Slitta l’assemblea dell’ATO Rifiuti. L’assemblea dei comuni aderenti all’Ato Rifiuti Toscana Sud si terrà il giorno 29 Dicembre prossimo, una settiamna in più per i rappresentanti dei 106 comuni dell’ambito per riflettere sul da farsi, dopo lo scandalo che ha investito gli organi amministrativi dell’Ente, e soprattutto per predisporre e e discutere il Bilancio.
Inquinamento atmosferico, l’Ue adotta la nuova Direttiva sui limiti nazionali di emissioni
Ad accompagnare puntualmente gli ultimi giorni del 2016 è tornata in buona parte d’Italia quell’emergenza smog che aveva già caratterizzato – e in modo ancora più acuto – la fine dell’anno scorso. Poco vento e scarsa pioggia non riescono a lavare l’aria che respiriamo, accrescendo l’intensità dell’inquinamento atmosferico. Una costante emergenza che interventi-spot come i blocchi del traffico o le limitazioni nell’uso dei riscaldamenti possono lenire temporaneamente ma certo non curare. È questo il proposito che si pone invece la nuova direttiva sui limiti nazionali di emissione adottata ieri da Parlamento e Consiglio europeo, concludendo così l’iter burocratico (iniziato nel 2013) del programma “Aria pulita per l’Europa”, che ha aggiornato gli obiettivi in materia al 2030.
La nuova Direttiva sui limiti nazionali di emissioni (National emission ceilings – Nec) entrerà in vigore il 31 dicembre 2016, fissando soglie massime annue di emissione per ciascun paese Ue in relazione a cinque principali inquinanti atmosferici: particolato fine (PM2,5), anidride solforosa, ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici e ammoniaca. L’obiettivo dichiarato è quello – dichiarano dalla Commissione Ue – di dimezzare gli effetti negativi sulla salute (malattie respiratorie, decessi prematuri) dovuti all’inquinamento atmosferico entro il 2030. Raggiungere quest’obiettivo non sarà a costo zero, ma gli investimenti necessari – sottolineano dalla Commissione Ue – il loro costo sarà più che compensato dai benefici in termini di risparmi, soprattutto nel settore della sanità: le cifre in ballo sono infatti enormi, contando che la Banca mondiale stima in 5mila miliardi di dollari i costi annui legati all’inquinamento dell’aria a livello globale.
Le 80mila nuove sostanze chimiche immesse nell’ambiente e l’inquinamento delle nostre case
«Ogni persona trascorre l’80-90% della propria giornata all’interno di edifici, respirando circa 22.000 volte»
Tra il 1930 e il 2000 la produzione globale di sostanze chimiche prodotte dall’uomo è aumentata da 1 a 400 milioni di tonnellate l’anno, e negli ultimi 50 anni l’uomo ha immesso nell’ambiente circa 80 mila nuove sostanze chimiche». Questi dati, offerti dal presidente di Sima Onlus (la Società italiana di medicina ambientale) Alessandro Miani alla Camera dei Deputati, hanno rappresentato la fondamentale introduzione al decalogo “Indoor Air Quality” presentato in Parlamento per «proporre un’omogeneità di azioni a livello nazionale, i cui risultati potranno portare ad appropriate strategie di sanità pubblica» diminuendo l’inquinamento atmosferico indoor; ovvero, quello presente all’interno delle nostre case e uffici, del quale non sempre siamo consapevoli ma che (secondo stime Oms) provoca ogni anno 4,3 milioni di decessi prematuri nel mondo. L’aria interna – spiegano dalla Sima – è fondamentalmente la stessa di quella esterna, ma cambiano quantità e tipi di contaminanti. I principali inquinanti dell’aria indoor, agenti chimico-fisici (gas di combustione, particolato atmosferico aerodisperso, composti organici volatili COV, idrocarburi policiclici aromatici, fumo passivo da combustione di tabacco, radon) e biologici (batteri, virus, pollini, acari, residui biologici e composti allergenici) hanno effetti sul sistema respiratorio, provocano allergie e asma, disturbi a livello del sistema immunitario, oltre ad avere effetti nocivi sul sistema cardiovascolare e sul sistema nervoso oltre che su cute e mucose esposte. L’aria indoor può inoltre essere in generale più inquinata rispetto all’aria ambiente perché gli inquinanti esterni vengono intrappolati e si accumulano, oltre che per la presenza di inquinanti propri delle abitazioni, compresi quelli provocati dalla cottura dei cibi, dalla pulizia della casa, ecc. Per questo la qualità dell’aria negli ambienti interni diventa quindi cruciale per la salute e il benessere anche nei Paesi sviluppati, come il nostro: «Si calcola che ogni persona trascorra tra l’80 e il 90% della propria giornata all’interno di edifici, respirando circa 22.000 volte. È evidente, dunque, come l’ambiente detto indoor rappresenti un elemento centrale nella prevenzione dai danni dovuti all’inquinamento». Un’osservazione ancor più valida per i bambini, che sono i più esposti ai rischi dovuti alla cattiva areazione della casa in quanto hanno una frequenza respiratoria maggiore a quella degli adulti, oltre a un sistema respiratorio in fase di sviluppo che li rende più esposti alle allergie.
Effluenti allevamento, Veneto ferma spandimento agronomico per inverno
La Regione Veneto ha definito in via transitoria per l’inverno 2016-2017 i divieti di spandimento agronomico degli effluenti di allevamento coordinando regime previgente e novità ex Dm 25 febbraio 2016.
