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Ambientiamoci: novità in materia di ambiente ed energia

Che fine ha fatto il referendum del 2011 per l’acqua pubblica?

Nei decreti attuativi del governo per la riforma Madia disposizioni che annullerebbero l’esito delle urne. Il Consiglio dei ministri ha recentemente approvato 11 decreti legislativi, attuativi della Legge Madia, per la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche

. Fra gli 11 decreti c’è anche il Testo unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale, definizione che comprende anche il servizio idrico integrato. A un mese di distanza da quel Consiglio dei Ministri non è ancora stato pubblicato un testo ufficiale del decreto ma il testo ufficioso che è in circolazione desta gravi preoccupazioni perché contiene disposizioni che, se confermate, annullerebbero gli esiti del referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua. Il testo, infatti, esclude la possibilità di gestire in economia o mediante aziende speciali i servizi a rete, fra cui l’acqua, e reintroduce (anche per l’acqua) nel calcolo delle tariffe l’adeguata remunerazione del capitale investito, espressamente abrogata con il referendum del 2011.

Milleproroghe e rinnovabili, Anie: «Milioni di investimenti bloccati per indeterminatezze normative»

Secondo Anie Rinnovabili «L’art. 3 comma 2 lettera b del DDL di conversione del Milleproroghe genera ulteriori incertezze sulla sostenibilità economica di investimenti nelle energie rinnovabili, perché introduce la componente tariffaria elettrica in quota potenza sugli oneri generali di sistema. Questo quadro normativo incerto blocca gli investimenti pronti a sostenere lo sviluppo del settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Anie Rinnovabili, l’associazione che all’interno di Anie Federazione di Confindustria  raggruppa le imprese costruttrici di componenti e impianti chiavi in mano per la produzione di energia da fotovoltaico, eolico, biomasse e geotermia, mini idroelettrico, sottolinea che «Il Milleproroghe non è stata davvero la strada migliore per programmare la transizione energetica da un’economia a combustibili fossili ad un’economia green, che incontra resistenza perché stravolge il modello di sviluppo del Paese. Né tantomeno si apprezza l’effetto retroattivo del provvedimento e l’assenza di un atto di indirizzo politico all’Autorità per l’energia, cui è assegnato il compito di rimodulare le componenti tariffarie degli oneri generali di sistema». Anie Rinnovabili esamina le proposte del governo Renzie non è per niente soddisfatta: «La prima formulazione dell’art. 3 comma 2 lettera b) riguardava le sole utenze in alta ed altissima tensione e già l’Autorità per l’energia in data 16.1.2016 pubblicava la delibera n. 13 al fine di rimodulare le componenti tariffarie relative agli oneri generali di sistema con una struttura trinomia (cioè con quota fissa, quota potenza e quota energia), proprio perché la degressività della quota energia della componente A3 applicata oggi a tali utenze è considerata aiuto di stato per le imprese energivore dalla Commissione Europea. Il provvedimento del Milleproroghe da un lato cancella la distorsione generata dalla degressività della A3, ma dall’altro introduce la possibilità che l’Autorità per l’energia possa determinare la componente tariffaria in quota potenza sugli oneri generali di sistema, che se non ben calibrata causerebbe disinvestimenti sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica.

La Toscana annuncia la rivoluzione della semplicità per le autorizzazioni ambientali

