Ecco i nuovi adesivi per i cassonetti di SEI Toscana. Prosegue il progressivo posizionamento sulle tre province (Arezzo, Grosseto e Siena)
Oltre 2000 nuovi cassonetti e circa 5000 adesivi posizionati sui contenitori stradali. Prosegue a ritmo spedito il progressivo lavoro di risistemazione delle attrezzature a servizio della raccolta collocate nelle province di Arezzo, Grosseto e Siena. SEI Toscana ha realizzato i nuovi adesivi per i cassonetti adibiti alla raccolta e sta procedendo alla loro sistemazione in tutti e cento i comuni del territorio gestito.
Gli adesivi, diversi per ogni tipologia di materiale da raccogliere (carta e cartone; vetro; multimateriale; organico e indifferenziato), sono stati elaborati per dare al cittadino tutte le informazioni utili per fare una corretta raccolta differenziata dei propri rifiuti e rappresentano di fatto uno strumento di comunicazione di grande importanza per il gestore. Ad ogni tipologia di materiale da raccogliere è stato assegnato un diverso colore, seguendo le linee guida indicate da ATO Toscana Sud: bianco per carta e cartone; blu per il multimateriale (plastica, lattine, poliaccoppiati); marrone per l’organico; verde per il vetro e grigio scuro per l’indifferenziato. Nella parte centrale di ogni adesivo sono stati riportati due elenchi esemplificativi dei rifiuti conferibili e di quelli non conferibili, ed è stata inserita una iconografia essenziale del materiale cui il cassonetto è destinato per permettere all’utente una facile leggibilità e una comprensione immediata. L’adesivo riporta anche una fascia colorata di avviso relativa al divieto di abbandono dei rifiuti ingombranti su suolo pubblico e un footer informativo con il numero verde (800127484) e il sito internet di SEI Toscana (www.seitoscana.it). Su ogni adesivo inoltre è presente un QR code che rimanda direttamente alla sezione “raccolta differenziata” del portale SEI Toscana per approfondimenti sui materiali da inserire.
Consiglio di Stato: “non si può imporre la Via ai parchi eolici per il solo impatto visivo”
Il Consiglio di Stato dà ragione agli operatori in una controversia con la Regione Puglia sull’autorizzazione di un parco eolico: gli impianti non possono essere automaticamente sottoposti a VIA e il solo elemento dell’impatto visivo non giustifica il ricorso alla Valutazione di impatto ambientale. Si apre un nuovo spiraglio per Ginezzo? La sentenza (pdf)
Scoperti batteri che potrebbero mangiare le scorie nucleari
Anche se sono noti batteri che riescono a mangiare rifiuti pericolosi, altra cosa sono le scorie radioattive. Ma lo studio “Microbial degradation of isosaccharinic acid at high pH”, pubblicato su The ISME – Multidisciplinary Journal of Microbial Ecology da un team di ricercatori britannico-libanese rivela l’esistenza di alcuni organismi che sarebbero in grado di resistere e prosperare addirittura nei siti di smaltimento delle scorie radioattive. Le ricerche condotte dagli scienziati dell’università di Manchester sottolineano su ISME che per le scorie radioattive di livello intermedio (Intermediate-level radioactive waste – ILW) che dominano su base volumetrica l’inventario dei rifiuti radioattivi nel Regno Unito, si propone di smaltirle tramite un impianto di smaltimento geologico in profondità (geological disposal facility- GDF) multibarriere. Potrebbe essere un piccolo passo avanti per smaltire sotto terra le scorie nucleari che nessuno sa dove mettere e che nessuno vuole. Un deposito di scorie di livello intermedio occupa 364.000 m3, fanno notare i ricercatori di Manchester e che dovrà essere sigillato nel calcestruzzo prima dello smaltimento sotterraneo, ma quando le acque sotterranee alla fine raggiungono queste scorie scarto, reagiscono con il cemento e diventano altamente alcalini. Questo cambiamento porta ad una da una serie di reazioni chimiche, innescando il breakdown dei diversi materiali a base di “cellulosa” che sono presenti in questi complessi rifiuti.
