Una donna presidente di Legambiente
La rivoluzione dentro Legambiente c’è stata, l’era del cambiamento è arrivata davvero, portando prima ai vertici dei regionali del Cigno Verde e poi a quelli del nazionale la nuova generazione che non ha fondato Legambiente.
Quello che è andato in scena a Milano negli spazi dell’ex Ansaldo è il decimo congresso di un’associazione che discute molto ma vota con unanimità bulgara una nuova classe dirigente nella quale si riconosce e si rispecchia, che rispetta a dalla quale è rispettata, fatta di un “nazionale” profondamente innervato dalle esperienze regionali, che nel congresso degli oltre 900 delegati da tutta Italia – ma anche da Albania, Canarie, Grecia, Messico e della nuova alleanza ambientalista del Mediterraneo – da spazio all’imprenditoria verde, agli operai della fabbrica occupata di Milano, alle mille attività di un’Italia geniale e gentile, innovativa ed operosa, ma che è anche tribuna per i giovani – spesso giovani donne – che si affacciano con entusiasmo, a volte in paesini magnifici e sconosciuti, alla vita di un’organizzazione inclusiva ed esigente, che propone di percorrere la strada del futuro e di farlo a gratis, che richiede un impegno volontario, che non ama gli ambiziosi ma chiede all’Italia di essere ambiziosa, di riscoprire la sua bellezza e la sua forza tranquilla, la sua cultura che è fatta di splendide minuzie, di splendide persone che sanno bene quali siano gli amici e i nemici dell’era del cambiamento. Un’associazione che incrocia, restando orgogliosamente autonoma, la grande imprenditoria e i tantissimi ospiti del mondo della politica, della cultura e della società civile. Legambiente ha il suo primo presidente donna, una giovane donna, Rossella Muroni, che è una guerriera pacifista, una leder molto amata che chiudendo il Congresso ha detto: «L’ambientalismo non è più un tema elitario. Deve arrivare nelle piazze. Il movimento ambientalista ha oggi nelle mani una grande possibilità. Quella di promuovere una vera rivoluzione pacifica. La Green society è forte e pronta a contribuire realmente al cambiamento con la forza dirompente delle idee. L’era del cambiamento non è un titolo a caso scelto per questo congresso: siamo convinti, infatti, che ci siano già le risorse, i talenti, le potenzialità e le passioni per cambiare questo Paese e renderlo più sostenibile, anche grazie a ricette economiche innovative in grado di creare nuova occupazione qualificata e duratura».
Smog: accordo tra ministero, regioni e comuni. Ecco le misure approvate
Il summit sullo smog tra il ministro dell’Ambiente Galletti, i presidenti di regione e i sindaci – presidiato dagli ambientalisti fuori dal ministero – ha approvato un protocollo e raggiunto alcuni risultati: il ministero propone di ridurre di 2 gradi il riscaldamento negli edifici pubblici e privati; di abbassare i limiti di velocità a 30 Km/h nelle aree urbane; incentivi per i bus gratuiti; limitazione dell’utilizzo delle biomasse per il riscaldamento dove sono presenti alternative; un fondo di 12 milioni di euro per il trasporto pubblico locale e la mobilità condivisa. Le risorse programmate e disponibili sono 450 milioni di euro: 35 andranno alla mobilità sostenibile casa- scuola e casa-lavoro, car e bike sharing e piedibus; 50 milioni per realizzare le reti di ricarica elettrica; 250 milioni per l’efficientamento energetico di scuole, strutture sportive e condomini; 70 milioni per riqualificare degli edifici dell’amministrazione pubblica centrale. Queste misure si anno ad aggiungere a quelle già approvate con la legge di stabilità, ma rimangono un’inezia. Considerando come in Italia i costi collegati alla salute derivanti dall’inquinamento dell’aria arrivino ad oscillare fra i 47 e i 142 miliardi l’anno, è chiaro come gli investimenti necessari a calmierare questa nostrana “eterna emergenza” si tramuterebbero presto in risparmi per la collettività, ma è questa una strada che anche stavolta il governo ha deciso di non perseguire con decisione.
L’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici: miracolo o disastro?
