In Messico si può riciclare plastica senza l’acquaShare on print
Si può riciclare plastica senza sprecare una sola goccia d’acqua. Lo ha dimostrato Ak Inovex, azienda messicana che ha sviluppato la nuova tecnologia. Il processo non richiede liquidi, e ha la capacità di elaborare plastiche differenti come polistirolo, PET e ABS (acrilonitrile butadiene stirene) utilizzando lo stesso tipo di macchinari. In genere, plastica viene lavata con detersivi e poi a terra quando si trova in pezzi più piccoli o perline, che devono poi essere essiccati per cristallizzarsi.
Ciò avviene esponendoli a 180° e raffreddando infine il tutto di nuovo con acqua.La tecnologia sviluppata da Marco Adame, fondatore Ak Inovex, è in grado invece di trattare più del 90% di qualsiasi tipo di plastica , evita lo spreco di acqua e riduce i costi di produzione della metà senza ridurre la qualità del pellet (le perline di plastica riciclata ), evitando il passaggio attraverso stadi con forti sbalzi di temperatura.Poiché si tratta di un metodo più semplice, richiede meno spazio e impiega la metà dell’energia. Tutto ciò rende il processo di riciclaggio più redditizio.
Acqua potabile dal mare con il desalinatore portatile solare
Le tecnologie di desalinizzazione potrebbero un giorno rivelarsi la salvezza per le tutte quelle regioni nel mondo in cui l’acqua potabile scarseggia. Usare il tempo futuro è però d’obbligo perché attualmente questi dispositivi richiedono processi costosi e un alto consumo energetico. A facilitare il raggiungimento dell’obiettivo in tempi più ridotti potrebbe però essere Desolenator, piccolo desalinatore portatile solare. Il team di progettisti e sviluppatori di Desolenator promette infatti il più basso costo per litro di acqua potabile prodotta mai raggiunto prima da qualsiasi altro sistema, disponibile nella sua stessa taglia. Il dispositivo assomiglia esteticamente a un pannello solare termico su ruote; in realtà la superficie superiore è rivestita di moduli fotovoltaici che danno energia al processo di osmosi inversa, una tecnica in cui membrane specializzate sono usate per filtrare le particelle indesiderate (in questo caso il sale dell’acqua marina).
Acqua potabile dalle acque reflue, l’ultima magia della Silicon Valley
Bere acqua estratta dalle proprie urine può sembrare un fantasioso espediente da narrativa fantascientifica, come insegna il romanzo Dune di Frank Herber, o nel migliore dei casi una tecnologia allettante per le missioni aerospaziali. Ma per i funzionari della Silicon Valley Advanced Water Purification Center si tratta invece solo del prossimo passo verso una fornitura di acqua potabile sicura agli abitanti di Santa Clara County. Il nuovo impianto hi-tech, attivato a luglio di quest’anno nel centro di depurazione, è in grado, infatti, di trattare efficacemente le acque reflue urbane per restituire acqua al 100% potabile. Costato ben 72 milioni di dollari, il nuovo impianto è il più avanzato del suo genere negli Stati Uniti grazie ad un sofisticato sistema multistep di microfiltrazione, osmosi inversa e raggi ultravioletti. L’acqua purificata risultante ha un tasso di STD (solidi totali disciolti) di 40 parti per milione, contro le 215 parti per milione riscontrate in media nell’acqua potabile dell’intera Contea (il limite massimo di contaminanti presenti consentito è 500 parti per milione).
SISTRI: si avvicina la scadenza del 1 aprile
Le imprese che non hanno versato il contributo SISTRI relativo all’anno 2014 possono versarlo, senza incorrere in sanzioni, entro il 31 marzo 2015. La legge di conversione (L. n. 11/2015) del decreto “Milleproroghe” (d.l. n. 192/2014, art. 9, comma 3, lettera c)) ha posticipato al 1 aprile 2015 l’applicazione delle sanzioni per mancata iscrizione e mancato versamento del contributo annuale. Si ricorda che il contributo è dovuto dalle imprese che producono, trasportano e trattano rifiuti pericolosi. I produttori di rifiuti pericolosi hanno l’obbligo di iscrizione al SISTRI solo se l’impresa occupa più di dieci dipendenti.
Biomasse, Antitrust contro gli incentivi alla sansa di oliva
L’AGCM interviene contro gli incentivi alla produzione di energia e biocarburanti da sansa di oliva: “potrebbero comportare una crescita artificiosa dei prezzi della sansa, turbando le condizioni di approvvigionamento degli altri settori industriali che usano la stessa materia prima, in modo particolare quello alimentare.”