La Cina punta sul fotovoltaico in autoconsumo e frena sul carbone
Il gigante asiatico continua con le politiche per promuovere il fotovoltaico: la spinta più recente di Pechino punta in particolare sul FV in autoconsumo e dunque su impianti su tetto o collegati a utenti energivori. Il mercato interno del solare non arresta la crescita, mentre per la prima volta si ferma l’aumento del consumo di carbone. La Cina continua con le politiche di promozione del fotovoltaico e intanto la sua pesante dipendenza dal carbone inizia lentamente a diminuire. La spinta più recente del gigante asiatico in materia di energia solare punta in particolare sul FV in autoconsumo e dunque su impianti su tetto o realizzati direttamente presso utenti energivori, specie nelle aree in cui l’accesso all’energia è più difficile.
Giappone, un anno senza nucleare e senza blackout
Per la prima volta negli ultimi 50 anni il Giappone celebra un anno senza energia nucleare. Nessuno dei 48 reattori ha funzionato e sono tuttora spenti. Nessun incremento di CO2. L’efficienza energetica ha sostituito 13 reattori nucleari, le rinnovabili, in particolare eolico e FV, hanno sostituito 3 reattori e continuano a crescere. Un crollo di produzione unico nella storia “nucleare” del Paese: tutti i suoi 48 reattori sono rimasti spenti, senza che sia mai verificato un blackout, e le stime dimostrano che i giapponesi potrebbero raggiungere il traguardo del 40% con le fonti rinnovabili già al 2020.
Discariche, quanto ci costano. L’Italia rischia una sanzione Ue da 158.200 euro al giorno
Prima regola per la spending review, non pagare multe; per il governo Renzi, costantemente a caccia di risorse per far fronte a un bilancio pubblico sotto assedio, rischia letteralmente di gettare soldi nelle discariche. Non arrivano infatti buone notizie da Strasburgo, dove l’attività della Corte di giustizia europea ha appena ripreso l’attività dopo la pausa estiva: nel pronunciamento odierno il suo avvocato generale ha infatti chiesto che l’Italia venga nuovamente condannata per un utilizzo delle discariche sul proprio territorio che viola la normativa europea sui rifiuti. In particolare, all’Italia viene contestata la presenza di numerose discariche illegali (422 quelle già censite dalla Commissione Ue) e la mancata bonifica di quelle – sempre illegali – già scoperte e chiuse. L’Italia è già stata condannata nel 2007, ma i (molti) governi che si sono avvicendati alla guida del Paese non hanno ancora sanato questa incresciosa situazione che doveva essere risolta, secondo la Corte Ue, entro fine settembre del 2009. Già oggi l’Italia rischia dunque di pagare qualcosa come 90 milioni di euro all’anno, e il parere odierno dell’avvocato generale rincara la dose: ancora non si tratta di una nuova sentenza, ma poco ci manca. E chiede il pagamento di una multa giornaliera pari a 158.200 euro fino alla piena esecuzione della prima sentenza, più una sanzione forfettaria da 60 milioni di euro.
La Toscana dice basta alla CO2 dal sottosuolo: vantaggi anche per la Valdichiana
L’anidride carbonica, più comunemente nota come CO2, è oggi principalmente conosciuta come una bestia nera nel mondo ambientalista, legata a doppio filo con l’evolversi dei cambiamenti climatici. È un gas serra, certo, ma anche una materia prima utile a centinaia di moderni impieghi industriali: dalla refrigerazione alla metallurgia, dall’impiego negli impianti del tessile a alle cartiere, la CO2 è protagonista. Il paradosso è che in altri settori rappresenti un prodotto di scarto, che in eccesso risulta grandemente nocivo per l’equilibrio climatico globale. Oggi, la Toscana ha deciso di remare con più forza contro questo paradosso. La giunta regionale, infatti, ha avviato la discussione su un provvedimento categorico: la Regione non rilascerà più concessioni alle aziende che intendono coltivare anidride carbonica dal sottosuolo toscano in maniera tradizionale; si tratta di una scelta già prefigurata dal Paer, il Piano ambientale e energetico regionale in fase di approvazione, nel quale si prevede che in sede di valutazione di impatto ambientale sia considerata, in una logica di valutazione costi-benefici tra le alternative proposte, la possibilità di ricorrere a differenti tecniche di coltivazione della Co2 se meno impattanti di quelle estrattive. Il territorio toscano vedrà dunque liberare i propri spazi dall’impatto che l’estrazione di una materia vergine come la CO2 comporterebbe, garantendo al contempo l’approvvigionamento grazie alle possibilità offerte da un’energia rinnovabile come quella geotermica. Il ciclo economico diventa un po’ più chiuso, con meno sprechi e più efficienza. Un metodo che, nel caso della CO2cd, può sostituire il tradizionale, che prevede invece la perforazione del terreno tramite trivelle e la conseguente estrazione della CO2 dal sottosuolo. Al momento le concessioni per l’estrazione della CO2 con metodi tradizionali in Toscana sono 8: due nel comune di Montepulciano (Si), due in quello di Pergine (Ar), una a Laterina (Ar), una a Rapolano Terme (Si), una a Castelnuvo Berardenga (Si) e una a Caprese Michelangelo.
