LUNEDI 25 PARTE LA RACCOLTA PORTA A PORTA NEL CENTRO STORICO DI CORTONA
Da Lunedì 25 Maggio parte l’ampliamento ed il rafforzamento della raccolta differenziata mediante il sistema del porta a porta dei rifiuti nel centro storico di Cortona. Ricordiamo ai lettori che sono cambiati sia gli orari di conferimento che il calendario. Il nuovo calendario di conferimento prevede l’obbligo di esporre il sacchetto fuori dalla propria abitazione dalle ore 6,30 alle ore 8,30 escluso la Domenica.
Con il sacco semitrasparaente e possibile conferire la frazione organica del rifiuti nei giorni di Lunedi, Mercoledì e Sabato; Il Martedi il sacco giallo contenente Plastica ed alluminio (niente vetro); il Giovedì il sacchetto di carta contenente carta e cartone piegato e spezzato; il Venerdi il sacco grigio dell’indifferenziato. Si ricorda a coloro che non hanno ricevuto il materiale necessari al conferimento che possono rivolgersi all’Ufficio Urp del Comune di Cortona di Via Roma. Per ulteriori informazioni è comunque attivo il numero verde 800127484. Nel frattempo vogliamo ricordare agli utenti che bisogna abituarci ad usare, quanto più possibile, prodotti sfusi o con vuoto a rendere; ad incentivare il mercatino dell’usato e quindi dopo l’uso, il riuso; a realizzare compost da utilizzare per il proprio orto o giardino. I nostri rifiuti sono composti dal 7,6% di lattine di alluminio, l’8,5% da sacchetti di plastica, il 9,5% da bottiglie di plastica, il 40% da mozziconi di sigaretta Per ultimo un utile consiglio, per l’ambiente e per le “tasche”, ai coltivatori piccoli e grandi, sul riutilizzo di ramaglie, sterpaglie, frasche che solitamente vengono bruciate con il grosso inconveniente che gli inquinanti della combustione finiscono proprio nei nostri polmoni. L’utilizzo di un utilissimo strumento, la cippatrice, trasforma questi scarti ingombranti in risorsa preziosa, il cippato, utile se incorporato nel suolo per piante da frutto ed orti, in quanto ricrea l’attività biologica del suolo e contiene nutrienti per le piante. Per fare un esempio da una pianta di olivo si ottengono 15 Kg. di ramaglie, quindi da 300 piante all’incirca 4500 Kg. che producono 900 Kg. di humus, un risparmio assicurato visto che occorrerebbe, per un oliveto di tale consistenza, quintali di concime misto organici.
BIRRA AGRICOLA DALLA VALDICHIANA
Una nuova realtà produttiva che coniuga l’amore per la terra alla realizzazione di un prodotto d’eccellenza, attraverso la catena della filiera corta. Di proprietà dei F.lli Crociani, il birrificio è entrato in produzione giusto da 15 giorni; le eleganti ed innovative bottiglie delle quattro qualità di birra sono già presenti in molti scaffali degli esercizi della Valdichiana;del resto il birrificio agricolo è il primo nato in Valdichiana.Il laboratorio principale rispecchia i vecchi casali toscani con il soffitto a volte, i tavoli in legno; in bella mostra sono collocati i contenitori d’acciaio per la produzione ricreando un ‘atmosfera alla scoperta di sapori, tradizioni ed innovazione. Il laboratorio principale è incastonato in una collinetta, rispettando rigorosamente il paesaggio toscano circostante e quello che si vede sono solo due bellissimi portoni in legno. La birra agricola è composta dal 65% di malto coltivato nelle terre locali e da un 35% importato direttamente dalla Germania tramite il consorzio COBI con sede nelle Marche che raggruppa tutti gli agricoltori italiani produttori di birra. Le ricette sono state studiate tramite il Cerb dell’Università di Perugia, primo centro di ricerca sulla birra nato in Italia. A differenza della birra artigianale quella agricola non utilizza concentrati di luppolo ma il prodotto diretto, non ha estratti di spezie ma vengono utilizzate quelle fresche.
