Raccolta differenziata dei rifiuti: arriva Toscana sei, partiamo dai dati positivi della raccolta dell’acciaio per raggiungere i livelli che ci competono sulle altre frazioni. Per quanto riguarda acciaio e alluminio, la Toscana vanta buone percentuali di raccolte differenziate ed ottime percentuali di riciclo effettivo in rapporto al raccolto. Ma gli obblighi europei che indicano un obiettivo di almeno il 50% di riciclo impongono alla nostra regione di aumentare la qualità delle raccolte differenziate. Per questo Revet, Ricrea, Cial, e Sei Toscana presentano la campagna di comunicazione patrocinata dalla Regione Toscana, che si pone l’obiettivo di far crescere nel 2014 le quantità di imballaggi in acciaio e alluminio avviati a riciclo.
La raccolta, la selezione e il trattamento per l’avvio a riciclo degli imballaggi in acciaio e alluminio – latte e lattine per bevande, scatolette e vaschette metalliche, fusti e barattoli, tappi e coperchi, capsule, tubetti e fogli sottili in alluminio – permettono il recupero di nuova materia prima e garantiscono un elevato risparmio energetico e la conseguente riduzione di emissioni serra. La filiera di riciclo di questi due materiali infatti è fortemente virtuosa perché il consumo energetico delle fonderie che riciclano questi imballaggi è molto inferiore a quello necessario a lavorare la materia prima, senza contare i costi di estrazione, di trasporto e il consumo delle risorse naturali. Sei Toscana è dall’inizio del 2014 il nuovo gestore del servizio integrato dei rifiuti urbani nelle provincie dell’Ato Toscana Sud (Arezzo, Grosseto e Siena), un territorio che ha avuto finora forti diversità al suo interno per quanto riguarda i livelli di raccolta differenziata, mediamente ancora sotto il 40%, l’ obiettivo deve essere quello di incrementare fortemente la raccolta differenziata per raggiungere gli obiettivi previsti dall’Europa per quanto riguarda il riciclo. Dobbiamo andare verso una progressiva riduzione dello smaltimento in discarica e sull’incenerimento, puntando anzitutto sul recupero di materia che è una leva di sviluppo della green economy. Per questo diciamo benvenuta la campagna promossa da Revet, Ricrea e Cial».
Batterie e solare, le ragioni di un connubio possibile
Massimizzare l’autoconsumo. È questa la parola d’ordine per rendere conveniente il fotovoltaico nel nostro Paese nella fase post-incentivi. Visto l’alto costo dell’elettricità al dettaglio, la convenienza di avere un impianto fotovoltaico sul tetto aumenta quanto più si riesce a consumare direttamente l’energia prodotta, senza che questa passi per la rete e venga così caricata di imposte e oneri di rete e di sistema. In questo panorama è alto l’interesse verso i sistemi di accumulo da abbinare all’impianto FV. Un mercato che nel nostro paese al momento è ancora frenato dagli alti costi e dall’incertezza normativa, ma sul quale si stanno già muovendo le prime esperienze. Il portale di informazione Casa&Clima ne discute con Luca Zingale, direttore scientifico di Solarexpo-The Innovation Cloud, evento fieristico di riferimento per fotovoltaico e rinnovabili in programma a MIlano dal 7 al 9 maggio a Fiera Milano.