Qualità dell’aria, Veneto approva le Linee guida
Contrasto all’inquinamento da PM10 e direttive ai Comuni per il miglioramento della qualità dell’aria sono state approvate dalle Regione Veneto con una delibera di Giunta in vigore dal 16 dicembre 2016.
Qualità benzina e biocarburanti, Governo implementa regole Ue
Nella seduta del 14 dicembre 2016 il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare lo schema di Dlgs che recepisce le direttive Ue su qualità di benzina e diesel e sui biocarburanti di nuova generazione.
Direttiva su combustibili alternativi, ok definitivo a recepimento
Via libera definitivo dal Consiglio dei Ministri del 14 dicembre 2016 allo schema di Dlgs che recepisce il quadro di regole Ue sulle infrastrutture per la diffusione dei carburanti alternativi.
L’Ue ambigua, più aiuti al carbone
Secondo Greenpeace l’iniziativa potrebbe far fallire il passaggio alla rinnovabili per salvare il carbone. La Commissione ha anche proposto di far decadere una norma esistente che prevede che venga immessa in rete l’energia da fonti rinnovabili prima di quella da inquinanti centrali a carbone o nucleari
Un pacchetto di misure pubblicato oggi dalla Commissione europea minaccia di far fallire gli sforzi per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili, prolungando invece la nostra dipendenza dal carbone.
«Per raggiungere gli obiettivi siglati a Parigi, l’Ue deve accelerare la crescita delle rinnovabili e permettere a tutti i cittadini di giocare un ruolo importante per un futuro pulito e rinnovabile. Ma questo pacchetto di misure non fa altro che tirare il freno. Distribuisce soldi alle centrali a carbone e dà alle compagnie energetiche più potere di controllo sul sistema energetico, limitando il ruolo dei consumatori come produttori di energia rinnovabile» commenta Tara Connolly, consulente politica di Greenpeace Ue.700 milioni di auto elettriche entro il 2040
«Vediamo chiari vincitori per i prossimi 25 anni, il gas naturale ma soprattutto eolico e solare, energie che andranno a sostituire il carbone. Ma non esiste una sola storia del futuro energetico globale, le politiche di governo determineranno dove dovremo andare»
Come risultato di grandi trasformazioni nel sistema energetico mondiale che si svolgeranno nel corso dei prossimi decenni, le energie rinnovabili e il gas naturale sono i grandi protagonisti nella corsa per soddisfare la crescita della domanda di energia fino al 2040.
Questo quanto viene fuori dall’ultima edizione del World energy outlook (Weo) dossier redatto dall’Agenzia internazionale per l’energia (Aie).Gli effetti dell’economia circolare del riciclo: il risparmio di materie prime vale 6,5 miliardi
Se il Riciclo fosse ben fatto
Se in Italia si riuscisse a differenziare correttamente e ad avviare a riciclo la maggior parte dei rifiuti che finiscono nei diversi contenitori, si potrebbero risparmiare ogni anno circa 6,5 miliardi di euro. E’ quanto riportato dal Was Annual Report 2016, ossia uno studio sull’economia circolare e sul waste management curato e presentato da Althesys, società di ricerca in campo ambientale ed energetico. Questo il risparmio che si potrebbe ottenere sulle importazioni di materie prime dall’estero, se si riuscisse a riciclare in casa, secondo il rapporto, nel quale viene ad ogni modo sottolineato come il nostro paese ottenga già buoni risultati grazie alla raccolta differenziata e all’uso delle cosiddette “materie prime secondarie”. Un esempio sta nel settore cartario, dove la produzione di materie prime seconde da raccolta differenziata è quasi raddoppiata passando dal 26% del 2000 al 47,7% del 2015. Evidenza, secondo il report, che il settore del riciclo è in crescita e porta con se un notevole potenziale di occupazione. I margini di sviluppo dell’economia circolare in Italia si potrebbero trovare ad esempio nel campo dei rifiuti organici urbani, che ha ancora margini di crescita soprattutto al meridione, dove 2,3 milioni di tonnellate di umido non sono ancora intercettate, in quanto non raccolti in maniera differenziata e quindi non trasformati in compost o energia. In un simile contesto la Toscana sin pone senza dubbio in una posizione di eccellenza, essendo oggi in grado di avviare a riciclo effettivo l’84% dei materiali raccolti in modo differenziato dai cittadini e grazie agli impianti presenti, a realizzare in molti casi una vera e propria economia circolare a chilometro zero. E proprio per far comprendere l’importanza di una raccolta differenziata di qualità e far conoscere la filiera del riciclo nel nostro territorio, è nata Toscana Ricicla, la piattaforma di comunicazione dei gestori toscani, tra cui anche Sei Toscana. All’indirizzo toscanaricicla.com sono stati recentemente pubblicati i dati sull’avvio a riciclo dei rifiuti nella nostra regione, elaborando i numeri messi a disposizione dalla banca dati Anci Conai. Così si scopre che delle 46mila tonnellate di vetro raccolto in maniera differenziata, 44mila vengono avviate ad effettivo riciclo (95,4%), o che delle 11500 tonnellate di plastiche ne vengono riciclate 9mila (90,7%). Un buon punto di partenza, dal quale trarre la consapevolezza che possiamo fare senza dubbio di più (in media si raccoglie differenziatamente il 44% dei rifiuti, quindi i margini di miglioramento sono tantissimi dal punto di vista quantitativo) e possiamo fare meglio, riducendo ancor di più quel 16% di rifiuti che non vengono avviati a riciclo e che sono costituiti spesso da errori di differenziazione.