L’ambivalente natura dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici è ben riassunta da questa frase di George Monbiot, apparsa sul quotidiano inglese The Guardian (in un articolo ripubblicato – tradotto in italiano – da Internazionale): “rispetto a quello che avrebbe potuto essere, è un miracolo. Rispetto a quello che avrebbe dovuto essere, è un disastro”. L’Accordo di Parigi appare infatti profondamente diverso a seconda del punto di vista da cui lo si osserva. Se infatti lo si guarda da un punto di vista prettamente “formale”, esso appare un ottimo risultato rispetto alle enormi difficoltà che hanno tenuto in stallo i negoziati sui cambiamenti climatici per molti anni; se lo si guarda invece da un punto di vista prettamente “sostanziale”, esso sembra piuttosto un fallimento, dal momento che molto probabilmente non risulterà assolutamente sufficiente per mantenere l’aumento medio della temperatura nell’atmosfera entro i “margini di sicurezza” indicati dalla scienza. Vediamo quindi quali sono principali elementi positivi e negativi che possono far propendere il giudizio sull’Accordo di Parigi in un senso o nell’altro. In primo luogo, va rilevato che l’Accordo di Parigi è stato giustamente salutato come un risultato storico in quanto, dopo anni di lunghi e laboriosi negoziati, sancisce finalmente il superamento “di fatto” della dicotomia su cui era imperniato il sistema internazionale per la lotta contro i cambiamenti climatici, fin dal tempo della conclusione della Convenzione Quadro sui cambiamenti climatici del 1992. Tale dicotomia si basava sulla netta distinzione tra Paesi dell’Allegato I (Annex I Countries), corrispondenti ai Paesi maggiormente sviluppati ed industrializzati, e Paesi non appartenenti all’Allegato I (Non-Annex I Countries), che comprendono al loro interno una eterogenea moltitudine di Paesi con livelli di sviluppo economico molto diversi tra di loro. La distinzione tra Paesi del primo e del secondo gruppo era stata l’asse portante delle disposizioni del Protocollo di Kyoto del 1997, che prevedeva obblighi vincolanti di riduzione solo a carico dei Paesi dell’Allegato I. Negli ultimi anni, tuttavia, la rapida ascesa della Cina e di molti altri Paesi non appartenenti all’Allegato I avevano reso questa distinzione del tutto obsoleta. Per questo motivo, il superamento “di fatto” di tale dicotomia, avvenuto a Parigi, rappresenta un grande successo. Con l’Accordo di Parigi, quindi, tutte le Parti hanno l’obbligo di contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici, mediante la definizione a livello nazionale dei propri impegni (non vincolanti), detti “contributi intesi determinati a livello nazionale” o, per usare l’espressione inglese comunemente utilizzata “intended nationally determined contributions” Un altro elemento positivo dell’accordo di Parigi è costituito dall’impegno delle Parti più sviluppate di mettere a disposizione dei Paesi più poveri un fondo pari ad almeno 100 miliardi di dollari all’anno, a partire dal 2020, per la realizzazione di iniziative finalizzate all’attuazione dell’Accordo di Parigi. Tale impegno finanziario delle Parti, se correttamente attuato, potrebbe innescare sinergie positive anche in relazione all’attuazione del nuovo “meccanismo per lo sviluppo sostenibile”, il meccanismo economico per la mitigazione delle emissioni di gas serra e il supporto dello sviluppo sostenibile introdotto dall’Accordo di Parigi. Il potenziale positivo che caratterizza sia l’impegno finanziario delle Parti sia il nuovo meccanismo economico si potrà tuttavia realizzare pienamente soltanto se i Paesi interessati dimostreranno l’effettiva volontà di perseguire percorsi di sviluppo sostenibile, sulla falsariga del modello di integrazione promosso, tra l’altro, anche dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, ed in particolare dall’obiettivo n. 13 degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile .
