A PROPOSITO DI COSTI DELLE BOLLETTE
Come i nostri lettori ricorderanno qualche giorno fa il ministro dell’economia Corrado Passera annunciò di voler ridurre i contributi per le rinnovabili in modo da contenere il costo della bolletta energetica. Noi nell’occasione proponemmo l’eliminazione dell’I.V.A. da tutte le bollette. In questi giorni Legambiente ha reso noto la distribuzione dei costi in bolletta da cui emergono elementi quantomeno curiosi se non proprio sorprendenti. Vediamo quali.
Il solo 59,5% dell’importo si riferisce al reale costo dell’energia consumata. E questo è un dato di grande significato, poichè il restante 40.5%, percentuale molto alta, dipende da altro rispetto al consumo che noi produciamo.
Il 14% serve per le spese relative alla rete di distribuzione (l’8% si paga comunque, anche nel caso di consumo zero), il 13% per gli oneri di sistema (qui ci sono tutte le voci più disparate, dal costo della compilazione della fattura, della spedizione ecc.) e il 10% è relativo al costo per l’erogazione degli incentivi per le rinnovabili (eolico, fotovoltaico e biomasse)
Il 2% va per il contributo alle altre fonti, ad esempio Cip6 (per le raffinerie, inceneritori di rifiuti, acciaierie ed impianti a carbone), l’1,2% per la ricerca sul nucleare (altro semi-paradosso, visto anche il referendum del Giugno scorso) e il 13,5%, infine, va per per le accise e per l’I.V.A.
L’EOLICO FARA’ BENE ALL’OCCUPAZIONE
Secondo il rapporto “Green Growth” il contributo dell’industria eolica al prodotto interno lordo (PIL) nel triennio 2007-2010 dell’Unione Europea è cresciuto del 33% facendo entrare nelle casse europee la somma di 32 Miliardi di Euro. Non solo: il settore ha creato un 30% di nuovi posti di lavoro sfiorando quota 240.000. Lo stesso studio calcola che entro il 2020 il suo contributo al PIL sarà quasi il triplo ed i nuovi posti di lavoro salirebbero a quota 520.000 e forse a quota 795.000 nel 2030. Il rapporto dice anche che per ottenere ciò e per garantire anche in futuro sempre maggiori benefici economici alla collettività vanno rispettati alcuni presupposti: quadri di riferimento stabili, a livello dei vari stati, per quanto riguarda le energie rinnovabili, e decisa implementazione, sempre a livello nazionale dei requisiti posti per il 2020 (una politica energetica post-2020 con obbiettivi vincolanti in rapporto alle fonti rinnovabili per il 2030, una rete di distribuzione congiunta e un mercato energetico unitario a livello europeo. Raggiungeremo così un obbiettivo ambizioso (-30%) di riduzione dei gas serra per il 2020 disponendo, ovviamente, di adeguate sovvenzioni da parte dell’U.E.
FINALMENTE ACQUA MENO CARA?
Nei giorni scorsi il ministro dell’ambiente Corrado Clini ha chiesto, tramite lettera, a Roberto Bazzano, presidente di Fedeutility (che rappresenta tutte le aziende del servizio idrico), di dare attuazione immediata all’esito referendario in merito al taglio del 7% della remunerazione del capitale investito, come esplicitamente chiesto dai cittadini. Il ministro si è anche mosso con le regioni e con l’authority per l’energia e gas (che si occupa anche di acqua), ma per adesso tutti gli interessati stanno prendendo tempo, e intanto sono passati dieci mesi dal referendum. Ora finalmente è pronto un decreto che prevede l’attribuzione all’authority per l’energia delle funzioni che riguardano la tutela della concorrenza e dei livelli essenziali del servizio da fornire agli utenti. A detta del ministro la nuova regolamentazione tiene conto in primo luogo dell’inequivocabile risultato del referendum di Giugno 2011, oltre che delle competenze che le regioni e gli enti locali hanno sulla materia. In sintesi quando entrerà in vigore il decreto, l’authority per l’energia elettrica e il gas dovrà definire e aggiornare i criteri con i quali le autorità di governo degli ambiti o dei bacini quantificheranno la tariffa applicata all’utente finale, definire i livelli di qualità del servizio da fornire e verificare i piani di ambito anzitutto dal punto di vista economico e finanziario. Siccome il ministro Clini nella lettera inviata a federutility ribadiva che la tariffa deve prevedere la sola copertura integrale dei costi del servizio e accennava ad obbiettivi di qualità e strumenti di premialità… analoghi a quelli che l’autorità ha adottato in campo elettrico… resta da capire quali saranno queste premialità per le aziende SII (Servizio Idrico Integrato), se è iniziato un percorso di vero cambiamento per il sistema finanziario del SII o se, con richiamo gattopardesco, viene modificata solo la terminologia facendo uscire dalla porta il 7% di remunerazione per farlo rientrare dalla finestra, magari incrementato, in altra forma
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