Burocrazia più snella, procedure uniformi su tutto il territorio. Una svolta che attende la prova dei fatti. Il modello normativo italiano in tema di autorizzazioni ambientali e non solo riflette quello d’una burocrazia bulimica, che spesso sembra mirare più alla propria sopravvivenza che non ad operare secondo criteri di razionalità: troppe le leggi, ben poco comprensibili, soggette a libere interpretazioni. Si pensi ai regolamenti edilizi che gli 8 mila e passa comuni italiani abbiano 8 mila e passa regolamenti edilizi . Uno diverso dall’altro. Per questo la Regione Toscana ha deciso di cogliere la palla al balzo: secondo quanto confermato da due delibere approvate ieri e in forza in forza della legge regionale 22 del 2015, le autorizzazioni ambientali che finora erano in capo alle province passeranno per competenza alla regione. È ora di snellire la burocrazia e uniformarne le procedure. «Abbiamo approfittato del trasferimento delle funzioni dalle province – ha spiegato il presidente Rossi – per dare una risposta alle preoccupazioni e lamentele di molti imprenditori raccolte sul territorio. In un mercato libero servono regole ma anche certezze. Noi ci impegniamo ad offrirle e se ci riusciremo avremo fatto una rivoluzione in una materia, come quella delle valutazioni e autorizzazioni ambientali, che fa impensierire parecchie imprese». Gli obblighi spaziano a seconda delle tipologia e della grandezza dell’azienda: si va dall’Aua, (ovvero un’Autorizzazione unica ambientale) a un’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), una Via (valutazione di impatto ambientale) o anche una Vinca (Valutazione di incidenza ambientale), per nominarne alcune. La Regione ha confermato che si occuperà dei procedimenti futuri, ma subentra anche a quelli in corso avviati dalle province in materia di ambiente, energia, parchi ed aree protette e Via: il che significa autorizzazioni ambientali, energetiche, valutazioni di incidenza, procedimenti in materia di valutazione di impatto ambientale ed altre sigle simili. Solo d’arretrato, sono circa 1.500 i procedimenti avviati dalle Province successivamente al 1 luglio 2015 e non ancora conclusi; la Regione subentra in tutti i casi, impegnandosi ad azzerare quelle pratiche entro tre o quattro mesi. In Toscana, si dovrà presentare la stessa documentazione allegata ad Arezzo come a Massa Carrara e i passaggi ed i tempi degli uffici dovranno essere gli stessi a Pisa come a Grosseto.

Notizie in breve

Conai, al via diversificazione contributiva imballaggi in plastica
Con un comunicato del 22 febbraio 2016 il Consorzio nazionale imballaggi ha annunciato la futura differenziazione del contributo ambientale per la plastica a seconda delle varie categorie di imballaggio.

Cna e Cobat, accordo per smaltimento Raee
Cna installazione impianti e Cobat, Consorzio nazionale raccolta e riciclo, il 25 febbraio 2016 hanno firmato l’accordo per il lancio di Easy Collect, il servizio per la gestione efficiente dei rifiuti elettrici ed elettronici (cosiddetti “Raee”).

Sistri, taglio sanzioni per omessa iscrizione e pagamento contributo è legge
Il 24 febbraio 2016 il Senato ha approvato in via definitiva la legge di conversione del Dl “Milleproroghe” che stabilisce la riduzione al 50% delle sanzioni per la mancata iscrizione al Sistri e il mancato versamento dei contributi.

Vetro, crescono raccolta differenziata e riciclo
Secondo i dati contenuti nel dossier “Il riciclo del vetro e i nuovi obiettivi europei per la circular economy”, la raccolta differenziata del vetro in Italia ha raggiunto il 77% e il tasso di riciclo il 70,3% (+2% negli ultimi 5 anni).

Abbandono rifiuti, solo il Sindaco può ordinare rimozione
Il responsabile del settore vigilanza comunale non ha la competenza per intimare la rimozione e lo smaltimento dei rifiuti abbandonati al responsabile dell’illecito o al proprietario dell’area.

