Conferire in modo corretto i rifiuti all’interno degli appositi contenitori per la raccolta differenziata è una pratica che quotidianamente ognuno di noi deve fare. Questo perché ci consente di differenziare i rifiuti che produciamo e quindi operare il primo passaggio necessario a garantire un efficace riciclo dei materiali. Fare una corretta raccolta differenziata però non si esaurisce solamente con la separazione dei rifiuti collocandoli negli specifici contenitori, ma richiede un’attenzione anche alla qualità di ciò che gettiamo via, per evitare che i rifiuti una volta giunti agli impianti di selezione e riciclo non contengano troppi materiali estranei che li porterebbe a essere valutati scarti anziché materia da valorizzare. In estate soprattutto, quando le temperature elevate influiscono notevolmente sulla putrescenza dei residui organici e quando aumenta il consumo di particolari alimenti, ci sono piccole attenzioni che tutti dobbiamo avere. Per prima cosa è importante che i sacchi nei quali vengono messi i rifiuti organici siano ben chiusi quando vengono gettati nei cassonetti. Basta infatti che un solo sacco non sia ben chiuso e faccia fuoriuscire residui organici all’interno dei contenitori per presentare problematiche relative a cattivi odori, vanificando così anche gli interventi di pulizia o sanificazione che vengono effettuati periodicamente dal gestore. Questo vale anche per la raccolta porta a porta che, soprattutto in estate, implica dover porre ancor più attenzione agli orari in cui viene esposto il rifiuto, cercando di far stazionare il minor tempo possibile i sacchi in strada. Attenzione deve poi essere messa in modo accurato anche quando gettiamo via gli imballaggi degli alimenti, per assicurarci che gli eventuali residui siano stati bene rimossi. E’ quindi opportuno, per quanto possibile, assicurarsi che gli imballaggi come vasetti, vaschette, barattoli ecc. sia in plastica, alluminio o vetro, non contengano al loro interno residui organici che potrebbero provocare fenomeni di putrescenza per le alte temperature ambientali e quindi cattivi odori. Piccoli accorgimenti che, però, posso contribuire in maniera determinante al miglioramento e all’efficacia dei servizi svolti quotidianamente sul territorio.
Sono circa 60.000 i contatti gestiti dal customer care dell’azienda nel primo semestre 2017. Le chiamate al numero verde di Sei Toscana, in particolare per la prenotazione dei servizi di ritiro rifiuti ingombranti, sono in costante aumento e certificano la maggiore consapevolezza dei cittadini su un corretto uso del servizio e dei diversi canali di comunicazione messi a disposizione dal gestore dei rifiuti della Toscana del sud. Dal 1 gennaio al 30 giugno, sono state 58.975 le chiamate registrate. A queste si aggiungono i 3000 contatti in arrivo attraverso il portale www.seitoscana.it e le caselle di posta elettronica dedicate. Più della metà delle persone che si rivolgono a Sei Toscana lo fanno per prenotare il servizio di ritiro a domicilio dei rifiuti ingombranti, mentre altri hanno chiamato il numero verde per chiedere informazioni relative all’attivazione di nuovi servizi sul territorio (come ad esempio il porta a porta) e sui giorni e gli orari di apertura delle strutture a servizio della raccolta come i centri di raccolta e le stazioni ecologiche. Il numero verde è a servizio dei cittadini anche per effettuare segnalazioni utili a migliorare il servizio sul territorio. Il numero verde di Sei Toscana – 800127484 – a servizio dei 105 comuni gestiti è attivo tutti i giorni da lunedì a giovedì dalle 9 alle 13 e dalle 13:30 alle 17. Il venerdì dalle 9 alle 13. Per garantire un servizio sempre più efficiente, negli orari di chiusura e in caso di intenso flusso di chiamate, è possibile lasciare il proprio recapito alla segreteria telefonica per essere ricontattati dagli operatori e procedere alla prenotazione del ritiro dei propri rifiuti ingombranti. In alternativa è possibile effettuare la richiesta attraverso il modulo online http://www.seitoscana.it/
