Falsi venditori: quelli che si spacciano per l’Autorità dell’Energia
Iniziamo oggi la nostra rubrica sollevando un problema che colpisce sempre più spesso i cittadini in particolare le persone anziane le quali sono più presenti in casa. Telefonate indesiderate, attivazione di contratti non richiesti, falsi venditori, il panorama delle pratiche commerciali scorrette nell’offerta dei servizi energetici è sempre più variegato, come confermano alcuni casi, segnalati da Konsumer Italia, che vi raccontiamo.
La tecnica più classica è quella di millantare partner e connessioni con istituzioni o grandi gruppi energetici. Le formule escogitate dai venditori di energia elettrica e gas per conquistare (o meglio raggirare) nuovi clienti sono sempre più improbabili e fantasiose. Arrivando perfino a spacciarsi per l’Autorità dell’energia, che ovviamente ha ben altro da fare che telefonare ai singoli utenti per presunte verifiche sulle bollette e, tantomeno, per proporre cambi di fornitore. In questo caso stiamo parlando di Green Network, oggetto di alcune recenti segnalazioni da parte di Konsumer Italia. Il problema sembrava risolto, grazie alla linea diretta aperta dalla società per comunicare eventuali chiamate indesiderate o attivazioni di contratti non richiesti, dichiarandosi estranea a pratiche commerciali scorrette. Allora come difendersi da call-center fin troppo agguerriti e mistificatori? Va detto che Green Network sta almeno provando a cambiare le regole del mercato, come evidenzia lo stesso Premuti. Bisogna aprire una strada nuova, con tavoli di confronto con le associazioni dei consumatori per prevenire e monitorare le pratiche commerciali scorrette. L’ideale sarebbe che le compagnie energetiche firmassero dei protocolli d’intesa coinvolgendo le associazioni, per quanto concerne l’accoglimento dei reclami. Intanto Green Network ha aperto un suo canale per consentire alle persone di segnalare attività commerciali illegittime. Inoltre, d’ora in avanti gli accordi sottoscritti dalla società con le agenzie di vendita prevedono una penale, pari al triplo del valore del contratto siglato con un nuovo cliente, se poi quello stesso cliente presenta un esposto, ad esempio per un’attivazione non richiesta.
Ecco come il fotovoltaico sconvolgerà il mercato elettrico europeo
Un report della società di consulenza tedesca Roland Berger traccia alcuni scenari sulla penetrazione del fotovoltaico in Europa nei prossimi anni. In Paesi come l’Italia il solare FV potrà arrivare entro il 2030 a soddisfare il 50% della domanda di residenziale e commerciale. Ma le utility devono ripensare la loro strategia. Per il nostro Paese e qualche altro Roland Berger stima che, entro il 2030, il FV potrà soddisfare il 50% della domanda del residenziale e del commerciale. Le utility dovranno dunque rinunciare a business model basati sui volumi attuali della elettricità venduta. La strada quasi obbligata per le compagnie elettriche sarà quella di vendere flessibilità e servizi energetici. Si dovranno sviluppare soluzioni per assicurare la continuità della fornitura elettrica (vista la produzione intermittente del FV, ndr). Le utility, nel ridisegnare i loro modelli di business per adattarsi al nuovo stato delle cose, possono giocare un ruolo importante nel bilanciare domanda e offerta, osservano gli analisti. In particolare il ruolo delle centrali termoelettriche sarà quello di adattare velocemente la produzione ai cambiamenti di domanda e offerta: per farlo si dovrà passare a meccanismi di mercato che premino la potenza flessibile messa a disposizione anziché la mera produzione, serve cioè un capacity market, come quello che vari Paesi, tra cui il nostro, si stanno preparando ad adottare. A spingere la crescita del fotovoltaico sarà il calo dei costi (vedi grafico sotto). Il report ricorda come, per il prezzo dei moduli, si sia passati dai 100 $/Wp del 1975 agli 0,60 del 2014. E i costi continueranno a calare, citando la stima di Deutsche Bank: del 40% del costo dei sistemi entro il 2017 .
Economia circolare?
In quella del governo Renzi c’è posto solo per gli inceneritori
Previsti 12 nuovi impianti, un piano che dal punto di vista economico si regge soltanto con nuovi incentivi. Di tutte le misure del governo Renzi, lo Sblocca Italia è senz’altro quello che ha causato più mal di pancia agli ambientalisti. Per tre motivi: l’ennesimo cedimento alle lobby delle autostrade, la decisione di sbloccare le trivelle, la norma a favore degli inceneritori dei rifiuti.