Crollati i prezzi delle materie prime, quelle riciclate non sono più interessanti per gli operatori commerciali
Una raccolta che ammonta a 41mila tonnellate di rifiuti elettronici, in linea con il risultato dell’anno precedente, ma con un mercato di sbocco per le materie prime seconde che è zavorrato dal crollo dei prezzi delle comodity. È lo spaccato offerto da ReMedia, fra i principali sistemi collettivi italiani no-profit per la gestione dei Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) rifiuti da impianti fotovoltaici, pile e accumulatori, che ha appena comunicato i dati definitivi relativi all’attività svolta nel 2015.
Più nel dettaglio, i Raee domestici (quelli generati dai nuclei famigliari) raccolti e avviati a un riciclo da ReMedia nel 2015 ammontano a 33.320 tonnellate, ai quali si aggiungono i Raee prodotti da aziende ed enti pubblici (Raee professionali) con 4.300 tonnellate, oltre a 3.380 tonnellate di pile e accumulatori. Osservando i dati delle 5 categorie di Raee domestici gestiti da Remedia, si nota come il raggruppamento R3 (TV e monitor) con 13.526 tonnellate raccolte sia in calo rispetto all’anno precedente, sebbene abbia ottenuto i risultati più alti. Segue il raggruppamento R1 (freddo e clima) con 10.514 tonnellate. Più bassa la raccolta degli R4 (elettronica di consumo, informatica e piccoli elettrodomestici) con 6.318 tonnellate e degli R2 (grandi bianchi) con 2.914 tonnellate. In coda il raggruppamento R5 (sorgenti luminose) che ha raggiunto quota 48 tonnellate.
Rispetto all’anno precedente, si evidenzia un calo fisiologico di TV e monitor (R3) causato dalla diminuzione del trend di “sostituzione tecnologica” dei vecchi televisori a tubo catodico con quelli a schermo piatto. Nonostante ciò, la raccolta di Raee domestici è in linea con il 2014 in termini di volumi, mostrando quindi una crescita negli altri raggruppamenti.

Petrolio, l’Italia non sia più un Paese per le trivelle

Estrarre più greggio dai nostri mari porterebbe più occupazione? Al massimo mille posti, quanto può garantire il turismo in una piccola località balneare. Un invito agli italiani a votare al referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile. Gli attivisti di Greenpeace sono entrati in azione a Roma, in piazza Venezia, davanti all’Altare della patria, scaldando la campagna referendaria annunciata come serrata dagli ambientalisti, in vista dell’appuntamento (già) prossimo con le urne. Gli ambientalisti invitano a votare Sì al referendum per respingere le trivelle, e soprattutto per spingere al governo a lavorare per un diverso futuro energetico. Il referendum del prossimo 17 Aprile è stato promosso da nove regioni, e il voto a cui gli italiani sono chiamati è un’occasione importante per respingere una strategia energetica completamente sbagliata: il governo incentiva l’estrazione di risorse fossili scarse, mentre gli investimenti nel settore delle rinnovabili stanno velocemente prendendo il largo dal Paese. Le trivelle rappresentano un indirizzo energetico insensato che condanna l’Italia alla dipendenza dalle fonti fossili. Un favore alle lobby del petrolio che espone a rischi enormi economie importanti come il turismo e la pesca. Questo governo, che vuole consegnare i nostri mari ai petrolieri, è lo stesso che nei summit internazionali sul clima si vanta dell’impegno dell’Italia contro le fonti fossili. Il voto del 17 aprile serve anche a chiarire che gli italiani pretendono serietà e hanno l’ambizione di essere rappresentati nel mondo da politiche coerenti, non da chiacchiere».

Ma quanto ci costa davvero produrre olio di palma?

