Crisi e territorio nella Relazione sullo stato dell’ambiente in Toscana
Dopo 5 anni d’attesa viene data alle stampe una nuova Relazione sullo stato dell’ambiente in Toscana, presentata ieri a Firenze. In un solo documento vengono assommate le competenze delle varie realtà regionali che si occupano, nel loro operato quotidiano, di monitorare l’ecosistema toscano con i suoi sottoinsiemi sociali e economici, in tutti i loro strettissimi rapporti. Regione, Arpat, Arrr, Ars, Irpet e Lamma si sono prodotte in un’analisi che arriva quasi al termine dell’attuale legislatura.
Nelle 152 pagine vi è una mole di importanti dati (e di corrispettive analisi), che ha il pregio di seguire i contorni dell’ambiente toscano lungo anni di crisi che hanno lasciato tracce profonde nella nostra Regione, e suggerisce le tendenze di quant’altro potrà adesso accadere. Un miglioramento generale delle varie matrici ambientali è evidente e questo è un segno positivo la relazione spazia dai cambiamenti climatici, alla green economy, passando per numerose determinanti ambientali. Per quanto riguarda i gas serra, ad esempio, è bene ricordare come le maggiori emissioni derivino dal riscaldamento domestico (26% in termini di CO2 eq). La produzione di rifiuti urbani, a partire dal 2011, è invece consistentemente diminuita (-5,6% nel 2011, -4,2% nel 2012 e -1,5 nel 2013), in una percentuale che nel triennio è stata pari al 10,8% rispetto al dato del 2010. In modo analogo è diminuito il dato pro capite, comunque tra le più alte a livello nazionale, mentre la percentuale delle raccolte differenziate a scala regionale dal 2009 al 2013 è di +6,96 punti. In ogni caso, nel 2013 ancora il 29% dei rifiuti indifferenziati è stato smaltito tal quale in discarica, l’8% è stato incenerito, mentre il restante 63% è stato avviato in impianti di trattamento meccanico o meccanico biologico. Si può dire che la green economy occupa in Toscana circa il 2.2% degli addetti alle imprese (al quale andrebbero aggiunti tutti gli addetti delle amministrazioni locali che si occupano della tutela ambientale): circa 14.460 sono impiegati nella raccolta, trattamento e fornitura di acqua, 7.590 nella raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti e recupero dei materiali, 1.600 nel settore energetico. Possiamo sapere, quindi, quante sono le imprese che operano su mercati formalmente riferibili ad ambiente/energia, anche se non è detto che queste imprese abbiano un ridotto impatto ambientale e/o che il loro processo produttivo sia ecosostenibile.
Acqua in Toscana: è la più cara d’Italia. Elevata dispersione idrica e tariffe in aumento
Le città toscane sono quelle dove l’acqua costa più cara in Italia. A dirlo è l’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, che per il decimo anno consecutivo ha analizzato i costi sostenuti dai cittadini per il servizio idrico integrato: «In Toscana aumento del 5,6 % rispetto al 2013. 526 euro: a tanto ammonta il costo annuale in Toscana, rispetto ai 355 euro di media nazionale. In testa Pistoia, Prato e Firenze con 563 euro e una variazione del 3,8% rispetto al 2013; seguono Siena e Grosseto con 562 euro e una variazione del 5,6%». Una differenza di prezzi che, notano da sempre le associazioni di categoria come Cispel, trovano spiegazione in buona parte nei maggiori investimenti sulla rete rispetto al contesto medio italiano, e nell’implementazione da parte della Toscana – prima Regione in Italia – del processo di riorganizzazione del servizio idrico integrato voluto dalla Legge Galli (ormai 14 anni fa) per arrivare all’obbligo, da parte del gestore, della copertura totale dei costi operativi e di investimento e al rispetto di standard di efficienza e produttività. Nonostante questo, la scheda acqua in Toscana del dossier Cittadinanzattiva sottolinea comunque come ancora, in Toscana, «si registra una dispersione idrica media del 36%. Lo spreco maggiore si registra a Massa (54%); segue Siena (47%)». Per quanto riguarda le agevolazioni tariffarie, Cittadinanzattiva ricorda che «in Toscana, Publiacqua (gestore idrico di Firenze, Pistoia e Prato) e Autorità Idrica Toscana hanno previsto delle agevolazioni tariffarie per quelle famiglie che si trovano in condizioni socio-economiche disagiate. Nel caso di Arezzo, i nuclei familiari residenti con Isee fino a 8.030 euro possono chiedere l’applicazione di tariffe agevolate sull’intero servizio idrico integrato. GAIA Spa (gestore idrico di Massa e di Carrara) mette a disposizione degli utenti delle agevolazioni tariffarie che consentono di abbattere fino a oltre il 50% il costo della bolletta dell’acqua: sono le agevolazioni Isee e famiglie numerose. Nel caso di Siena e Grosseto, hanno diritto ad ottenere le agevolazioni, nella misura e nei modi previsti dal Regolamento, i titolari di utenza domestico residente. Nel caso di Livorno, hanno diritto alle agevolazioni nuclei familiari con un indicatore Isee fino a 9.143 euro. Nel comune di Lucca, possono partecipare al bando per l’erogazione dei rimborsi i nuclei familiari con un reddito Isee non superiore a 17.000 euro».