Con nota del 30 maggio 2017, prot.7619, il Ministero dell’ambiente ha trasmesso la Circolare ministeriale di chiarimento sull’applicazione del decreto ministeriale 13 ottobre 2016, n. 264, recante «Criteri indicativi per agevolare la dimostrazione della sussistenza dei requisiti per la qualifica dei residui di produzione come sottoprodotti e non come rifiuti» (vedi le slides di analisi) decreto molto atteso dalle imprese per i positivi effetti di supporto nella dimostrazione della sussistenza dei requisiti di legge per la qualifica come sottoprodotti dei residui di produzione. La circolare – che si compone di un estratto sintetico e di un allegato tecnico giuridico – mira a definire alcuni principi e linee guida per una migliore ed uniforme applicazione delle norme. In primo luogo, la nota ministeriale – nel confermare quanto già reso noto dallo stesso Ministero all’atto della presentazione del decreto per la prima consultazione delle associazioni – chiarisce, definitivamente, che il Regolamento n. 264 cit. non innova la disciplina sostanziale generale del settore e che la qualifica di un residuo di produzione come sottoprodotto dipende esclusivamente dalla sussistenza delle condizioni di legge. Allo stesso modo, il Decreto non contiene né un “elenco” di materiali senz’altro qualificabili come sottoprodotti, né un elenco di trattamenti ammessi sui medesimi senz’altro costituenti “normale pratica industriale”, dovendo comunque essere rimessa, la valutazione del rispetto dei criteri di legge, ad una analisi caso per caso, secondo quanto precisato più volte dalla giurisprudenza comunitaria.Il Regolamento è, quindi, solo uno strumento a disposizione dei soggetti interessati per agevolare la dimostrazione della sussistenza dei requisiti richiesti dalla normativa vigente per la qualifica di un residuo di produzione come sottoprodotto. Il Ministero ha chiarito che le disposizioni del Decreto sono esplicite nell’escludere l’effetto vincolante del sistema disciplinato, precisando che le modalità di prova nello stesso indicate non vanno in alcun modo intese come esclusive. Rimane, quindi, ferma la libertà di dimostrare la sussistenza dei requisiti richiesti con ogni mezzo e con riferimento a materiali o sostanze diversi da quelli espressamente disciplinati negli allegati, anche mantenendo i sistemi e le procedure aziendali adottati prima dell’entrata in vigore del Decreto o scegliendone di diversi, ferma restando la vincolante applicazione delle pertinenti norme di settore. Ciò premesso, la circolare contiene utili indicazioni in merito alle modalità di prova dei diversi requisiti di legge (caratteristica di “residuo di produzione”, certezza dell’utilizzo, utilizzo diretto senza trattamenti diversi dalla normale pratica industriale, legalità dell’utilizzo) con riferimento, in particolare ai campi della scheda tecnica da compilare per dimostrare la sussistenza degli specifici criteri. Un chiarimento importante è quello relativo alla nozione di processo di produzione, da riferire ad un processo che trasforma i fattori produttivi in risultati, con la precisazione che tali fattori produttivi possono essere rappresentati da prodotti tangibili o intangibili, di talché la produzione può riguardare non solo i beni, ma anche i servizi. Con riferimento all’articolo 10 del Decreto n.264, rubricato «Piattaforma di scambio tra domanda e offerta», che prevede una iscrizione non onerosa dei produttori e degli utilizzatori ad un elenco gestito dalle Camere di Commercio, la nota evidenzia come lo stesso non introduca un requisito abilitante per i produttori e gli utilizzatori di sottoprodotti, ma preveda solo la realizzazione di un elenco contenente le generalità degli operatori interessati a cedere o acquistare residui produttivi da impiegare, utilmente e legalmente, nell’ambito della propria attività, con finalità conoscitiva e di mera facilitazione degli scambi. In merito, Ecocerved ha reso noto che la piattaforma sarà disponibile, a partire dal 12 giugno, sull’apposito sito http://www.