Una mini guida sulla Nuova Sabatini per i piccoli impianti a fonti rinnovabili
La cosiddetta Nuova Sabatini o Sabatini bis offre un’agevolazione importante anche per installare nelle PMI piccoli impianti di fotovoltaico, micro-eolico, cogenerazione, riscaldamento e condizionamento. Gli avvocati dello Studio legale Macchi di Cellere Gangemi ci spiegano in sintesi come funziona l’incentivo e come va considerato ai fini fiscali. Per l’installazione di piccoli impianti di generazione distribuita – piccolo fotovoltaico, micro-eolico, cogenerazione, ecc. – e di impianti di riscaldamento e condizionamento in piccole e medie realtà produttive vanno tenute in considerazione le incentivazioni garantite dalla cosiddetta “Sabatini bis”. Tale normativa facilita l’accesso al credito per l’acquisto di tali impianti e offre contributi in conto interessi. Pubblichiamo una mini-guida a riguardo, curata dagli avvocati Emilio Sani e Valerio Cirimbilla, rispettivamente del dipartimento energia e del dipartimento fiscale dello studio legale Macchi di Cellere Gangemi.Quali sono le incentivazioni garantite dalla Sabatini bis? L’articolo 2 comma 1 del D.L. 21 giugno 2013 n. 69 convertito in legge 9 agosto 2013, n. 98 (di seguito “DL 69/2013”) prevede per micro, piccole e medie imprese la possibilità di accedere a finanziamenti e contributi in conto interessi per gli investimenti in macchinari, impianti, beni strumentali di impresa e attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo. I contributi sono stati quantificati nell’Articolo 6 del D.M. 27 novembre 2013 in misura pari all’importo corrispondente a un tasso di interesse del 2,75 %. L’articolo 2 comma 2 del DL 69/2013 prevede che per i finanziamenti da erogare alle micro, piccole e medie imprese (di seguito “PMI”) per gli investimenti in impianti, macchinari, beni strumentali di impresa e attrezzature sia costituito un plafond dalla Cassa Depositi e Prestiti. Tale plafond è stato costituito in misura pari a 2,5 miliardi di euro per concedere finanziamento alle PMI sino al 31 dicembre 2016. L’articolo 2 comma 6 del DL 69/2013 prevede che i finanziamenti di tale articolo 2 possono essere assistiti da garanzie del Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese (cioè una garanzia pubblica sui finanziamenti dati a privati) nella misura massima dell’80% per singolo finanziamento e che sono stabilite modalità di accesso semplificate per la concessione del Fondo di Garanzia su tali finanziamenti. I vantaggi dunque sono sostanzialmente tre: risorse specifiche destinate a questo tipo di finanziamenti convenzionati fino a 2,5 miliardi di europossibilità di avere contributi in conto interessipossibilità di avere una garanzia “pubblica” su tali finanziamenti attraverso il Fondo di Garanzia. I finanziamenti a cui si applica il DL 69/2013 devono però avere specifiche caratteristiche: (i) gli impianti e macchinari devono essere destinati a strutture produttive esistenti o da impiantare ovunque localizzate sul territorio nazionale (Articolo 5 comma 1 D.M. 27 Novembre 2013); (ii) essere destinati a creare o ampliare o a modificare il processo produttivo di una unità produttiva, o a diversificare la produzione di uno stabilimento (Articolo 5 comma 2 D.M. 27 Novembre 2013); (iii) gli investimenti devono essere avviati successivamente alla data della domanda di accesso ai contributi e essere conclusi entro dodici mesi dalla stipula del finanziamento (Articolo 5 comma 4 del D.M. 27 Novembre 2013); (iv) gli investimenti devono essere riferiti a macchinari nuovi e figurare nell’attivo dell’impresa per almeno tre anni (Articolo 5 comma 4 del D.M. 27 Novembre 2013); (v) il finanziamento deve avere durata massima di cinque anni, avere importo fra 20.000 euro e 2 milioni di euro e essere erogati entro trenta giorni dalla stipula del contratto di finanziamento (Articolo 4 comma 1 D.M. 27 Novembre 2013).Gli investimenti devono essere avviati successivamente alla data della domanda di accesso ai contributi e essere conclusi entro dodici mesi dalla stipula del finanziamento (Articolo 5 comma 4 del D.M. 27 Novembre 2013); (iv) gli investimenti devono essere riferiti a macchinari nuovi e figurare nell’attivo dell’impresa per almeno tre anni (Articolo 5 comma 4 del D.M. 27 Novembre 2013); (v) il finanziamento deve avere durata massima di cinque anni, avere importo fra 20.000 euro e 2 milioni di euro e essere erogati entro trenta giorni dalla stipula del contratto di finanziamento (Articolo 4 comma 1 D.M. 27 Novembre 2013).
