Tutte le novità in campo energetico dopo il milleproroghe
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge 27 febbraio 2015, n. 11, di conversione del decreto legge n. 192/2014 (“Milleproroghe”), dal 1° marzo 2015 sono in vigore una serie di proroghe in materia di energia. La versione definitiva del Milleproroghe oltre a confermare quanto già previsto dal decreto legge per ciò che riguarda la fiscalità agroenergetica e le accise per la cogenerazione, ha visto l’introduzione di altre tre disposizioni che meritano di essere segnalate.
Fiscalità agroenergie:
E’ stato confermato il rinvio al 2016 per l’entrata in vigore della “stangata” fiscale sulle agroenergie, che si sarebbe dovuta applicare dal 1° gennaio 2015. Dal prossimo anno, cesserà definitivamente l’applicazione del reddito catastale agli imprenditori agricoli che producono energia da fotovoltaico e da prodotti del fondo, con l’introduzione di una nuova determinazione del reddito calcolata apportando ai corrispettivi delle cessioni assoggettate ad IVA un coefficiente di redditività del 25%. Ciò significa, in altre parole, calcolare sulle entrate derivanti dalla produzione fotovoltaica e agroenergetica dell’imprenditore agricolo una quota del 25%, valore che dovrà entrare a far parte, insieme al reddito agrario, degli imponibili ai fini delle imposte dirette. Nel posticipare di un anno l’entrata in vigore di queste novità fiscali, proroga per tutto il 2015 l’applicazione della soluzione transitoria già applicata per l’anno 2014, secondo quanto previsto dal Dl 66/2014. Tale soluzione, lo ricordiamo, consiste in una franchigia al di sotto della quale l’attività di produzione di energia viene considerata ancora produttiva di reddito agrario e a cui non si applica quindi il coefficiente di redditivitàdel25%.
Accisa agevolata cogenerazione: Si proroga di un anno, al 31 dicembre 2015, l’attuale calcolo dell’accisa agevolata riservata alla cogenerazione. Quindi, fino alla fine di quest’anno, continuerà ad applicarsi la metodologia di calcolo stabilita dalla Delibera 16/98, con la riduzione del 12% dei parametri.Impianti fotovoltaici in zone colpite da calamità. Viene prorogato al 30 settembre 2015 il termine ultimo entro cui devono entrare in esercizio gli impianti fotovoltaici iscritti in posizione utile nei Registri GSE del Quinto Conto energia e da realizzarsi “in zone che, nel corso degli anni 2012 e 2013, sono state per qualsiasi motivo riconosciute colpite da eventi calamitosi con provvedimenti normativi o amministrativi”. Inoltre, gli impianti a fonti rinnovabili già autorizzati alla data del 30 settembre 2012, entrando in esercizio entro il 31 dicembre 2015, potranno beneficiare degli incentivi vigenti alla data del 6 giugno 2012 (e cioè del Quarto Conto energia per il fv e del Dm 18 dicembre 2008 per le altre fonti). Il precedente termine era il 31 dicembre 2014.
Libretto centrale impianti termici
Viene differito al 31 dicembre 2015 il termine (scaduto il 25 dicembre 2014) per l’espletamento degli adempimenti relativi all’integrazione del libretto di centrale degli impianti termici civili con potenza nominale superiore a 35 kW (adempimenti previsti dall’articolo 284, comma 2, del Dlgs 152/2006).
La guerra alle Biomasse
Dopo le guerre per il carbone e per il petrolio, nei prossimi anni prepariamoci alle guerre per la biomassa. La provocazione l’ha lanciata lo scorso novembre a Düsseldorf, intervenendo alla Conferenza internazionale del cluster Clib2021, Heiner Grussenmeyer, direttore Ricerca e Sviluppo della Stora Enso, il colosso finno-svedese operante nella produzione di pasta cellulosa e carta a livello mondiale. La volatilità dei prezzi del petrolio e le risorse fossili limitate stanno spingendo i maggiori colossi dell’industria chimica, e non solo, verso l’utilizzo di materie prime alternative: colture alimentari, scarti delle produzioni agricole e rifiuti. La parola d’ordine è sostenibilità: non solo economica ma anche ambientale. E la biomassa è una risorsa rinnovabile ma scarsa, distribuita non in modo omogeneo sul nostro pianeta. Nel caso delle colture alimentari il suo impiego industriale si scontra con la domanda crescente di cibo nel mondo. Per questo motivo, l’Unione europea ha di fatto bloccato qualsiasi sviluppo della cosiddetta prima generazione di biocarburanti, quelli che derivano dall’impiego di materie prime agricole, come grano e mais. Ma ci sono scarti agricoli e rifiuti in grado di alimentare l’intera bioeconomia? La situazione che si va delineando a livello globale è difficile: da una parte la domanda di biomassa cresce e si indirizza non solo alle bioenergie ma anche ai cosiddetti biomateriali, dall’altro si proiettano verso il mercato mondiale della bioeconomia paesi che offrono ampia disponibilità di biomassa come Malesia, Canada, Brasile, ma anche i paesi dell’Europa settentrionale e la Russia, che detengono un enorme patrimonio forestale. Ma come si definisce esattamente la biomassa? La frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani. Sostenere con forza che la contrapposizione tra prima e seconda generazione di biocarburanti non ha senso, in uno studio tedesco su quali materie prime agricole sono migliori per gli usi industriali si scrive espressamente che tutti i tipi di biomassa dovrebbero essere accettati per usi industriali. La scelta dovrebbe dipendere da quanto la biomassa può essere prodotta in modo sostenibile ed efficiente. come previsto dagli obiettivi ambiziosi fissati dalla Red, perché essa porta all’allocazione sistematica delle biomasse a scopi energetici a scapito dei materiali…
Il fotovoltaico a concentrazione sbarca sul tetto di casa?
