Uno spettro si aggira per l’Italia: l’impianto che produce energia elettrica attraverso lo sfruttamento di fonti alternative e rinnovabili
Sembra assurdo ma è così: c’è talmente tanta paura nei confronti degli impianti per la produzione di energia elettrica attraverso lo sfruttamento di fonti alternative e rinnovabili che una Regione, (peraltro non delle più arretrate), come la Toscana, è arrivata addirittura a imporre una moratoria su tutti i progetti per lo sfruttamento della geotermia.
Senza distinguere peraltro sulla taglia tra bassa, media e alta. Qualcuno potrà pensare, però, come sia naturale che una Regione dove storicamente è stata sfruttata tale fonte energetica, e non sempre con l’adeguato rispetto per il territorio, voglia imporre a sé stessa una certa prudenza. Ma non è così: polemiche ci sono egualmente in Umbria, nel Lazio e ovunque si propongano impianti per lo sfruttamento di energie alternative. Purtroppo questa diffusa opposizione di comitati che si autodefiniscono ambientalisti è contro le rinnovabili che conosciamo e in questi anni ha aiutato parecchio i difensori dei fossili. La prima delle “nuove” rinnovabili che iniziò a essere competitiva fu il vento, il fenomeno prese avvio con l’opposizione alle pale eoliche (si ricorderà quelle per l’impianto di Ginezzo) responsabile di devastazioni inenarrabili; questi benpensanti arrivarono a definire ecomostri le 16 pale eoliche. Poi appena iniziò a diffondersi il fotovoltaico, dagli stessi personaggi fu definito distruttore di paesaggio e accusato di mettere in discussione la vocazione agricola di tante aree pregiate del nostro Paese. Polemica insensata, se si guarda qual’era l’utilizzo precedente dei territori dove è stata collocata la centrale fotovoltaica di Malalbergo. Queste polemiche hanno fatto si che il governo abbia eliminato qualsiasi incentivo destinato agli impianti a terra. Se poi qualcuno propone un impianto solare termodinamico (innovazione di cui a parole tutti vanno fieri, visto che si deve al premio Nobel Carlo Rubbia) , apriti cielo! Si grida alla colonizzazione, alla distruzione del paesaggio e dell’agricoltura. Stessa filosofia, quella che mette in discussione il biogas anche quando il progetto riguarda un impianto di poche centinaia di kW. Come l’impianto di Pietraia, che libererebbe la nostra valdichiana da un’ulteriore inquinamento da nitrati consolidando lo sviluppo degli allevamenti suinicolo, ne viene vietato l’utilizzo dei liquami zootecnici. Nulla di nuovo? Nulla di nuovo è vero, se non il fatto , a mio avviso preoccupante che, queste contestazioni aumentano di giorno in giorno e sembrano destinate a crescere di pari passo con l’affermarsi della generazione distruttiva. Il punto mi pare che sia proprio questo e su questo che si dovrebbero interrogare le associazioni ambientaliste più grandi e più serie e chi lotta per affermare le ragioni dell’ambiente anche in politica: se ci si batte per un futuro fondato su rinnovabili e efficienza e per il superamento dell’era fossile si deve coerentemente capire che questo può avvenire solo sfruttando tutte le fonti rinnovabili e in maniera diffusa sul territorio. Siamo disposti o no a fare una battaglia culturale su questo? Non si tratta, come è ovvio, di rinunciare a chiedere, anzi a pretendere che un impianto eolico debba essere inserito con cautela nello straordinario paesaggio italiano. Non vogliamo rinunciare a ribadire che il fotovoltaico è bene che si faccia sui tetti. E gli impianti solari termodinamici non devono, altrettanto ovviamente, togliere opportunità all’agricoltura di qualità. La chimica verde e il biogas possono e devono utilizzare gli effluenti zootecnici e utilizzare coltivazioni dedicate con criterio e preferibilmente in aree marginali o già abbandonate dagli agricoltori (si veda a proposito le ottime proposte di “Biogas fatto bene”) . E certamente anche gli impianti geotermici devono essere sottoposti a Valutazione d’impatto ambientale. Ma pur con tutte queste cautele, deve essere chiaro che se vogliamo davvero marciare verso una società fossil free, se vogliamo avere le carte in regola nella battaglia contro i cambiamenti climatici in atto, se vogliamo costruire un mondo più giusto in cui la generazione dell’energia sia diffusa e democratica e non in mano a poche grandi aziende, dobbiamo discutere di come realizzare gli impianti e non qualificare mai più come ambientaliste opposizioni preconcette e conservatrici.