Impianti a biomasse: oli vegetali senza futuro
Spiega il nuovo report dell’Energy & Strategy Group: nel 2014 gli impianti a biomassa hanno avuto una brusca frenata. Tengono solo quelli con combustibile di origine agroforestale, gli unici economicamente sostenibili senza incentivi, mentre quelli ad oli vegetali, data la necessità di importare materia prima, non sembrano avere futuro. Ci sono almeno quattro mondi diversi in quello dell’energia da biomasse: nel 2014, mentre è continuata la crescita delle centrali alimentate a materia prima di origine agro-forestale, gli impianti a biogas hanno visto una frenata nelle installazioni e sul fronte oli vegetali e rifiuti solidi urbani si è praticamente fermato tutto. Ma non solo: le analisi economiche mostrano che le biomasse agroforestali sono le uniche che potrebbero sostenersi anche senza incentivi; il biogas si trova in una condizione limite, legata alla disponibilità locale di materia prima, possibilmente a costo zero, mentre gli oli vegetali, considerando la necessità di importare la materia prima, sono “strutturalmente destinati ad avere difficoltà a sostenersi in assenza di incentivi”. A mostrarlo è il nuovo Renewable Energy Report dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, il primo dei rapporti del team di ricercatori a mettere sotto un unico cappello fotovoltaico, eolico, biomasse e idroelettrico, che sarà presentato domani a Milano, ma che QualEnergia.it ha potuto sfogliare in anteprima.
La statistica per lo sviluppo equo e sostenibile parla toscano
Lo sviluppo equo e sostenibile ha bisogno di concretezza per trasformarsi da utopia a proposta reale; in ogni contesto, alla visione ideale deve accompagnarsi la solidità dei numeri. Un vincolo che rappresenta anche un limite importante per quanto riguarda le attuali possibilità italiane: in molti ambiti – si pensi alla contabilità legata al mondo dei rifiuti – le carenze informative sono ancora schiaccianti. A contraltare non mancano però eccellenze a avanguardie nella ricerca e nell’analisi per la sostenibilità, eccellenze che da oggi si arricchiscono di un rilevante valore aggiunto con l’inaugurazione del Centro interuniversitario di ricerca e servizi sulla statistica avanzata per lo sviluppo equo e sostenibile, a Pisa, cui ha presenziato anche Giorgio Alleva il presidente dell’Istat (l’Istituto che non a caso cura il rapporto Bes, dedicato proprio allo sviluppo equo e sostenibile in Italia).
Comuni rinnovabili, ecco la classifica dei migliori in Italia
La classifica del premio “Comuni Rinnovabili 2015″, presentato oggi da Legambiente, parte a dipanarsi lungo lo Stivale da un piccolo paese dell’Alto Adige, Campo Tures, che si piazza al primo posto. Il Comune ha infatti portato avanti «una lungimirante politica di interventi che ha permesso di arrivare a soddisfare l’intero fabbisogno energetico del territorio grazie a un mix di 7 tecnologie da fonti rinnovabili elettriche e termiche e alla gestione locale dell’intera filiera energetica (sia la rete elettrica che quella di teleriscaldamento sono di proprietà comunale). Nel Comune, di circa 5.200 abitanti, una cooperativa energetica con 1.500 soci tra cui lo stesso Comune, serve le circa 2.000 utenze, sia per la parte elettrica che per quella termica, con un risparmio medio del 30% rispetto ai prezzi di mercato. L’obiettivo ora è diventare un Comune a emissioni zero. Per questo, raggiunta l’autonomia energetica, l’amministrazione sta iniziando a lavorare sulla mobilità sostenibile con l’introduzione di mezzi pubblici a trazione elettrica e distributori con carburanti alternativi, dal biogas all’idrogeno».A Forlì è andato il premio Buona Pratica per l’innovazione in campo energetico per aver inaugurato recentemente il primo campo solare termico a concentrazione in Italia a servizio di utenze industriali: un progetto pilota che punta a sostituire i combustibili fossili con energie rinnovabili in un’area industriale di circa 20.000 m2 utilizzando solo materiali completamente riciclabili. Il piccolo Comune di Celle San Vito (Fg) si è aggiudicato il premio Buona Pratica per l’efficienza energetica, «per la