L’efficienza del fotovoltaico a concentrazione potrebbe arrivare presto sui tetti di casa. O almeno questo è quanto promette una tecnologia innovativa sviluppata dai laboratori della Penn State University. Un modulo fotovoltaico compatto e low-cost che integra celle efficientissime e un dispositivo concentratore da 200 X. La peculiarità del fotovoltaico a concentrazione o CPV è quella di abbinare costose celle FV dalle efficienze record a dispositivi ottici per concentrare la luce e inseguire il movimento del sole. Di solito però si tratta di impianti ingombranti, poco adatti al mercato del residenziale. Questo potrebbe cambiare grazie a una nuova tecnologia messa appunto alla Penn State University (in allegato in basso lo studio uscito su Nature Communications). Il segreto sta nell’avere integrato celle FV multi-junction, il top in quanto a prestazioni con efficienze superiori al 40% (contro il circa 20% delle convenzionali celle al silicio cristallino), in un sistema ottico di concentrazione e inseguimento racchiuso in un pannello piano, potenzialmente molto economico da produrre e dalla stessa facilità di installazione di un normale modulo FV cristallino. In pratica nei nuovi moduli della Penn State, celle multi-junction all’arseniuro di gallio da 1 millimetro quadro l’una (create in collaborazione con la University of Illinois) sono racchiuse in un sandwich di plastica stampata in 3D. Lo strato superiore è fatto di una sorta di micro-lenti di ingrandimento, la parte inferiore è un sistema di piccolissimi specchi concavi. Assieme le micro-lenti e micro-specchi riescono ad aumentare di 200 volte la quantità di luce che colpisce le celle FV. Completa il tutto un sistema di tracking, sempre di dimensioni micro, che spostando il dispositivo di un solo centimetro riesce a mantenerlo “a fuoco”, seguendo il sole per 8 ore di spostamento. L’idea è che questo modulo CPV ad inseguimento possa essere installato sui tetti nello stesso spazio che occuperebbe un impianto FV convenzionale, ma è in grado di produrre molta più elettricità.
Biometano, si parte: “nel 2020 coprirà il 20% dei consumi del trasporto a metano”
Dopo la pubblicazione dell’attesa, per 18 mesi, delibera c’è ottimismo per la nascita di una solida filiera tutta nazionale del metano rinnovabile. Le opportunità più interessanti nell’autotrazione: il 75% dei mezzi a metano d’Europa è in Italia e il biometano può contribuire agli obiettivi Ue sulle rinnovabili nei trasporti. La delibera dell’Autorità sul biometano ad aprile, quando il GSE, in base a quella stessa delibera, dovrebbe aver completato il regolamento, il settore in Italia dovrebbe essere pronto a partire e ci sono molte aspettative. Ricordiamo il biometano è un gas ottenuto dalla purificazione del biogas derivante dalla digestione anerobica di sostanze organiche.
Aperte fino al 13 marzo le iscrizioni al “Premio all’innovazione amica dell’ambiente”
Resteranno aperte fino al 13 marzo 2015 le iscrizioni online per partecipare alla selezione del “Premio all’innovazione amica dell’ambiente”, riconoscimento ideato da Legambiente rivolto all’innovazione in campo ambientale delle imprese italiane sia private che pubbliche. Il bando 2015 è rivolto alle imprese (private, pubbliche, individuali, cooperative, consortili, organizzazioni non profit) che producono beni o erogano servizi. La partecipazione è gratuita ed è aperta anche alle amministrazioni pubbliche, alle istituzioni scientifiche, agli istituti universitari, ai liberi professionisti e alle associazioni di cittadini.