La riforma delle agenzie ambientali vista dalla Toscana
Sono passati ormai quasi dieci anni e tre legislature dalla presentazione delle prime proposte di riforma del sistema delle agenzie ambientali (istituite venti anni fa in seguito dell’esito del referendum popolare). Lunedì 14 aprile è iniziata in Aula alla Camera dei Deputati ladiscussione sul testo del disegno di legge unificato approvato all’unanimità dalla Commissione Ambiente della stessa Camera. Il relatore della proposta, on. Filippo Zaratti, ha illustrato in apertura di discussione la proposta della Commissione, ecco di seguito il testo stenografico del suo intervento. “… la Commissione VIII raccomanda all’Assemblea l’approvazione del testo unificato delle proposte di legge n. 68, n. 110 e 1945-A, di iniziativa rispettivamente del presidente Realacci e dei colleghi Bratti e De Rosa, che si pone l’obiettivo di istituire un Sistema nazionale dell’Agenzia ambientale, di cui fanno parte l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, l’ISPRA e le agenzie regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano. Con il testo unificato all’esame dell’Assemblea si offre al Parlamento l’opportunità di operare nella direzione di un chiaro rafforzamento delle politiche ambientali, consolidando e completando il percorso riformatore avviato esattamente venti anni fa, dalla legge n. 61 del 1994. Fu infatti questa legge ad istituire l’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente e a demandare alle regioni e alle province autonome l’istituzione dell’Agenzia territoriale per la protezione ambientale. Grazie a quella legge vennero poste le basi per la costruzione di un patrimonio importante di strutture, di competenze professionali e tecnologiche acquisite attraverso lo studio, l’analisi, il monitoraggio e il controllo dei dati ambientali, che a noi spetta oggi di riordinare e potenziare a beneficio dell’ambiente e della salute dei cittadini del nostro Paese. I numeri dati la scorsa settimana in occasione della dodicesima conferenza del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente ci parlano di 73 mila istruttorie e pareri resi e di 100 mila tra ispezioni e sopralluoghi svolti ogni anno dagli 11 mila operatori, dell’ISPRA 1.350, e delle agenzie regionali e provinciali che sono 9.736. Si tratta inoltre di un sistema in crescita: più 16 per cento di ispezioni e sopralluoghi nel 2012 rispetto al 2005, più 50 per cento di campioni realizzati rispetto al 2006, e tutto questo anche con una, sia pur lieve, diminuzione dei costi a carico dei cittadini. Come si vede, un sistema vivo, fondamentale per un Paese moderno, tanto più nel momento nel quale si parla di semplificazione nelle procedure autorizzative. I controlli, da questo punto di vista, necessari, diventano indispensabili e fondamentali. Anche in questo caso però è un’Italia a due velocità: al nord, ogni operatore delle agenzie è al servizio di 5.300 cittadini, al sud di 7.800 al centro di 7.300. Al nord, ogni addetto ai monitoraggi ambientali sul campo presidia 131 chilometri quadrati di territorio, al sud deve presidiarne 345. Quindi, come si vede, è un’Italia a due velocità e credo che sia fondamentale riuscire ad approvare una legge che possa aiutare ad omogeneizzare gli interventi delle diverse agenzie ambientali. Di fronte a questi dati in una situazione nella quale, da un lato la legislazione, soprattutto quella proveniente dall’Unione europea, pone in termini sempre più stringenti l’obiettivo dell’uso e della gestione sostenibile delle risorse e, dall’altro, i cittadini si dimostrano sempre più attenti alle informazioni ambientali e sempre più interessati alla comprensione della relazione esistente tra i dati ambientali ed i fattori di rischio della salute, il Parlamento può fare oggi un deciso passo in avanti. Bisogna ridare certezze ai cittadini ed alle imprese. Da questo punto di vista l’autorevolezza, anche scientifica, dell’Agenzia nello svolgere i controlli è un elemento determinante. Dobbiamo riuscire a rispondere efficacemente ad una sempre maggiore domanda di controllo ambientale e sanitario e dobbiamo ricostruire quel livello di fiducia tra i cittadini e le istituzioni, che è un elemento basilare per ridare certezza anche ai processi partecipativi, di cui molte realtà locali si stanno dotando.
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Combustibile dalla CO2, il primo rivoluzionario impianto avviato in Italia
FENICE, il primo impianto dimostrativo italiano per la trasformazione di CO2 in combustibile è entrato in funzione presso il Centro Ricerche Casaccia. La possibilità di convertire la CO2 in combustibile è una delle soluzioni per limitare le emissioni in atmosfera di anidride carbonica (CO2). L’ENEA è tra i principali attori nello studio sul trattamento della CO2, e in particolare, presso il Laboratorio Processi per la Combustione Sostenibile è da tempo attivo un gruppo di ricerca che studia la conversione di CO2 in metano, combustibile fra i meno inquinanti.