La ripresa del fotovoltaico italiano parte dai piccoli impianti. Nel 2014 650mila connessioni
Il parco fotovoltaico installato in Italia è il terzo nel mondo. Secondo ANIE Rinnovabili di Confindustria, che rappresenta le imprese costruttrici di componenti e impianti per la produzione di energia da fotovoltaico, eolico, biomasse e geotermia, mini idraulico, il fotovoltaico italiano a fine 2014 tocca quota 648.183 impianti installati nel Paese, con una potenza totale di 18.325 MW, arrivando a pesare per quasi il 15% sul totale installato nel mondo». Infatti, il parco fotovoltaico installato in Italia è il terzo nel mondo, dietro solo alla Germania e alla Cina, e prima di Usa e il Giappone. Nel 2014 il solare italiano ha visto una crescita degli impianti di piccola taglia: L’incrocio del numero di impianti installati nel 2014 (50.571 unità) con il valore della potenza implementata (385 MW) evidenzia che a farla da padrone lo scorso anno sono stati proprio gli impianti del settore residenziale, dice ANIE Rinnovabili.
Incentivare l’eolico? Conviene al sistema Paese
Con la realizzazione di nuove aste e registri per l’eolico, nei prossimi 6 anni il sistema vedrebbe ridursi la componente A3 della bolletta elettrica di 2 miliardi di euro. A dirlo è lo studio Costi e benefici dell’eolico. Effetti dell’incentivazione della generazione eolica sul sistema italiano, commissionato da Anev ed elaborato da eLeMeNS, che ha stimato i costi e i benefici dell’eolico italiano in termini di gettito fiscale, benefici territoriali e prezzo dell’energia (PUN). Nell’estate del 2014 si è chiusa la prima fase degli incentivi erogati in base a quanto disposto dal Dm 6 luglio 2012. Chiusa tale prima fase, gli operatori sono in attesa dell’approvazione di un dispositivo di legge che disciplini l’adozione di nuovi incentivi. Lo studio dimostra che “l’adozione di nuovi contingenti di incentivazione per l’eolico appare opportuna in quanto i benefici connessi alla realizzazione dei nuovi impianti (riduzione del prezzo elettrico, gettito fiscale, royalties ai Comuni) risulterebbero superiori rispetto ai costi di incentivazione”.
Quanto costano davvero le discariche all’Italia
L’Europa si scorna con le discariche italiane almeno dal 2007, anno della prima condanna per le inadempienze del nostro Paese, e il salatissimo conto si avvicina ora al saldo: una somma forfettaria di 40 milioni di euro, più altri 42,8 di penalità per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure richieste. Il ministro dell’Ambiente italiano, Gian Luca Galletti, è volato oggi a Bruxelles per mediare con il collega europeo Karmenu Vella e provare a contenere i danni provocati dal mancato rispetto sulle norme europee per la gestione delle discariche. Galletti chiederà che non venga comminata almeno la seconda parte della multa, ma le sensazioni in merito non sono positive. Di fronte al peggio Was, think tank italiano sulla gestione dei rifiuti, propone dunque di guardare al futuro con visione costruttiva: La multa europea di 80 milioni di euro per la scorretta gestione delle discariche è una brutta notizia per il Paese. Ma questi soldi – che vanno comunque pagati – potrebbero essere recuperati con alcune scelte sul sistema di gestione dei rifiuti. Secondo le stime prodotte da Was, infatti, riciclando 336mila tonnellate aggiuntive di carta (pari al 5% della produzione annua di rifiuti di carta) si otterrebbero benefici netti per il sistema Paese pari all’importo della sanzione europea. Lo stesso si otterrebbe incrementando il riciclo del vetro di 555mila tonnellate (il 25% della produzione annua di rifiuti urbani di tale materiale), oppure se «si avviassero al riciclo altre 221mila tonnellate di plastica (il 6% della produzione annua di rifiuti urbani di plastica).
Turismo geotermico: il 2014 fa segnare il record di 58mila visite in Toscana
Non si ferma la geotermia toscana di Enel Green Power, non solo per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile che provvede al 26,5% del fabbisogno elettrico regionale, ma anche per il grande valore che va sempre di più assumendo dal punto di vista culturale e turistico. I dati ufficiali 2014 sul turismo geotermico, infatti, rivelano che il Museo della Geotermia e il soffione dimostrativo di Larderello sono stati visitati da 27.963 persone, dato che costituisce un record assoluto. Grandi risultati anche per il Parco delle Biancane, il trekking geotermico lungo il sentiero “Geotermia & Vapore” da Sasso Pisano a Monterotondo M.mo, le manifestazioni naturali, le Centrali Aperte e gli eventi della stagione estiva tra i territori di Radicondoli, Chiusdino, Amiata senese e aree tradizionali, le terme etrusco romane di Sasso Pisano nel Comune di Castelnuovo Val di Cecina e la filiera agricola della Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili del Co.Svi.G. (Consorzio Sviluppo Aree Geotermiche) che hanno fatto registrare oltre 30.000 visite. Complessivamente, in Toscana il turismo geotermico tra le province di Pisa, Siena e Grosseto si attesta a 57.963 visite. Mi viene da pensare quanto beneficio avrebbe portato il parco eolico di Ginezzo al turismo di Cortona.