Notizie da qualenergia.it
VENDITA IMPIANTO FOTOVOLTAICO (potenza: 1 MW)
Fallimento Alter Eco Spa (R.G. 694/2015)Giudice Delegato: dott. F. D’AquinoCuratore: dott. C. Bianco
La curatela invita a trasmettere offerte irrevocabili per l’acquisto del 100% del capitale sociale della società Voltasolar Srl (C.F. 02326240203). La società è proprietaria di un impianto fotovoltaico sito nel Comune di Casalmoro (MN) funzionante e incentivato con il c.d. “5° Conto Energia” con scadenza 2032. Il prezzo base delle offerte è di € 650.000,00. Le offerte dovranno pervenire in busta chiusa entro le ore 12,00 del 29 gennaio 2016 presso lo studio del Curatore sito in Milano, via Larga n. 15. Le offerte irrevocabili d’acquisto dovranno contenere una cauzione pari al 5% del prezzo offerto mediante assegno circolare non trasferibile intestato a “Fallimento Alter Eco Spa”.
Una petizione contro la nuova tariffa elettrica per i clienti domestici
Italia Solare, Legambiente, Kyoto Club, Codici e Adusbef promuovono una petizione su “Progressi” contro la nuova tariffa elettrica approvata dall’AEEGSI il 2 dicembre scorso. “Dal 2016 le famiglie italiane pagano di più per l’energia elettrica, con un danno maggiore per chi usa fonti rinnovabili a vantaggio delle fonti fossili”, argomentano le associazioni. “Questa è la conseguenza chiara e inevitabile della riforma delle tariffe elettriche, approvata il 2 dicembre 2015 dall’Autorità per l’Energia, in vigore dal prossimo anno. Anziché pagare in proporzione ai consumi effettivi, come ora, si pagherà una quota fissa, a vantaggio di chi consuma di più e a svantaggio di chi risparmia energia e usa le fonti rinnovabili, in particolare il fotovoltaico”.
“Si stima – proseguono le associazioni – che le bollette per la maggioranza delle famiglie italiane saliranno del 10-30% su base annua: oltre 1,5 miliardi di euro in più per gli utenti domestici, che andranno ai distributori e ai grossisti di energia elettrica”.
Per questo motivo le associazioni chiedono al Ministero dello Sviluppo Economico e all’Autorità per l’Energia, il Gas e per il Servizio Idrico (AEEGSI): che si applichino nuove tariffe a chi dimostra di fare scelte virtuose dal punto di vista dei consumi energetici, salvaguardando le tasche delle famiglie italiane e dei piccoli e medi consumatori di energia elettrica;che la riforma garantisca le condizioni di convenienza dell’uso delle rinnovabili, fotovoltaico in testa, nel rispetto delle direttive europee e dalla normativa nazionale vigente;
Firma la petizione
Trasparenza GSE, pubblicati importi e destinatari degli incentivi al fotovoltaico
Completata la prima fase dell’operazione trasparenza avviata a ottobre dal GSE. Con riferimento al biennio 2014-2015, da oggi sono on-line, nella sezione Open Data del sito www.gse.it, i singoli importi e i relativi beneficiari degli oltre 6 miliardi annui di incentivi al fotovoltaico, l’elenco dei soggetti che hanno beneficiato degli incentivi alle Fer elettriche (decreto 6 luglio 2012) per un totale di circa 190 milioni di euro, dei Certificati Verdi emessi (oltre 70 milioni nel biennio) e dei Certificati Bianchi (più di 10 milioni). Infine, on-line anche gli incentivi, per quasi 4,5 miliardi di euro, relativi alla Tariffa Onnicomprensiva per gli impianti sotto i 200 KW, sempre nel periodo 2014-2015. L’elenco, che sarà aggiornato periodicamente, fa seguito a quello pubblicato a fine ottobre e relativo al Cip6 e al Conto Termico.
L’energia verde incentivata dal GSE è stata di 107,9 TWh nel 2014 e di 96,7 TWh del 2015.