L’obiettivo è quello di valorizzare i progetti che riescono a coniugare eco-innovazione e innovazione sociale, occupandosi di aspetti quali:
la condivisione, consumo collaborativo e accessibilità a beni e servizi
l’accessibilità e condivisione della conoscenza (open data e software non proprietari)
la centralità dei bisogni, sia individuali che di comunità, compreso il bisogno di vivere in città sicure e resilienti ai cambiamenti sociali, economici e climatici
la rigenerazione anziché generazione di beni e del patrimonio costruito e ricorso alle risorse rinnovabili (non solo energetiche), nonché risparmio e uso efficiente delle risorse.
I progetti dovranno inserirsi nei seguenti ambiti:
suolo, agricoltura e sistemi alimentari
sistemi e comunità energetiche
abitare in comunità smart
comunità smart in movimento
green economy per comunità smart.
Tra i parametri che influenzeranno la valutazione finale, la riduzione di emissioni inquinanti e climalteranti e l’efficienza nell’uso delle risorse in tutte le fasi del progetto (leggi qui gli altri parametri).
Il vincitore del Premio avrà il diritto di utilizzare per un anno il logo “Innovazione Amica dell’Ambiente” (la lampadina dalla foglia verde affiancata al Cigno di Legambiente) sulla comunicazione legata all’innovazione premiata.
Per partecipare è necessario compilare online, entro il 13 marzo 2015, la domanda di partecipazione e la scheda tecnica del progetto.
Per informazioni: Teresa Borgonovo – Fondazione Legambiente Innovazione
Tel. 02 97699322 – 97699301
e-mail: osservatorioimpresa@legambiente.org
Un’importante studio sull’accettabilità delle fonti rinnovabili da parte dei cittadini toscani
Come emerge da numerosi sondaggi di opinione (vedi ad esempio Eurobarometro) i cittadini europei – e tra loro anche quelli italiani – sono favorevoli allo sviluppo delle fonti di energia alternativa, soprattutto per i benefici attesi in termini di impatto ambientale. Le energie rinnovabili vengono infatti percepite come una fonte rispettosa dell’ambiente, il cui utilizzo è prioritario per risolvere la più grave minaccia ambientale del pianeta (il riscaldamento globale). L’ambiente e la sua difesa sono la principale motivazione che spinge i cittadini a sostenere queste fonti, è sempre l’ambiente a muovere gli stessi cittadini nell’opporsi alla costruzione di impianti alimentati da energia alternativa. Il problema che molti sentono è soprattutto quello di essere maggiormente informati sulle caratteristiche e le potenzialità di queste fonti e di essere chiamati a partecipare alle scelte di localizzazione degli impianti che interessano il territorio dove essi vivono e lavorano. Secondo uno studio dell’ARPAT Regionale, tra le fonti rinnovabili, quelle che sembrano maggiormente “colpite” in termini di accettabilità sociale, sono le biomasse, in particolare per questi motivi:
la conversione energetica avviene tramite il processo di combustione con emissione al camino di potenziali inquinanti: la combustione viene percepita come un elemento negativo diventando spesso quasi sinonimo di inquinamento dell’aria l’assimilazione delle biomasse ai rifiuti, il cui incenerimento suscita una forte opposizione per il timore delle possibili emissioni di prodotti tossici, in particolare le diossine (impianto biomasse = inceneritore) il rischio di sovradimensionamento degli impianti rispetto alla reperibilità della materia prima in un ambito locale e regionale (necessità di importare la materia prima, aumentando l’impatto del trasporto, trasformazione delle colture agroalimentari in colture energetiche, necessità di altro tipo di risorse es. rifiuti urbani) in coerenza con la programmazione territoriale, energetica ed ambientale (eccesso di impianti sul territorio, carenza di infrastrutture di servizio, divario tra domanda e offerta di energia a livello locale, svalutazione del patrimonio ambientale, artistico ed ambientale, vocazione dello sviluppo locale, sottovalutazione dell’obiettivo di risparmio energetico) mancanza di informazione e coinvolgimento della popolazione interessata e degli enti istituzionali e non presenti sul territorio (progetti calati dall’alto, esclusione dal processo decisionale, dubbi sui veri obiettivi, lotta politica, consenso sociale, accettabilità locale) dubbi sugli investimenti di privati nel settore della gestione di beni comuni (business redditizio anche a causa degli incentivi pubblici che alterano il mercato) È evidente, guardando queste motivazioni che spingono gli oppositori, che le biomasse sono – fra tutte le FER – quelle più strettamente integrate con il territorio e ciò accresce la sensibilità dei cittadini a possibili effetti non solo sull’ambiente, ma sulle