capacità di portare avanti progetti finalizzati a riqualificare energeticamente edifici esistenti e di realizzare nuovi impianti da fonti rinnovabili integrati in strutture edilizie». I Comuni del solare sono tutti gli 8.047 dove è installato almeno un impianto solare fotovoltaico, mentre 6.803 Comuni hanno almeno un impianto solare termico. Per il fotovoltaico è il piccolissimo Comune di Macra (Cn) ad avere la maggior diffusione pro-capite, con una media di 176,5 MW/1.000 abitanti e una potenza assoluta di 9,7 MW in grado di coprire l’intero fabbisogno energetico elettrico del territorio. Secondo i dati di Terna, «al 31 dicembre 2014 complessivamente sono installati 18.854 MW». Il rapporto segnala una novità interessante: «Gli impianti sono stati realizzati senza incentivi diretti ma in regime di Scambio sul Posto o di Ritiro Dedicato», ma anche una cosa molto negativa: «Vi è il crollo degli interventi di bonifica dei tetti in amianto, per i quali gli investimenti sono proibitivi senza conto energia». I Comuni dell’eolico sono 700, con una potenza installata in crescita, pari a 8.736 MW. Secondo Terna, questi impianti «hanno permesso di produrre 14,9 TWh di energia, pari al fabbisogno elettrico di oltre 5,5 milioni di famiglie. Sono 323 i Comuni che si possono considerare autonomi dal punto di vista elettrico grazie all’eolico, poiché si produce più energia di quanta ne viene consumata». I Comuni del mini idroelettrico sono 1.160. Il Rapporto prende in considerazione gli impianti fino a 3 MW e la potenza totale installata nei Comuni italiani è di 1.358 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 5,4 TWh pari al fabbisogno di energia elettrica di oltre 2 milioni di famiglie. I Comuni della geotermia sono 484, per una potenza installata di 814,7 MW elettrici, 264,4 MW termici e 3,4 MW frigoriferi. Grazie a questi impianti nel 2014 sono stati prodotti circa 5,5 TWh di energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 2 milioni di famiglie. I Comuni delle bioenergie sono 2.415 per una potenza installata di 2.936,4 MW elettrici, 1.306,6 MW termici e 415 kW frigoriferi. «In particolare quelli a biogas sono in forte crescita – dice Legambiente – e hanno raggiunto complessivamente di 1.165,9 MW elettrici, 176,5 MW termici e 65 kW frigoriferi. Gli impianti a biomasse, nel loro complesso, hanno consentito nel 2014 di produrre circa 12 TWh pari al fabbisogno elettrico di oltre 4,4 milioni di famiglie».
La prima strada solare del mondo sta producendo più energia del previsto
La SolaRoad inaugurata nel novembre 2014 in Olanda, ha prodotto più di 3.000 chilowattora di energia, abbastanza per alimentare una singola famiglia per un anno. Sten de Wit, portavoce del progetto SolaRoad, ha detto in un’intervista rilasciata ad Al Jazeera America: « Se traduciamo questo in un rendimento annuo, ci aspettiamo più di 70kwh per metro quadro all’anno. Allo stadio di laboratorio, avevamo previsto questo come limite massimo. Quindi, possiamo concludere che il primo semestre dell’anno è stato un successo». De Wit ha aggiunto: «Non ci aspettavamo un rendimento così alto così in fretta». Il prototipo di strada solare, lungo 70 metri, è fatto di lastre di pavimentazione in calcestruzzo integrate con celle solari che sono protette da due strati di vetro di sicurezza, è stato costruito per il traffico di biciclette, un utilizzo riflette il messaggio ecologico della cultura ciclistica stradale dominante in Olanda. Ma la SolaRoad potrebbe sopportare anche il traffico pesante.
EDUCHIAMOCI AL RIUSO
Mentre noi adulti impariamo a smaltire i nostri rifiuti in modo differenziato, educhiamo i nostri figli al riuso dei materiali ad esempio: rivestire con carta colorata i contenitori del latte e dei succhi di frutta per crearci dei birilli poi con della carta pesta (ricavata da giornali) costruire una palla fatta di stracci o carta appallottolata che potrà essere successivamente dipinta e possono iniziare a sfidarsi tra amici con un nuovo gioco quello del tiro ai birilli. Lo sapevate che con 37 Lattine di alluminio si fa una nuova caffettiera, con 130 un monopattino e con 640 un cerchione per auto?