Eco-chip porta in rete il riciclo intelligente
Il nuovo sito dell’innovazione tutta italiana che rende più veloce, precisa ed equa la raccolta differenziata dei rifiuti. Da oggi all’indirizzo www.eco-chip.it è on line il nuovo sito di Eco-Chip, l’innovazione che sta rivoluzionando il modo di raccogliere, gestire e quantificare i rifiuti. Grazie all’utilizzo di un’innovativa tecnologia di identificazione a Radio Frequenza (RFID), il sistema consente di misurare automaticamente i rifiuti che ogni utenza consegna al servizio di raccolta, di contabilizzarli in modo rapido e preciso e di tenerne traccia per tutta la filiera, senza possibilità di errore. Il nuovo sistema permette inoltre la lettura multipla dei sacchi della raccolta differenziata e di registrare contemporaneamente più conferimenti, da una distanza minima di pochi centimetri sino a 3 metri di distanza. Con Eco-chip, Multiutility e Amministrazioni Pubbliche possono applicare in modo puntuale la tariffa rifiuti e raggiungere elevati standard di raccolta differenziata, con molti vantaggi economici e ambientali, nel pieno rispetto della privacy dei cittadini. Il progetto, italiano al 100%, nasce dalla partnership di tre aziende specializzate che hanno unito le proprie competenze per creare un sistema intelligente di tracciabilità dei rifiuti. Sul nuovo sito realizzato da la lumaca è spiegato, in 8 semplici mosse, il funzionamento della nuova tecnologia, sono riportati i vantaggi che assicura così come le performance ambientali che è in grado di raggiungere. Qualche esempio? Nei primi 3 mesi di utilizzo di Eco-chip il Comune di Petriolo (MC) è passato dal 74,69% al 82,36% di raccolta differenziata, il Comune di Lissone (MB) dal 64,3% al 76%, il Comune di Settimo Milanese (MI) dal 55% al 65,58%, il Comune di Seveso (MB) dal 64,85% al 76%. Per scoprirne di più basta navigare sul nuovo sito www.eco-chip.it o visitare dal 5 all’8 novembre lo stand 035 del Padiglione B1 della Fiera Ecomondo di Rimini. Per informazioni:
Lorenzo Vagnozzi
Tel-Fax +39 0733 639238
Cell. 329 9315263
commerciale@strimsrl.com
http://www.eco-chip.it
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Immagazzinare energia grazie ai mozziconi delle sigarette
Sulla base di uno studio condotto da un gruppo di scienziati sudcoreani, è possibile convertire i mozziconi delle sigarette in un materiale utile a immagazzinare energia e con caratteristiche migliori rispetto a carbonio e grafene. La ricerca, pubblicata il 5 agosto scorso sulla rivista Nanotechnology, dimostra come sia possibile trasformare le fibre di cellulosa acetata, di cui sono composti i filtri delle sigarette, in un materiale a base di carbonio attraverso un semplice processo di pirolisi. Il suddetto materiale è composto da una serie di minuscoli pori che lo rendono estremamente efficiente dal punto di vista dell’immagazzinamento di energia. L’obiettivo è di utilizzarlo per rivestire gli elettrodi dei supercondensatori (supercapacitors), un sistema impiegato al posto delle batterie convenzionali per immagazzinare energia in maniera più efficiente (vedi Riferimenti). Allo stato attuale i supercapacitors sono composti principalmente di carbonio, che garantisce un basso costo, un’elevata capacità di condurre elettricità e una notevole durata. I ricercatori stanno lavorando da tempo per migliorarne le caratteristiche, come ad esempio la densità di potenza, e uno dei metodi investigati è l’utilizzo dei nanotubi di carbonio. Secondo la suddetta ricerca l’impiego di questo materiale ricavato dai mozziconi delle sigarette potrebbe rappresentare un ulteriore passo in avanti perché permetterebbe di immagazzinare una maggiore quantità di energia rispetto sia al carbonio sia ai nanotubi. Inoltre consentirebbe di risolvere un importante problema ecologico, legato allo smaltimento di questo particolare tipo di rifiuti. Attualmente, infatti, ogni anno 5.600 miliardi di mozziconi (circa 766 mila tonnellate) finiscono nell’ambiente, rappresentando un problema di non facile gestione.