In dettaglio, nella sezione open data del GSE, si troverà il disaggregato dei seguenti dati:
Conto Energia 2014: € 6.362.449.972,00Conto Energia 2015 (fino ad ottobre): € 3.576.931.086,65Tariffa Onnicomprensiva 2014: € 2.529.707.802,00Tariffa Onnicomprensiva 2015 (fino ad ottobre): € 1.927.144.499,00CV, titoli rilasciati 2014: 40.663.863CV, titoli rilasciati 2015 (fino ad ottobre): 33.300.399TEE, titoli rilasciati 2014: 7.535.060TEE, titoli rilasciati 2015 (fino ad ottobre): 3.828.918
#RicaricaMi, parte da Milano la rete di fast charge per auto elettriche
Inaugurata in centro a Milano la prima colonnina di ricarica veloce per veicoli a zero emissioni. La colonnina scelta per questa prima installazione rappresenta lo stato dell’arte della tecnologia del settore, compatibile con tutti i tipi di veicoli in commercio. Spin8, società nata per sviluppare la mobilità elettrica, ha inaugurato prima colonnina di ricarica veloce per veicoli a zero emissioni, installata presso il Garage di via Ariberto, 4, in pieno centro a Milano. La colonnina scelta per questa prima installazione rappresenta lo stato dell’arte della tecnologia del settore, compatibile con tutti i tipi di veicoli in commercio. È dotata di sistema di ricarica AC (corrente alternata fino a 43 kw) e DC (corrente continua fino a 50 kw), con presa CCS Combo 2 (sistema tecnologico scelto dall’industria automobilistica tedesca e americana e Chademo (utilizzato prevalentemente dall’industria automotive nipponica. E’ stata lanciata anche la release beta della app Spin8, componente fondamentale della piattaforma tecnologica denominata pivot, il cui nome sta proprio ad indicare la funzione di integrazione software tra i soggetti e i servizi dell’intera filiera di ricarica. L’app Spin8 rende semplice e veloce l’esperienza della ricarica dei veicoli elettrici e consente di accedere, autenticarsi, sbloccare la colonnina direttamente in loco oltre a permettere il pagamento del servizio sul momento. Non solo, per la prima volta in Italia è disponibile anche l’Intercharge payment con sistema QR-code.
Come Tesla spinge all’innovazione le altre case automobilistiche
I progetti di Elon Musk con la Tesla stanno trascinando, anche se lentamente, l’innovazione del settore auto sull’elettrico. L’industria dei veicoli tradizionali ci sta arrivando anche se con un forte ritardo considerando soprattutto gli enormi investimenti in ricerca e sviluppo su cui potrebbero contare. Dopo aver sconfitto concorrenti del calibro di Boeing e Lockheed Martin), Musk ha deciso di produrre auto elettriche (Tesla) e pannelli solari (Solar City). E sembra riuscirci bene. In particolare con le elettriche. Anche a dispetto dei numeri. Nel secondo trimestre 2015, Tesla ha venduto 11.850 vetture: per dare un’idea, nello stesso periodo Toyota ha superato quota 2,5 milioni. Tesla chiuderà il 2015 a poco più di 55mila unità vendute, contro gli oltre 10 milioni di veicoli dell’industria giapponese. Non solo. Su ogni auto venduta, secondo gli analisti, Tesla perderebbe circa 4mila dollari. Sempre prendendo a riferimento il secondo trimestre 2015, le perdite nette sono state di 184 milioni di dollari e l’obiettivo di vedere i primi profitti sembra slittato ormai al prossimo anno. L’azienda californiana ha anche già rinegoziato la sua linea di credito con le banche da 500 a 750 milioni di dollari.
Friuli Venezia Giulia, approvato il Piano Energetico Regionale
La Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato il Piano energetico regionale (Per), che a breve sarà pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione e sul sito internet istituzionale.
La fattura energetica italiana scende di 10 mld di euro
Il calo della fattura energetica nazionale del 2015 è legato all’andamento al ribasso delle quotazioni petrolifere ed è avvenuto nonostante una crescita del 3% dei consumi totali di energia rispetto al 2014. La fattura petrolifera cala di 8,7 miliardi di euro rispetto al 2014 (-35%). I dati dall’Unione Petrolifera.
Francia, connesso alla rete il più grande impianto fotovoltaico d’Europa
Il primo dicembre scorso è stato connesso alla rete un impianto fotovoltaico di 300 MW di potenza. Attualmente il più grande in Europa.
Fine vita fotovoltaico: pubblicate le Istruzioni operative del GSE
Nelle Istruzioni sono descritte le modalità operative a garanzia della totale gestione dei rifiuti da pannelli fotovoltaici incentivati in Conto Energia e si applicano ai beneficiari dei Conti energia, dal I al V.