Da Arpat news apprendiamo su Podere Rota: precisazione in merito ad una notizia diffusa da CSAI
Sul sito del CSAI (Centro Servizi Ambiente Impianti spa) che gestisce la discarica di Podere Rota, è stata pubblicata una notizia (Concluse le ispezioni ARPAT 2014 su Podere Rota) il cui contenuto tende a far credere che i risultati dell’attività di controllo svolta dall’Agenzia riguardo all’impianto nel 2014 hanno verificato che tutto andava bene, che non si erano verificate maleodoranze e che – per un qualche motivo non precisato – gli esiti dell’ispezione ambientale ARPAT relativa all’Autorizzazione Integrata Ambientale non potevano essere pubblicati.
Riteniamo opportuno effettuare alcune precisazioni:
la discarica di Podere Rota, come è ampiamento noto, è oggetto da molto tempo di numerose segnalazioni di maleodoranze da parte dei cittadini, che in alcuni periodi (anche nel 2014) sono state particolarmente frequenti (ad esempio nel mese di ottobre 2014). Proprio in seguito a quelle segnalazioni ed agli accertamenti svolti, con comunicazione del responsabile del Dipartimento ARPAT di Arezzo del 17.11.2014 agli enti interessati, all’Osservatorio ed al CSAI si evidenziava che “si rendano necessari, in relazione alla criticità del sito sopraevidenziata, ulteriori sforzi per prevenire e contenere le emissioni odorigene all’esterno. A tal fine si ritiene che il gestore debba approfondire, già in fase di accettazione iniziale delle diverse tipologie di rifiuti, gli aspetti connessi al potenziale odorigeno (anche in modo empirico seppur standardizzabile) avendo cura, come richiede la caratterizzazione di base, di tener conto delle variabilità dei processi di provenienza. Ciò consentirà allo stesso di verificare il rispetto delle condizioni di accettazione in fase di “verifica in loco” e di adottare gli specifici provvedimenti. E’ parere altresì che il tutto debba far parte di uno specifico piano di gestione degli odori (individuazione dei flussi e dei conferitori, misure da adottare) che il gestore debba redigere e presentare agli enti e che, previa valutazione, possa far parte dell’atto autorizzativo.” ; ARPAT da sempre svolge una intensa attività di controllo sull’impianto, assicurando piena trasparenza ai suoi esiti (vedi ad esempio Podere Rota: le criticità individuate in discussione nella Conferenza dei Servizi e Consiglio Provinciale aperto sulla discarica di Podere Rota); l’impianto è oggetto di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), rilasciata dalla Provincia, e le relative informazioni sono disponibili sul sito dell’Agenzia. Va sottolineato che proprio in base all’autorizzazione, il gestore ha l’obbligo di non produrre odori fuori del perimetro aziendale; L’attività di controllo relativo agli impianti AIA (vedi scheda informativa su questa tipologia di aziende) svolta dall’Agenzia è complessa, in quanro riguarda tutti gli aspetti di funzionamento degli impianti (emissioni in atmosfera, scarichi idrici, gestione dei rifiuti, stato di qualità della falda, ecc.), e quindi viene svolta attraverso diversi sopralluoghi. A conclusione di tutte le attività di controllo viene quindi redatto un “Rapporto di ispezione” che costituisce il documento nel quale sono compresi tutti i risultati degli accertamenti svolti (vedi ultimo attualmente disponibil: Relazione di ispezione 2013); la notizia pubblicata sul sito del CSAI in realtà fa riferimento al verbale di un sopralluogo effettuato, e non al rapporto di ispezione AIA 2014 conclusivo. Questo è ancora in corso di redazione (proprio per la complessità e numerosità degli accertamenti svolti) da parte del Dipartimento ARPAT di Arezzo e sarà presto reso disponibile. Il verbale citato dal CSAI, rilasciato all’azienda, peraltro, richiedeva anche documentazione integrativa relativa a vari temi, da valutare da parte dell’Agenzia ai fini della redazione del rapporto di ispezione finale; anticipando anche gli esiti del rapporto di ispezione 2014, si sottolinea come questo confermerà quanto scritto nella citata lettera a Provincia e Comune dello scorso 17.11.2014; Come si può capire si tratta quindi di una situazione complessa, le maleodoranze ci sono ed occorrono sforzi ulteriori per evitarle. Con la sua attività di controllo l’Agenzia sta operando perchè questo effettivamente avvenga, e gli enti competenti possano disporre nei confronti del gestore quanto necessario.
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