Geotermia, le potenzialità di una grande dimenticata
Secondo l’Earth Policy Institute nel 2013 l’elettricità generata dall’energia geotermica nel mondo è cresciuta del 3%, il miglior risultato dal 2007, ma le potenzialità sono molto più elevate. 11.700 megawatt installati in 24 paesi del mondo e un potenziale 50 mila volte superiore rispetto alle riserve di petrolio e gas: sono questi i numeri snocciolati dal rapporto presentato nei giorni scorsi dall’Earth Policy Institute. Confrontato con le crescite dell’eolico (21% l’anno dal 2008) e del fotovoltaico (53% l’anno) quello della geotermia (+3%) non rappresenta certamente un risultato eclatante, ma è il dato più significativo degli ultimi 7 anni per questa forma di energia rinnovabile. A differenza delle altre rinnovabili (eolico, solare), per le quali è piuttosto semplice misurare, ad esempio, la velocità del vento o la radiazione solare nelle località dove si intende installare un’impianto, il geotermico presenta maggiori difficoltà di individuazione delle risorse. I test di trivellazione sono infatti costosi, circa il 15% della spesa complessiva di un impianto, e non garantiscono di individuare un sito adatto. Una volta costruito, però, un impianto geotermico può generare elettricità 24 ore al giorno, con bassi costi di manutenzione e un “carburante” a costo zero, che lo rendono competitivo con qualunque altro tipo di impianto, compreso il nucleare e il petrolio.
Il 40% della spazzatura nel mondo bruciata in modo irregolare
Lo dice uno studio appena pubblicato del National Center for Atmospheric Research. “Gas e particelle così prodotti influenzano la salute umana e il clima” Oltre il 40% dei rifiuti prodotti in tutto il mondo, circa 1,1 miliardi di tonnellate di spazzatura, vengono smaltiti in roghi non regolamentati, che producono emissioni dannose per la salute umana e i cambiamenti climatici. Un nuovo studio condotto dalNational Center for Atmospheric Research e pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology, mostra che l’inquinamento da gas e particelle immesse in questo modo nell’atmosfera sia maggiore rispetto a quanto mostrato da documenti ufficiali. In base ai risultati emersi, dai roghi di rifiuti irregolari derivano il 29% delle emissioni globali umane legate delle piccole particelle(inferiori a 2,5 micron di diametro), così come il 10% di mercurio e il 40% di gas idrocarburi policiclici aromatici, inquinanti da cui derivano significative conseguenze per la salute dell’uomo, come funzione polmonare ridotta, disturbi neurologici, cancro e attacchi di cuore. L’impatto sulle emissioni di gas a effetto serra è invece pari al 5% della Co2 prodotta dall’uomo. Per arrivare a questi risultati gli studiosi hanno confrontato i dati di popolazione e la produzione pro capite di rifiuti con i conteggi ufficiali di smaltimento rifiuti per ogni paese del mondo.
Eolico uccide meno uccelli dei ……gatti!
