Servizio Civile Volontario all’Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro
Nell’ambito del bando 2017 per il Servizio Civile Volontario Nazionale, l’Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro, come ente partner della città di Torino, presenta il progetto “Fare rete per la sostenibilità socio-ambientale”, presso la Casa dell’Ambiente, al quale possono partecipare 4 volontari.
I volontari potranno vivere un’esperienza di 12 mesi di volontariato sociale e di cittadinanza attiva, all’interno dell’associazione, collaborando a un progetto di educazione ambientale e sviluppo sostenibile.
Il progetto prevede di:
– promuovere reti di educazione ambientale e sviluppo sostenibile e favorire la condivisione delle esperienze e la cooperazione fra le realtà coinvolte;
– trasmettere i valori della cittadinanza attiva e dell’appartenenza al territorio;
– valorizzare la fruizione del patrimonio naturale del territorio e del paesaggio fluviale e collinare.
I volontari aiuteranno a mappare le realtà attive in campo di tutela ambientale, collaboreranno al potenziamento di uno sportello per i cittadini dedicato alla comunicazione ambientale e contribuiranno alla creazione e all’aggiornamento di un programma dettagliato di iniziative e attività legate alla valorizzazione del territorio fluviale e dello sport come strumento di riavvicinamento alla natura.
Per avere informazioni sui requisiti di partecipazione, sulle modalità di presentazione della candidatura e per scaricare i moduli necessari, è possibile consultare la pagina dedicata al servizio civile sul sito del Comune di Torino: http://www.comune.torino.it/torinogiovani/volontariato/cos-e-il-servizio-civile
Le domande dovranno pervenire entro le ore 14 del 26 giugno 2017.
Raccolta porta a porta: tanti cittadini agli incontri pubblici organizzati da Sei Toscana e dai Comuni
Proseguono gli incontri pubblici organizzati da Sei Toscana e dalle Amministrazioni in quei Comuni della Toscana del sud che nelle prossime settimane vedranno l’attivazione o l’estensione nel proprio territorio della raccolta porta a porta e di prossimità. In questi giorni a Cortona in tanti hanno voluto essere presenti alle assemblee che si sono svolte nelle frazioni di Monsigliolo, Fratta, Fossa del lupo e Montecchio. Qui i tecnici di Sei Toscana e gli amministratori locali hanno spiegato e illustrato ai cittadini le nuove regole di raccolta che interesseranno il territorio, con particolare riferimento alle modalità di separazione dei rifiuti e alle regole della loro esposizione. . L’attività di informazione e comunicazione al cittadino portata avanti da Sei Toscana in collaborazione con le Amministrazioni del territorio proseguirà anche nelle prossime settimane per promuovere le nuove modalità di raccolta differenziata che verranno attivate e per permettere a ogni cittadino di iniziare il nuovo servizio di raccolta con una coscienza più piena delle nuove modalità di conferimento dei propri rifiuti.
La seconda edizione di “Ri-Creazione” chiude con numeri da record
Riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero, queste le parole d’ordine del progetto che, dopo il successo della prima edizione (quando furono 5000 gli studenti coinvolti), anche in questo secondo anno di attività ha registrato uno straordinario riscontro da parte degli istituti scolastici del territorio. Sono oltre 7000 infatti i ragazzi delle scuole primarie e secondarie che hanno deciso di partecipare, segno tangibile della qualità dell’offerta formativa caratterizzante il progetto promosso dal gestore unico dei rifiuti della Toscana del sud. Quanti rifiuti produciamo ogni giorno? Come fare una corretta raccolta differenziata? In cosa consiste effettivamente il riciclo? A tutte queste domande hanno risposto, tramite lezioni in classe, laboratori didattici e visite agli impianti, gli educatori ambientali selezionati da Sei Toscana per ogni territorio di riferimento. Anche quest’anno l’obiettivo del progetto è stato quello di incentivare la diffusione di buone pratiche quotidiane, sia a casa che a scuola, e ridurre l’impatto dei comportamenti quotidiani sull’ambiente, costruendo un sistema di relazioni finalizzato a creare occasioni utili nell’educazione allo sviluppo sostenibile dei cittadini del domani. L’offerta formativa di “Ri-Creazione” è stata molto articolata, prevedendo sei percorsi diversificati e strutturati in relazione alle varie fasce d’età degli alunni e finalizzati all’approfondimento di una o più delle cosiddette 4R del ciclo dei rifiuti (riduzione, riuso, riciclo, recupero). I percorsi hanno spaziato dalla riduzione dei rifiuti, al loro riutilizzo, dalle corrette modalità di raccolta differenziata per garantire il riciclo e il recupero, sino alla scoperta delle realtà impiantistiche che nell’Ato Toscana Sud permettono la chiusura del ciclo dei rifiuti. Oltre alle lezioni e ai laboratori svolti in classe, le scuole hanno avuto anche la possibilità di organizzare visite agli impianti e ai centri di raccolta e stazioni ecologiche presenti nel territorio. Alle visite hanno partecipato oltre 700 studenti che hanno visto da vicino le diverse attività portate avanti nei propri impianti dalle società partner del progetto: Sienambiente, Aisa Impianti, CRCM, Civitella 2000, CSAI, Futura, Ecolat, TB. Proprio per continuare il percorso iniziato lo scorso anno, Sei Toscana è già a lavoro per organizzare la terza edizione di “Ri-Creazione” con l’obiettivo di coinvolgere nel prossimo anno scolastico un numero sempre crescente di studenti degli Istituti scolastici dei Comuni della Toscana del sud.