Dal 2000 a 2015 la raccolta differenziata dell’organico in Italia è cresciuta con una media annua del 10%, passando da 1,3 a 6,1 milioni di tonnellate, tanto che oggi la raccolta della frazione organica (frazione umida + frazione verde) rappresenta oggi il primo settore di recupero in Italia con il 43% dei rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata. Una cavalcata impressionante che inizia ancora prima, esattamente 25 anni fa, quando a Padova nacque il Cic: oggi il Consorzio italiano compostatori festeggia il suo primo quarto di secolo a Roma, alla presenza tra gli altri del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, lanciando un ponte tra passato e futuro della filiera.
In questi primi 25 anni sono oltre 65 le milioni di tonnellate di rifiuti raccolte, un quantitativo enorme che è stato trasformato in 23,5 milioni di tonnellate di compost, contribuendo a stoccare nel terreno oltre 7 milioni di tonnellate di sostanza organica. Con un contributo importante anche nella lotta ai cambiamenti climatici: dal momento che per ogni chilogrammo di rifiuto organico non smaltito si evitano 0,68 kg di CO2equivalente, il settore del trattamento biologico (compostaggio e digestione anaerobica) ha evitato 44 milioni di tonnellate di CO2eq.
Oggi, inoltre, molte delle 127 aziende associate Cic – con 308 impianti attivi, che trattano 8,1 milioni di tonnellate di rifiuto organico ogni anno – si stanno trasformando in bioraffinerie, veri e propri poli tecnologici che, oltre al compost, producono anche biogas e biometano.
Il 33% del compost prodotto in Italia, inoltre, si fregia ormai del marchio “Cic” (che ne garantisce la qualità), un’arma in più contro il depauperamento dei suoli e il rischio di desertificazione, con le 23,5 milioni di tonnellate di ammendanti compostati che hanno reso disponibili 300.000 tonnellate di azoto, 190.000 di potassio e 170.000 di fosforo sul mercato dei fertilizzanti.
Complessivamente si tratta di una filiera che conta già 9.000 addetti e 1,7 miliardi di euro di fatturato, con ancora ampi margini di crescita. «La filiera di valorizzazione del biorifiuto – spiega il presidente del Cic, Alessandro Canovai – è strategica, oltre che per le grandi potenzialità industriali derivanti dallo sfruttamento del biometano, soprattutto per l’importanza vitale della restituzione ai suoli della sostanza organica attraverso l’utilizzo del compost. Il nostro auspicio, quindi, è che si intervenga per sostenere questa filiera favorendo l’utilizzo del compost in agricoltura, o prevedendo l’inserimento del compost negli acquisti verdi della Pubblica amministrazione (Gpp) in tutti quegli interventi dove si prevede l’uso di composti organici come parchi pubblici ed aziende agricole pubbliche. È ormai improcrastinabile un serio piano di infrastrutturazione impiantistica per le aree cronicamente carenti (parte del Centro e Sud del paese) e in alcune grandi città, a partire da Roma, pensando ai nuovi poli tecnologici, come le bioraffinerie, in grado di trasformare rifiuti in nuove risorse, con grandi vantaggi anche per l’occupazione».
Si stima infatti che nel 2025, con un servizio di raccolta esteso a tutti i comuni italiani, ben 9 milioni di tonnellate di rifiuto organico entreranno nel circuito della raccolta differenziata: ciò comporterà un netto aumento sia del fatturato che del numero di occupati nel settore, che potrebbero raggiungere rispettivamente 2,4 miliardi di euro e 13.000 addetti. Considerando l’attuale produzione di biorifiuto, se il rifiuto organico raccolto fosse interamente trattato negli impianti integrati di digestione anaerobica e compostaggio, il biometano prodotto (400 milioni di m3) potrebbe essere usato per alimentare circa l’80% della flotta utilizzata per la raccolta dei rifiuti stessi. Un “giacimento rinnovabile” che potrebbe permettere di ridurre dunque in modo sensibile l’impiego del combustibile fossile.
