con un contributo di altri 74,5 MW. Si tratta per la maggior parte di centrali di piccola taglia, dai 3 ai 20 kw, la cui quantità è pari a circa il 95% del totale delle attivazioni, ma non mancano impianti di potenza superiore da 1 MW fino a un massimo di 10,5 MW, corrispondenti al 5% come numero di allacci ma al 61% quanto a potenza installata.Tra questi nuovi impianti troneggia il fotovoltaico, con il 76% delle neonate connessioni, cui seguono a grande distanza l’eolico (15%), biomasse e biogas (5%), idraulica (3%) e geotermico (1%). Le province che nel 2013 hanno fatto registrare l’incremento maggiore, sia per numero di nuove connessioni alla rete che per potenza installata, sono quelle di Firenze e Arezzo, entrambe con circa 1.000 impianti e più di 10 MW di potenza. Massa ha un numero minore di impianti ma il maggiore aumento di potenza a livello regionale con 13,2 MW. Bene Pisa con 9,2 MW, Lucca con più di 6 MW, Siena con 5,5 MW e Prato con 5 MW, ma con circa 4 MW fanno registrare un aumento anche le altre province di Grosseto, Livorno e Pistoia. In totale, grazie all’energia proveniente dalle rinnovabili e al lavoro svolto da Enel in fase di connessione, dal 2009 a oggi la Toscana si è arricchita di circa 700 MW di energie rinnovabili, in grado di coprire il fabbisogno energetico di oltre 300.000 famiglie, considerando il fatto che le energie rinnovabili non sono disponibili h24 ma solo con determinate condizioni atmosferiche legate al sole, al vento e all’acqua.
Non solo buone notizie per le rinnovabili in Toscana: riflettiamoci un momento
Dopo le buone nuove diffuse da Enel che confermavano l’arrivo in Toscana di quasi 6mila impianti a fonti rinnovabili installati sul territorio regionale nel corso del 2013, l’incertezza legislativa degli ultimi anni è diventata la regola per il settore e l’ha condannato a una brusca frenata dopo un’iniziale periodo d’idillio. Le scelte dell’Italia in materia di energia da fonti rinnovabili, negli ultimi anni, dimostrano un atteggiamento poco coerente, se non addirittura schizofrenico, che danneggia pesantemente lo sviluppo di questo settore nel nostro Paese. Ancora una volta, spiace notare che la riduzione della dipendenza economica ed energetica dal petrolio e la lotta all’inquinamento atmosferico non siano punti fermi della politica nazionale. Per il 2014, il Governo italiano ha scelto, infatti, di non concedere incentivi sulla vendita dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. Una volontà che, di fatto, vanifica i risultati positivi raggiunti nel settore ed arresta bruscamente il trend positivo nell’installazione d’impianti per l’autoconsumo. Gli importanti investimenti, pubblici e privati, che sono arrivati negli anni, oggi registrano una brusca contrazione con arresto della domanda, preoccupanti crisi aziendali ed occupazionali. Mi auguro che il Governo possa riconsiderare la propria posizione, valutando il rischio che corre il Paese in un periodo economico già molto delicato.
Intanto con la Legge di stabilità 2014 il governo cambia le detrazioni del 50% e del 65%
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge di stabilità 2014 (Legge 27 dicembre 2013, n. 147), sono finalmente arrivate le tanto attese proroghe delle detrazioni fiscali per ristrutturazioni e risparmio energetico. Con qualche sorpresa. Detrazione 65% (ex 55%) per interventi di efficienza energetica Come è noto, negli ultimi anni la scadenza delle detrazioni del 55% è stata più volte prorogata. L’ultimo intervento normativo era avvenuto con il Dl 4 giugno 2013, n. 63 (convertito con modifiche in Legge 90/2013), che oltre ad aver aumentato la percentuale detraibile dal 55% al 65% aveva anche stabilito un’ennesima proroga, al 31 dicembre 2013 (30 giugno 2014 per i condomini). Ora la legge di stabilità 2014 ha ulteriormente prorogato la scadenza della detrazione, con le seguenti modalità:
• detrazione pari al 65%, per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2014 (30 giugno 2015 per i condomini);
• detrazione pari al 50%, per le spese sostenute dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2015 (30 giugno 2016 per i condomini).
Detrazione 50% (ex 36%) per interventi di ristrutturazione.
Ricordiamo che a partire dal 26 giugno 2012, la percentuale del 36% per le ristrutturazioni era stata aumentata al 50%, con in più un importo massimo di spesa per ogni unità abitativa salito da 48.000 a 96.000 euro. Queste condizioni dovevano scadere nel giugno 2013, ma il Dl 4 giugno 2013, n. 63 (convertito con modifiche in Legge 90/2013), aveva aggiunto sei mesi di tempo (31 dicembre 2013) alla scadenza naturale.
Ora la legge di stabilità 2014 ha ulteriormente prorogato la scadenza della detrazione, con le seguenti modalità:
• detrazione pari al 50%, per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2014;
• detrazione pari al 40%, per le spese sostenute dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2015;
• detrazione pari al 36%, per le spese sostenute dal 1° gennaio 2016.
Detrazione 65% per interventi antisismici
Questo beneficio fiscale, che fa parte del pacchetto delle detrazioni 50% per le ristrutturazioni (non bisogna farsi ingannare dalla percentuale del 65%), è stato introdotto in fase di conversione del Dl 63/2013 nella Legge 90/2013.
La Legge di stabilità 2014 ne ha prorogato la scadenza (prevista per fine 2013) alle spese sostenute fino al 31 dicembre 2014 per interventi “relativi all’adozione di misure antisismiche con particolare riguardo all’esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica, in particolare sulle parti strutturali, per la redazione della documentazione obbligatoria atta a comprovare la sicurezza statica del patrimonio edilizio, nonché per la realizzazione degli interventi necessari al rilascio della suddetta documentazione.” Bonus mobili ed elettrodomestici: il Dl 4 giugno 2013 n. 63, convertito nella Legge 90/2013, aveva anche inserito tra le spese detraibili al 50% e fino al 31 dicembre 2013, anche quelle sostenute per “l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+, nonché A per i forni, per le apparecchiature per le quali sia prevista l’etichetta energetica, finalizzati all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione.”La Legge di stabilità 2014 ha prorogato di un anno (al 31 dicembre 2014) la scadenza di questo particolare Bonus del 50%, che – lo ricordiamo – va calcolato su un ammontare complessivo non superiore a 10.000 euro. E inoltre, rispetto alla versione del Bonus entrata in vigore col Dl 63/2013, la Legge di stabilità 2014 ha introdotto una importante precisazione. Viene infatti specificato che le spese sostenute per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici “non possono essere superiori a quelle sostenute per i lavori di ristrutturazione …”.Attenzione: il Dl 30 dicembre 2013, n. 151 (entrato in vigore oggi 31 dicembre) ha incredibilmente soppresso la frase sopra citata. Questo significa che il bonus rimane uguale a prima: quindi le spese sostenute per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici possono essere anche superiori a quelle sostenute per i lavori di ristrutturazione dell’immobile.