In Toscana non è mai stata prodotta tanta elettricità dalla geotermia
I dati sulla produzione di energia elettrica da geotermia, appena aggiornati all’anno solare 2014, testimoniano il raggiungimento di nuovo record per la Toscana. Nei passati 12 mesi sono stati infatti prodotti 5.548 GWh, un dato che supera il precedente primato (raggiunto l’anno precedente), quando la produzione era stata di 5.301 GWh: un aumento di quasi 250 GWh.
Missione 4R: Riduco, Riuso, Riciclo, Recupero
On line la 2° edizione di “AMAntova non si spreca”, il progetto di educazione ambientale del Comune di Mantova e Mantova Ambiente. Prosegue anche quest’anno scolastico “AMAntova non si spreca!”, il progetto di educazione alla sostenibilità ambientale sui temi della raccolta differenziata, dei consumi e dell’attenzione agli sprechi promosso dal Comune di Mantova e da Mantova Ambiente, progettato e realizzato da la lumaca, e dedicato agli studenti di tutte le 15 Scuole Primarie e Secondarie di primo grado del comune di Mantova, per oltre 150 classi e 3.200 studenti.
In Italia arriveranno 14.000 posti di lavoro dalla bicicletta
Come vi abbiamo già anticipato sarebbero 650 mila i posti di lavoro per l’Unione Europea che deriverebbero da uno sviluppo della ciclabilità. Questa volta, a seguito dello studio presentato lo scorso giovedì a Bruxelles dal centro di ricerca “Transport & Mobility” di Leuven, siamo in grado di specificare ulteriormente il valore che avrebbe per il nostro paese il raddoppio del numero di ciclisti sulle strade italiane.
Gli oltre 14.000 posti di lavoro (PL) preventivati per l’Italia, saranno così distribuiti tra le diverse aree di attività del mondo bici:
– Vendita e riparazione di bici: 3.470 PL
– Produzione di biciclette: 1.407 PL
– Infrastrutture per la ciclabilità: 720 PL
– Cicloturismo: 9.102 PL
Allo stato attuale, infatti, l’Italia si colloca, per numero di occupati nel settore cicloturismo, al 12° posto nell’EU27, dietro Bulgaria e Finlandia e subito prima dell’Austria, in una classifica capitanata dalla Germania che al momento occupa oltre 177 mila persone nel settore, contro i 13.792 dell’Italia.
Reintegro nel mondo del lavoro che potrebbe essere molto conveniente per l’economia nazionale: secondo i dati presentati, infatti, il mondo della bicicletta richiede una maggiore intensità di lavoro (tranne nelle riparazioni) rispetto a settori analoghi del mondo dei trasporti. Ecco quindi che per generare un milione di euro di fatturato nella produzione di biciclette occorrono 4,89 lavoratori, mentre nel mondo dell’automotive occorrono 1,63 lavoratori.Particolarmente interessante è un dato di estremo rilievo per l’economia italiana: come fanno notare i ricercatori di Leuven, all’aumentare del numero di ciclisti in circolazione (e quindi del corrispettivo modal share) si assiste anche a un aumento della spesa media per l’acquisto di biciclette. L’Italia, secondo produttore di biciclette in Europa e specializzato nella manifattura e commercializzazione di biciclette di media, alta e altissima gamma, potrebbe beneficiare più di chiunque altro.