Nella città capitale italiana della cultura 2017, Pistoia, prenderanno il via il prossimo lunedì due settimane interamente dedicate alla cultura della sostenibilità ambientale: dal 29 maggio al 11 giugno il Giardino di San Giovanni Battista (via della Costituzione) sarà infatti animato da un eco-padiglione, una struttura completamente realizzata con prodotti riciclati dove sarà possibile toccare con mano i ‘frutti’ della raccolta differenziata fatta dai cittadini della Toscana, e del successivo lavoro delle aziende che quei rifiuti selezionano e lavorano all’interno di una virtuosa filiera industriale.
All’interno dell’eco-padiglione ogni giorno si svolgeranno workshop, animazioni, laboratori e tanto altro per le scuole e le famiglie, alla scoperta della filiera del riciclo e dell’economia circolare.
L’iniziativa, che si inserisce nell’ambito della Settimana europea della sostenibilità ambientale, è realizzata con la collaborazione di: Fondazione Conservatorio San Giovanni Battista, Toscana Ricicla, Revet, Pubblicontrolli srl, Mati Piante 1909, Fondazione Angeli del Bello, Consorzio Cial, Consorzio Comieco, Consorzio Corepla, Consorzio Coreve, Consorzio Ricrea, Lucart.
Che fine fanno le mie raccolte differenziate dei rifiuti? A questa domanda, per alcuni ancora posta con scetticismo, i cittadini di Siena potranno rispondere semplicemente recandosi nell’Ecoarea della Casa dell’Ambiente – inaugurata oggi in via Simone Martini – dove sono stati allestiti una stazione di bike sharing a pedalata assistita, un “fontanello”, un parco giochi realizzato con plastiche provenienti dalle raccolte differenziate della provincia di Siena e una rete wi-fi libera.
«L’idea dell’Ecoarea è nata e si è sviluppata come naturale prosecuzione della nostra sede, la Casa dell’Ambiente, che è a tutti gli effetti un edificio green dotato di un tetto fotovoltaico, di un impianto geotermico e di tecnologie che consentono un notevole risparmio energetico – ha spiegato Alessandro Fabbrini nelle vesti di presidente Sienambiente, l’azienda che ha ideato e realizzato l’Ecoarea in collaborazione con il Comune di Siena, con il contributo di Acquedotto del Fiora e Sei Toscana – Una serie di misure ambientali a cui si vanno ad aggiungere i nuovi servizi rivolti al cittadino inaugurati oggi nella prospettiva di un progetto più ampio di riqualificazione di tutta la zona circostante l’edificio. Grazie a questo intervento si possono toccare con mano i risultati dell’impegno dei cittadini della provincia di Siena nel fare la differenziata, come per esempio il parco giochi e altri manufatti realizzati con plastiche gestite nel nostro impianto delle Cortine. Un esempio di economia circolare che ha permesso di riportare nel sistema produttivo ciò che era rifiuto».
Oltre all’Auditorium, utilizzato già oggi dalle compagnie teatrali senesi, è inoltre a disposizione un parcheggio pubblico (parcheggio scambiatore) che permette di lasciare l’auto e proseguire con le due ruote del sistema cittadino SiPedala. «In tutto il mondo – ha dichiarato il sindaco Valentini in merito alla nuova ciclostazione di bike sharing – i Paesi più avanzati incentivano l’utilizzo della mobilità dolce rispetto ai mezzi di trasporto tradizionali, a forte impatto ambientale. A Siena sembrava impossibile utilizzare su larga scala le bici, per via della conformazione della città. Con il progetto delle biciclette elettriche, al contrario, siamo riusciti a farle utilizzare da un elevato numero di cittadini e di studenti. Il successo è confermato dalle continue richieste che vengono dai quartieri della città per installare nuove stazioni dove prelevare le bici a pedalata assistita»
A completare l’iniziativa di oggi ci hanno pensato infine gli alunni dell’Istituto Comprensivo Mattioli, cui è stata dedicata un’attività di educazione ambientale: agli studenti, che nel corso dell’anno hanno preso parte a un progetto di sensibilizzazione sulla raccolta differenziata e sul risparmio di materie prime, sono stati illustrati i principi fondanti dell’economia circolare, del riciclo e del recupero di energia, in cui Sienambiente è parte attiva attraverso i suoi impianti.
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