Serve a tutto, lo si trova dappertutto: detergenti, cosmetici, saponi, biscotti, merendine, cibi pronti, Nutella, gelati. Parliamo dell’olio di palma, uno degli alimenti più versatili e utilizzati al mondo, ma anche uno dei più discussi. Perché la palma e le sue bacche dove matura l’olio,una pianta originaria dell’Africa, ma trapiantata a scopo commerciale nel Sudest asiatico.L’olio di palma va condannato tout-court come una delle principali calamità generate dalla cupidigia umana? Il discorso è un po’ più complicato: come accade per tutti i problemi complessi, a volte non è facile trovare le soluzioni semplici e nette. Sempre che esistano.
Questa fondamentalmente è la tesi di Rspo, la Roundtable on Sustainable Palm Oil, la “Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile”, un’associazione volontaria costituita nel 2004 per cercare di dar vita a una produzione di olio di palma meno distruttiva. L’idea è quella di coinvolgere tutti gli attori della filiera globale dell’olio (dai coltivatori ai raffinatori, dall’industria manifatturiera ai distributori, dalle banche ai consumatori alle Ong) per stabilire degli standard di sostenibilità della produzione. Chi rispetta i criteri e le politiche stabilite da Rspo, può legittimamente utilizzarne la certificazione. Finora l’associazione ha certificato oltre 12,5 milioni di tonnellate di olio di palma, circa il 20% della produzione mondiale. L’obiettivo è quello di aumentare decisamente questa percentuale, per esempio raggiungendo quota 100% di olio di palma sostenibile per le importazioni sul mercato europeo. Perché come spiegano i portavoce di Rspo, “l’unica alternativa all’olio di palma è l’olio di palma sostenibile”.

Detrazioni 50% e bonus mobili, aggiornate la guide

In seguito alla recenti novità introdotte dalla legge di stabilità, l’Agenzia delle entrate ha aggiornato le proprie guide sulle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici. Con la legge 208/2015 (legge di stabilità 2016), sono entrate in vigore alcune importanti novità riguardanti i comparti delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.Tra esse:

• la proroga di un anno – fino al 31 dicembre 2016 – delle detrazioni del 50% per le spese sostenute per le ristrutturazioni (gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, le opere di restauro e risanamento conservativo e i lavori di ristrutturazione edilizia per i singoli appartamenti e per gli immobili condominiali);

• la proroga al 31 dicembre 2016 del Bonus mobili ed elettrodomestici, che consiste nella possibilità di detrarre il 50% delle spese, calcolate su ammontare massimo di 10.000 euro, per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+, nonché A per i forni, per le apparecchiature per le quali sia prevista l’etichetta energetica, finalizzati all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione.
La stessa legge ha anche introdotto un’altra particolare tipologia di bonus mobili per le giovani coppie. In seguito a ciò, l’Agenzia delle entrate ha aggiornato le sue guide.

Europa, energia da rinnovabili raddoppiata in 10 anni

È quanto rende noto Eurostat con il comunicato stampa del 10 febbraio 2016: nel 2014 la quota di rinnovabili rispetto al consumo di energia ha raggiunto il 16% del totale, consentendo a nove stati membri di soddisfare fin d’ora gli obiettivi FER al 2020. In 10 anni, l’Europa è riuscita a raddoppiare la quota di rinnovabili rispetto al consumo di energia finale lorda: nel 2004 eravamo a quota 8,5%, nel 2014 siamo arrivati al 16%.
Un dato rimarchevole, se consideriamo che – come afferma Eurostat nel comunicato stampa – l’obiettivo del 20% da raggiungere entro il 2020 per le fonti rinnovabili è da calcolare proprio rispetto al consumo finale lordo di energia.

Dei 28 Stati membri dell’Unione europea, un terzo ha già raggiunto il livello richiesto per soddisfare i propri obiettivi nazionali. Si tratta di Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Croazia, Italia (17,1%), Lituania, Romania, Finlandia e Svezia.

Con più della metà (52,6%) di energia da fonti rinnovabili, la Svezia si pone prima in classifica, davanti a Lettonia e Finlandia (entrambe al 38,7%), all’Austria (33,1%) e alla Danimarca (29,2%).
All’estremità opposta della classifica, troviamo il Lussemburgo (4,5%), Malta (4,7%), i Paesi Bassi (5,5%), il Regno Unito (7,0%), l’Irlanda (7,4%) e la Francia (8,7%).

Valter Lupetti

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Valter Lupetti

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