Negli Usa, dopo che il Center for Biological Diversity ha detto che il gigantesco impianto solare a concentrazione di Ivanpah Dry Lake, nel deserto del Mojave, in California, ucciderebbe almeno 28.000 uccelli all’anno, i media conservatori hanno ri-scatenato una campagna contro le energie rinnovabili. La BrightSource Energy, uno dei gestori, dice che le cifre sulla mortalità aviaria nell’area dell’impianto di Ivanpah Dry Lake sono esagerate e che altre fonti di energia uccidono molti più uccelli che solare. Infatti, anche se davvero si arrivasse a quasi 30.000 uccelli all’anno “bruciati” dal solare negli Usa, sarebbero solo una piccola parte rispetto ad altre fonti di energia. US News and World Report ha messo in fila i dati sui decessi di uccelli dei quali ogni anno sono responsabili le industrie energetiche e ne viene fuori un quadro, seppure con qualche aspetto da approfondire, dal quale emerge come anche tra alcuni ambientalisti si veda solo l’impatto delle energie rinnovabili sull’avifauna mentre fino ad ora si è praticamente completamente ignorato quello (più pesante) delle energie fossili. sono responsabili per la maggior parte dei decessi di uccelli ogni anno. Gli studi e le agenzie governative statunitensi utilizzano diverse metodologie per arrivare alle loro conclusioni in materia e Garry George, direttore energia rinnovabile per Audubon California, avverte che bisogna leggere i dati di US News and World Report tenendo conto che non c’è modo standardizzato di farlo che sia accettato da tutti, ma quando si tratta di uccelli uccisi dall’industria elettrica, ecco l’ordine di beccata approssimativo:
Solare: da circa 1000 uccelli all’anno in tutti gli Usa, secondo BrightSource, a 28.000 uccelli all’anno, secondo il Center for Biological Diversity.
Eolico: Tra 140.000 e 328.000 uccelli all’anno (escluse Alaska ed Hawaii) secondo lo studio ” Estimates of bird collision mortality at wind facilities in the contiguous United States” pubblicato nel dicembre 2013 su Biological Conservation.
Petrolio e gas: Secondo una nota del dicembre 2012 delBureau of Land Management del Dipartimento degli interni Usa, i campi petroliferi e gasieri ucciderebbero tra i 500.000 ed il milione di uccelli l’anno.
Carbone: Secondo lo studio “The avian benefits of wind energy: A 2009 update” pubblicato su Renewable Energy da Benjamin K. Sovacool, della National University of Singapore e direttore del Center for Energiteknologier dell’università danese di Aarhus, il carbone sarebbe il vero killer energetico degli uccelli: ne uccide 7,9 milioni all’anno. Ma questa stima comprende tutto il ciclo del carbone, dall’estrazione al cambiamento climatico, che insieme ammontano a circa 5 volatili uccisi per gigawatt-ora di energia prodotta dal carbone.
Nucleare: Secondo i calcoli della stessa ricerca di Sovacool l’energia nucleare ucciderebbe circa 330.000 uccelli all’anno, più del famigerato eolico .
Linee elettriche: Lo studio “Refining Estimates of Bird Collision and Electrocution Mortality at Power Lines in the United States” pubblicato il 3 luglio su PlosOne daScott Loss e Peter Marra, dello Smithsonian Conservation Biology Institute , e da Tom Will della Division of Migratory Birds – Midwest Regional Office, del Fish and Wildlife Service Usa, stima che tra I 12 e i 64 milioni di uccelli vengono abbattuti ogni anno dalle linee elettriche.
Gli uccelli uccisi in Canada il 26 agosto 2013, uno stormo che potrebbe aver incluso anche specie in via di estinzione, stavano migrando a sud per l’inverno, quando dall’impianto Gnl di Canaport li ha colpiti un rilascio di routine di “flare”, utilizzato per bruciare l’eccesso di gas. Anche se l’impresa ha chiesto scusa ed ha assicurato che stanno modifica le attrezzature per ridurre il gas flaring, un dirigente ha ammesso che al momento non possono fare molto per risolvere il problema e che tra gli uccelli morti c’erano molti vireo dagli occhi rossi (Vireo olivaceus) un uccello incluso nella Lista Rossa dell’Iucn. Nessuno ha protestato come invece era successo il 27 giugno 2013, quando un altro uccello migratore, un rondone codaspinosa golabianca (Hirundapus caudacutus) era morto per una collisione con una pala eolica offshore in Scozia. Si tratta di una specie di rondone a rischio minimo di estinzione, proprio come i vireo dagli occhi rossi sterminati dal gas flaring in Canada, solo che viene avvistato raramente in Gran Bretagna.
Si sa come Umbria Jazz, in ormai dieci lustri, abbia portato a Perugia e dintorni,…
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