Una nuova Agenzia nazionale per la rigenerazione urbana sostenibile
La richiesta di architetti e Legambiente alla presidenza del Consiglio. Con una lettera inviata al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, insieme a Legambiente, chiede di «istituire una Agenzia nazionale per la rigenerazione urbana sostenibile affiancata da un comitato tecnico scientifico». Secondo architetti ed ambientalisti si tratta di una misura che «Consentirebbe di coordinare, con una strategia complessiva, le diverse e positive iniziative del Governo sulla rigenerazione del patrimonio edilizio e sulle città, consentendo di declinare e di realizzare politiche di riuso sostenibile delle aree urbanizzate entro il paradigma dello stop al consumo del suolo. In caso contrario e senza un’unica regia – sottolineano – le politiche destinate all’edilizia sociale, alla rigenerazione delle scuole, alla valorizzazione dei beni demaniali, nonché il recepimento della Direttiva 27/2012 sull’efficientamento energetico, tutte di grande portata, rischiano di entrare in contraddizione tra di loro, di rimanere inefficaci e di provocare lo spreco di risorse economiche, nazionali e comunitarie».
Ci vorrebbe un orto in ogni scuola
Quand’ero bambina mi piaceva restare all’aperto a giocare con la terra, i sassi, i rametti e le foglie. Nei pomeriggi dopo la scuola, assolto il dovere dei compiti, raggiungevo gli amici nella segheria del nonno, un luogo fantastico avvolto dall’intenso profumo del legno appena tagliato. L’orizzonte si apriva sui campi, dove noi saltavamo i fossi alla ricerca di fiori, insetti e rane, ci arrampicavamo sugli alberi e giocavamo a nascondino tra i tronchi accatastati all’aperto. Divertendoci abbiamo imparato a conoscere il nome delle piante, a distinguerne il colore, l’uso, la voce. Poi all’imbrunire il rientro a casa felici, spesso con le ginocchia sbucciate, ma allora i genitori non ne facevano un dramma perché ci lasciavano liberi di avventurarci nei prati, nei cortili e nelle piazze per ore e ore. Oggi tutto è cambiato, ma forse qualcosa no. Orti per conoscere il proprio corpo e riprendersi il tempo. Alcuni giorni fa, durante un’attività di laboratorio con la terra, ho rivisto la felicità e la spensieratezza della mia infanzia negli occhi dei bambini, intenti a dissodare con zappe, vanghe e rastrelli alcuni fazzoletti di terreno incolto, mettere a dimora semi di fiori, erbe aromatiche e ortaggi, annaffiare le zolle con la giusta quantità d’acqua. Il lavoro della terra regala ai bambini una grande gioia, il rispetto per la natura, le conoscenze dei cicli delle piante e delle stagioni, del modo di produrre il cibo e di alimentarsi correttamente senza creare rifiuti. Realizzare nel cortile di una scuola un orto biologico, dove i ragazzini possono unire i saperi scientifici, storici e geografici al lavoro manuale, vuol dire tornare a usare le mani per scoprire il mondo. La terra, vissuta come via educativa, è un’ottima maestra: spezza i ritmi frenetici che sono entrati con prepotenza nelle nostre aule, ci insegna a rallentare e a rispettare i tempi naturali, a saper attendere in quest’epoca senza più tempi di attesa. Può essere inoltre un’occasione per ritrovare la buona abitudine al fare consapevole, a riflettere e a documentare, secondo le regole della pedagogia induttiva che parte dall’esperienza e ritorna ad essa trasformandola in concetti e apprendimenti duraturi. I ragazzini di oggi, che sanno utilizzare con facilità il computer e muovono velocissimi il pollice per scrivere i messaggi al cellulare, spesso sono incapaci di usare bene le mani.Adoperare con precisione semplici strumenti seguendo una regola e sperimentare in forma creativa diversi materiali li stimola ad esercitare la manualità, necessaria allo sviluppo di abilità oculo-manuali e di controllo del tono muscolare. Prendersi cura della terra e dei suoi elementi favorisce l’acquisizione di una maggiore confidenza con il proprio corpo, l’autonomia, l’autostima, l’equilibrio. “Se faccio capisco, se ascolto dimentico.