Spending review. I costi standard della spesa energetica della Pubblica Amministrazione
Una ricerca per individuare standard della spesa energetica dei Comuni da 2000 a 60mila abitanti, circa il 50% del totale, e stimare la potenzialità di risparmio nel breve periodo. E, al tempo stesso, un semplice strumento per dare un contributo all’attuazione della spending review per i consumi energetici delle Pubbliche Amministrazioni. Analisi dell’ing. Gerbo, esperto in gestione energia.La definizione di parametri di consumo energetico per la PA (costi standard) è uno dei supporti propedeutici irrinunciabili per attuare la spending review di settore; purtroppo l’assenza di un catasto energetico nazionale e/o locale ne impedisce l’attuazione puntuale. Si segnalano casi di Comuni che presentano dati di spesa energetica nulla, condizione questa in genere non accettabile, da approfondire. A livello nazionale risulta una spesa unitaria di 67 €/abitante*anno per consumi energetici e di 10 €/abitante*anno per manutenzione immobili. Peraltro la significativa variabilità del parametro su scala regionale induce a una analisi più articolata dei dati. In generale i comuni più piccoli a parità di altre condizioni hanno spese energetiche maggiori, presumibilmente a causa di una maggiore incidenza di strutture fisse (Municipio, scuole, ecc.). Si evidenziano svariate non uniformità di valore ben superiore a oscillazioni ammissibili (es. 15%) in analisi di tipo statistico. Il metodo adottato si ritiene possa costituire un valido esempio di metodologia di definizione di costi standard sulla cui base attuare la “spending review”. Il metodo è un innovativo ma semplice sistema di analisi (ripetibile nel tempo e/o adottabile anche per altri ambiti, es. sanità, sostituendo il parametro di riferimento) che consente, partendo da dati già disponibili e mantenuti aggiornati nei data base dei sistemi della PA, di: valorizzare parametri unitari di benchmark-target (che si ritengono affidabili relativamente al riferimento della spesa e al numero di abitanti), semplici e utili nella operatività corrente, in genere sconosciuti anche agli addetti ai lavoristimare saving (circa 15%) realistici e ottenibili sia nel breve periodo (ottimizzazioni gestionali) che nel medio periodo (diagnosi energetiche light e successivi interventi di miglioramento efficienza energetica, in linea con dettati DLgs 102/14, ecc.)individuare i potenziali Comuni con spese energetiche unitarie parametriche elevate (metodologia più corretta rispetto al controllo SIOPE tra un anno e l’altro della spesa totale che non è significativo di efficienza reale del comune) e quantificarne la consistente disuniformità di spesa procapite. Il tutto con possibilità di confronto del singolo comune con quelli della propria zona per aventi caratteristiche confrontabili
RECUPERO E RICICLO DEI MODULI FOTOVOLTAICI. ATTO SECONDO
Nel rispetto degli impegni comunitari, la data del 12 aprile 2014 ha dato inizio all’obbligatorietà di istituzione di un sistema nazionale di raccolta differenziata, riciclo e recupero dei rifiuti che deriveranno dai pannelli fotovoltaici in modo analogo a quanto avviene per le apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE). L’UE aveva già disposto, con la Direttiva 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), che i responsabili della gestione dei RAEE fossero i produttori delle apparecchiature stesse proporzionalmente alla quantità dei nuovi prodotti immessi sul mercato, attraverso l’organizzazione e il finanziamento di sistemi di raccolta, trasporto, trattamento, recupero e smaltimento ambientalmente compatibile dei rifiuti.
Acquisti verdi e plastica riciclata, in Toscana la proroga dura 1 anno
La Regione Toscana ha prorogato i termini entro cui era possibile acquistare (termine ultimo dicembre 2014) gli arredi urbani in plastica riciclata finanziati con un contributo regionale pari al 50% della spesa complessiva. Le amministrazioni pubbliche che ancora non hanno perfezionato l’acquisto avranno ora ancora un anno per farlo: la scadenza è differita a dicembre 2015. Una scelta, comunica a greenrport la Regione, fatta per venire incontro alle non poche difficoltà con cui anche i comuni si devono scontrare di questi tempi, provengano esse dalle contingenze economiche o dai vincoli del Patto di stabilità.
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