Sulle autostrade, l’articolo fortemente voluto dall’ex Ministro Lupi che, in contrasto evidente con le norme europee, voleva prorogare di qualche lustro le concessioni, non è mai stata applicato e sembra che il ministro Delrio saggiamente non voglia farne uso (anche se le tentazioni di aggirare l’Europa sopravvivono: si vedano le giravolte su Autobrennero e l’ennesimo finanziamento a spese dei contribuenti per salvare l’inutile BreBeMi). Sulle trivelle il danno è evidente. Le prime Valutazioni di impatto ambientale hanno avuto esito positivo e a questo punto per fermarle serve impegnarsi sui referendum voluti da Possibile e GreenItalia, ma anche da alcune delle Regioni interessate.
La terza norma anti-ambientale (quella sugli inceneritori) sembrava meno grave dal punto di vista degli effetti pratici. Più una norma “manifesto” che obbediva a un’ideologia, ma che non avrebbe avuto conseguenze reali importanti visto che siamo in presenza di una riduzione di rifiuti da smaltire grazie al combinato disposto della riduzione dei consumi, della riduzione (seppur ancora troppo lenta) degli imballaggi e dell’innovazione tecnologica, che consente di recuperare molta più materia di prima dai rifiuti a costi sempre più convenienti. Innovazione tecnologica che insieme alla crescita della raccolta differenziata, in particolare dell’umido, fa diventare “rifiuti zero in discarica” non più uno slogan utopistico ma piuttosto una frontiera raggiungibile.
Amianto, l’ecobonus promesso non è mai arrivato
A oggi in Italia rimangono circa 32 milioni di tonnellate di amianto sparse sul territorio, e oltre 34mila i siti da bonificare, secondo le stime Cnr, Ispesl e Legambiente. Nonostante quantità a dir poco ingenti l’impegno nella rimozione dell’amianto sta rallentando: come rileva l’ultimo rapporto Ispra sui rifiuti speciali, la quantità di rifiuti contenenti amianto prodotti in Italia nell’anno 2013 (l’ultimo con dati ufficiali disponibili) è pari a circa 414 mila tonnellate, e rispetto all’anno 2012 «si rileva una diminuzione del quantitativo totale prodotto di 117 mila tonnellate (-22%)». Un netto declino.
Il consumo di suolo in Italia
Nel nostro Paese si continua a consumare suolo e la seconda edizione del Rapporto ISPRA fornisce un quadro completo sull’avanzata della copertura artificiale del nostro territorio.
Il Rapporto sul consumo di suolo in Italia 2015 integra nuove informazioni, aggiorna le precedenti stime sulla base di dati a maggiore risoluzione e completa il quadro nazionale con specifici indicatori per regioni, province e comuni. Sono, inoltre, approfonditi alcuni aspetti che caratterizzano le dinamiche di espansione urbana e di trasformazione del paesaggio a scala nazionale e locale con riferimento alla fascia costiera, alle aree montane, ai corpi idrici, alle aree protette, alle aree a pericolosità idraulica, all’uso del suolo, alle forme e alle densità di urbanizzazione, ai fenomeni dello sprawl urbano, della frammentazione, della dispersione e della diffusione insediativa.
Condizionatori e pompe di calore: guida alle detrazioni fiscali e agli altri incentivi
Detrazioni fiscali del 50%, bonus mobili, detrazione “ecobonus” del 65%, conto termico, Iva agevolata del 10%, tariffa elettrica D1. Visto che in questo periodo molti stanno pensando di acquistare un condizionatore, proponiamo una guida sintetica per orientarsi tra le varie agevolazioni disponibili per chi acquista un climatizzatore a pompa di calore. Chi acquista un condizionatore a pompa di calore può beneficiare di diverse agevolazioni, tra loro alternative: le detrazioni fiscali del 50% per le ristrutturazioni edilizie; il bonus mobili, che consiste ugualmente in una detrazione del 50%; le detrazioni del 65% per gli interventi di efficienza energetica, note anche come “ecobonus” o il conto termico. A queste si aggiungono altri vantaggi, come l’applicazione dell’aliquota Iva agevolata per i beni significativi e – se la pompa di calore diventa l’unico impianto di climatizzazione (anche invernale) – la possibilità di chiedere la più vantaggiosa tariffa elettrica D1.