Orti per la pace
Con l’obiettivo di educare alla cittadinanza attiva in tanti cortili delle nostre scuole sono nati gli orti didattici che uniscono la pratica alla teoria, recuperando abilità manuali perdute, e intrecciano scambi con la comunità: in ogni scuola si può trovare un papà o un nonno dal pollice verde disposti a dare una mano nella coltivazione. Il discorso vale anche nei confronti dei genitori immigrati, come racconta l’esperienza della rete degli orti di pace: un bellissimo esempio di educazione alla multiculturalità. Sulla scia delle numerose esperienze attuate in mezza Europa, anche in molte città italiane si stanno diffondendo gli orti urbani, piccoli appezzamenti di terra pubblici messi a disposizione dei cittadini per seminare e raccogliere i frutti. Un modo utile per coltivare il risparmio consumando prodotti sani e a chilometro zero, semplice per recuperare gli spazi urbani abbandonati al degrado, importante per stringere legami tra le generazioni. Se i ricordi sono tracce del nostro viaggio che il tempo leviga in forme e misure diverse, un piccolo orto può aiutare i bambini di questa generazione tecnologica a ritrovare un contatto autentico con la natura e, attraverso essa, un profondo legame con la vita.
Se la bicicletta impenna l’Europa guadagna 76.600 posti di lavoro
Muoversi in bicicletta fa bene al cuore, alla salute e anche al portafogli. Non solo per i litri di benzina risparmiati, ma anche per gli impatti sull’intera comunità. Per la prima volta, gli effetti economicamente vantaggiosi della mobilità a pedali sono stati stimati dall’Unece, la Commissione economica per l’Europa dell’Onu, insieme all’Ufficio regionale europeo dell’Oms, che non a caso ha sede a Copenaghen. Nel report si legge infatti come promuovere l’utilizzo della bicicletta nelle più grandi città europee (sono 54 quelle esaminate), portandole al livello della capitale danese – dove il 26% di tutti gli spostamenti cittadini avviene pedalando – si potrebbe salvare la vita di 10mila persone e creare oltre 76.600 posti di lavoro. Un sistema di trasporto efficiente è essenziale per il funzionamento delle economie moderne, tuttavia, il trasporto può danneggiare notevolmente l’ambiente e la salute. I costi complessivi dei trasporti associati agli impatti ambientali e sulla salute, infatti, possono arrivare fino al 4% del Prodotto interno lordo di un paese (Pil). Ovvero, il doppio di quanto vale in Europa (2%) l’apporto economico del trasporto merci su strada. L’inquinamento atmosferico, in gran parte causato dal traffico all’interno dell’Europa, si traduce in circa 500mila decessi all’anno, e durante lo stesso lasso di tempo gli incidenti stradali uccidono prematuramente 90mila persone, mentre l’esposizione a rumore stradale eccessivo colpisce quasi 70 milioni di individui. “Scoraggiando” inoltre l’attività fisica, il trasporto a motore contribuisce al macabro computo con circa 1 altro milione di morti ogni anno. Senza contare che il settore dei trasporti contribuisce per il 24% delle emissioni di gas climalteranti da parte di Europa e Nord America. Al contrario, il pay-off degli investimenti in mobilità sostenibile è dunque formidabile e il nuovo report lo conferma, dati alla mano. Più biciclette in città significa nuovi posti di lavoro e persone più sane (riducendo così, grazie all’attività fisica, i costi per l’assistenza sanitaria), meno incidenti stradali, meno inquinamento acustico e una migliore qualità dell’aria. Secondo le stime del nuovo report, grazie al miglioramento della mobilità in bicicletta 76.600 persone in tutta Europa (anzi, solo nelle sue grandi città) potrebbero essere impiegate localmente nella vendita al dettaglio di biciclette e nella loro manutenzione, nella fornitura di abbigliamento e accessori per ciclisti, nello sviluppo urbano e di nuovi sistemi di mobilità; essi contribuirebbero inoltre a ridurre le emissioni di gas serra e i rischi per la salute, sostenendo al contempo l’economia locale.