attività economiche, sulla viabilità, sulla gestione del patrimonio forestale etc. I conflitti e i movimenti contrari che si creano attorno a questi tipi di impianti hanno come prima conseguenza la dilatazione dei tempi necessari per la realizzazione delle opere. In questo contesto un ruolo importante lo giocano le amministrazioni locali che devono cercare un equilibrio tra perseguire il raggiungimento dei target e programmi nazionali di sviluppo delle fonti rinnovabili e preservare la popolazione residente da impatti negativi su salute, patrimonio naturalistico e paesaggistico. In ogni caso, l’opposizione dei cittadini alla costruzione degli impianti influenza fortemente l’operato degli amministratori cui compete il rilascio delle autorizzazioni. Una delle possibili strategie che possono essere messe in campo per prevenire e/o affrontare questi conflitti è l’investimento in termini di conoscenza: i cittadini infatti desiderano essere informati e la circolazione delle informazioni è lo strumento principale, sia in fase progettuale dell’impianto (es. localizzazione degli impianti) che in fase di esercizio dell’impianto stesso (es. trasparenza nei controlli). In questa analisi specifica quello che ci interessa andare a vedere all’interno dell’archivio creato sono quelle situazioni ostative che da una parte hanno contribuito a bloccare la nascita di alcuni di questi impianti, dall’altra vedono cittadini, comitati, forze politiche “protestare” contro impianti esistenti. Nell’archivio, aggiornato al 31/12/2014, sono stati quindi censiti non solo gli impianti in esercizio sul territorio toscano, ma anche quelli che non lo sono. Dei 117 impianti censiti, infatti, 67 impianti risultano in esercizio, contro i 40 che non lo sono. Per 10 impianti non abbiamo informazioni sulla loro realizzazione. Prima di passare ad analizzare gli impianti in esercizio in Toscana, guardiamo brevemente i 40 che non risultano in esercizio, analizzando in particolare i 22 che hanno registrato un qualche tipo di opposizione da parte di cittadini e/o comitati.
17 i casi in cui l’autorizzazione è stata negata da parte dell’amministrazione competente: in 8 casi si è registrata un’opposizione proveniente da comitati di cittadini; in 4 casi tale opposizione si è manifestata attraverso esposti che hanno avuto come oggetto l’autorizzazione alla ditta, in un caso attraverso un ricorso alla giustizia amministrativa per la revoca dell’autorizzazione data. In 4 casi si è registrato anche il ricorso alla giustizia amministrativa da parte del proponente per la revoca dell’atto di diniego (47% di situazioni conflittuali)
9 gli impianti autorizzati ma non ancora realizzati: solo tre di questi impianti non registrano un’opposizione da parte di cittadini e/o comitati; tra gli altri troviamo sia il ricorso alla giustizia amministrativa da parte dei cittadini per la revoca dell’autorizzazione data (4 casi) che esposti di cittadini che hanno come oggetto l’autorizzazione alla ditta (2 casi). In 4 casi si registra la presenza di un comitato di cittadini che si oppone all’impianto (67% di situazioni conflittuali)
5 i progetti ritirati da parte della ditta proponente: in quasi tutti i casi (4) c’è stata un’opposizione da parte dei comitati di cittadini, anche supportata da esposti indirizzati ad ARPAT ed altre istituzioni, che avevano come oggetto proprio l’autorizzazione all’impianto (80% di situazioni conflittuali)
7 gli impianti il cui iter autorizzativo risulta ancora in corso: in 3 casi si rileva un’opposizione da parte di comitati o cittadini singoli (57% di situazioni conflittuali)
Gli impianti in esercizio e le forme di opposizione
Dei 67 impianti in esercizio circa la metà (32) ricevono o hanno ricevuto un’opposizione da parte di cittadini, comitati, forze politiche. In 16 casi l’opposizione è portata avanti da cittadini riuniti in comitati. In quasi tutti i casi sono stati presentati esposti ad ARPAT. I motivi di tali esposti sono il rumore, i fumi ecc..In 9 casi si registrano anche ricorsi alla giustizia amministrativa per la revoca dell’autorizzazione. In 12 casi i cittadini hanno anche esercitato il loro diritto di accesso ai documenti amministrativi e/o ambientali relativi all’impianti contestato. Per quanto riguarda la distribuzione geografica degli impianti in esercizio che risultano contestati il quadro è il seguente:
Provincia Impianti contestati % impianti contestati N° impianti censiti % impianti contestati su censiti
Arezzo 9 28,1 12 75,0
Firenze 5 15,6 11 45,5
Grosseto 5 15,6 15 33,3
Lucca 3 9,4 4 75,0
Pisa 3 9,4 11 27,3
Siena 3 9,4 5 60,0
Livorno 1 3,1 2 50,0
Massa Carrara 1 3,1 1 100,0
Prato 1 3,1 2 50,0
Pistoia 1 3,1 4 25,0
tot 32 100% 67 47,8%