Filiera canapa toscana al via, con 7 produttori e 15 ettari
E’ partito il progetto “Filieracanapatoscana”, un progetto coordinato da Legambiente Valdinievole e al quale aderiscono Chimica verde, gruppo di acquisto solidale Chicco di grano, consorzio Strizzaisemi e Legambiente Toscana. I protagonisti sono 7 produttori: 3 della Valdinievole, 2 in provincia di Pisa, 1 a Grosseto e 1 a Siena, con 15 ettari seminati. A Legambiente Valdinievole spiegano che nelle coltivazioni non vengono usati né diserbanti, né trattamenti chimici. Si tratta della prima filiera strutturata che viene realizzata nella nostra regione dopo moltissimi anni e coinvolge oltre i produttori, trasformatori e venditori. Dalla coltivazione della canapa si ottiene l’olio di semi, la farina e il seme decorticato. Il seme ha ottime caratteristiche organolettiche con un buon contenuto proteico grazie a nove amminoacidi essenziali, alla vitamina E e grassi insaturi come Omega 3 e Omega 6. Mentre l’olio è molto importante perché grazie al perfetto bilanciamento dei grassi insaturi riesce a combattere il colesterolo e aumenta le difese immunitarie, gli stati infiammatori. Il seme di canapa si usava a scopi terapeutici già nel 3000 AC in Cina. Gli steli della canapa verranno invece raccolti in rotoballe e portati a Carmagnola, in Piemonte, ad Assocanapa, l’azienda che ha fornito il seme certificato e che ha uno dei due macchinari in Italia capaci di separare la fibra dal canapulo che viene utilizzato per la produzione di materiale edile. Chi vuole ulteriori informazioni sul progetto può chiederle a legambientevaldinievole@gmail.com
I Moduli Fotovoltaici sono Raee
ll 12 aprile 2014 sono entrate in vigore le norme del Dlgs 49/2014, che nel recepire la direttiva 2012/19/Ue hanno introdotto anche i moduli fotovoltaici tra le apparecchiature elettriche ed elettroniche (Aee), obbligando quindi i produttori di moduli a sottostare alla relativa disciplina sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee).
Inizia la Summer School 2014
Restando in tema di efficienza, segnaliamo anche tre interessanti iniziative dell’Enea: gli Stati Generali dell’Efficienza Energetica, preceduti da una fase di consultazione pubblica, l’avvio della “Summer School 2014 in Efficienza energetica” e il lancio del portale web Enea/Anie dedicato ai motori elettrici che rispettano i requisiti in materia di progettazione eco-compatibile (vedi news relative). Segnaliamo infine che è stata posticipata di alcuni giorni l’apertura dello sportello per l’accesso al Bando efficienza energetica nelle Regioni Convergenza (vedi news relativa).
Scarichi civili ante “legge Merlì”, all’adeguamento ci pensa la Regione
Gli scarichi degli insediamenti civili assentiti prima dell’entrata in vigore della legge 319/1976 non necessitano di autorizzazione ex post, ma vanno adeguati “nei tempi e nei modi previsti dalla normativa regionale primaria e secondaria”. (Alessandro Geremei
Province, resta competenza ambientale in attesa di soppressione
Le Province restano attive e mantengono competenza in materia di ambiente. Lo prevede la legge 7 aprile 2014, n. 56, in attesa della soppressione dell’Ente disposta dal Ddl costituzionale in discussione in Parlamento. (Francesco Petrucci)
Anci-Conai, raggiunto accordo per raccolta imballaggi
Associazione dei Comuni italiani e Conai (Consorzio imballaggi) hanno raggiunto il 7 aprile 2014 l’intesa per l’accordo di programma 2014-2019 che regolerà i corrispettivi ai Comuni per i maggiori oneri della “differenziata” degli imballaggi. (Francesco Petrucci)
Mud 2014, si avvicina la scadenza
Entro il 30 aprile 2014 gli operatori della filiera dei rifiuti devono presentare il Modello unico di dichiarazione ambientale (Mud), recante i dati relativi ai rifiuti prodotti, trasportati e gestiti nel corso del 2013. (Alessandro Geremei)