Voto storico a ExxonMobil: passa mozione che chiede di valutare i rischi del cambiamento climatico
La maggioranza degli azionisti di ExxonMobil, la più grande multinazionale petrolifera del mondo, hanno votato a favore di una mozione che chiede alla compagnia di «riferire su come la sua attività sarà influenzato dagli sforzi in corso in tutto il mondo per combattere i cambiamenti climatici».
La mozione, appoggiata da piccoli azionisti ma anche da grandi investitori, è passata con il 62,3% dei voti a favore. La risoluzione, presentata dai commissari della Chiesa di Inghilterra e dal comptroller dello Stato di New York Thomas DiNapoli, chiede alla Exxon di «Riferire su come il suo modello di business sarà influenzato dagli sforzi globali per limitare l’aumento medio delle temperature al di sotto dei 2 gradi Celsius». La chiesa di Inghilterra sottlinea che «Il risultato arriva nonostante il forte impegno da parte della company di opporsi al movimento e rappresenta una vittoria estremamente significativa per gli investitori che vogliono che Exxon riferisca sulla divulgazione climatica, in linea con i suoi omologhi».
Agenda 2030
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.
Gli Obiettivi per lo Sviluppo danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.
Un recente convegno ha sottolineato l’importanza del turismo come motore dell’economia mondiale
Pur non essendo compreso tra i goals previsti, si può affermare che il turismo intersechi parecchi dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile da raggiungere entro il 2030, così come auspicato dall’Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Se n’è discusso recentemente al seminario “Le politiche per il turismo sostenibile nell’Agenda 2030” durante il FORUM PA 2017 a Roma da cui sono scaturite proposte operative riconducibili a tre concetti: cogenza, territorio e misurabilità.
Il dibattito ha esaminato con alcuni esempi il contesto europeo, l’ambito nazionale e il livello locale. La cogenza è la capacità delle politiche di attivare pratiche che con il tempo vengono interiorizzate e diventano sempre più esperte, generando sviluppo economico endemico. Il territorio è il contesto dove le politiche si traducono in azione grazie all’opera di professionisti che riescono a valorizzare e mettere a sistema risorse locali spesso inespresse e le loro stesse competenze. Giunta a maturazione, l’azione territoriale necessita tuttavia di essere ingegnerizzata, monitorata e misurata con indicatori di semplice reperibilità e comprensione. Per la Bocconi è necessario disporre di informazioni tempestive che consentano di conoscere, anche da un punto di vista qualitativo, i flussi turistici che possano generare positive ricadute economiche. La sfida è trovare quindi un sistema per misurare le dimensioni qualitative.
A supportare concretamente questi concetti sono gli indicatori del turismo ETIS elaborato dalla Commissione europea, un sistema di monitoraggio, gestione, informazione e auto valutazione il cui obiettivo è permettere alle destinazioni turistiche di migliorare le proprie performance di gestione del turismo sostenibile. Il MIBACT dal canto suo ha approfondito l’importanza della redazione del Piano strategico nazionale del turismo, predisposto allo scopo di favorire un processo organizzativo più consapevole e informato e un collegamento più strutturato tra destinazioni e persone.
In sostanza il seminario ha gettato le basi di un modo ‘diverso’ di valorizzare il territorio, più dinamico, aperto a sinergie, interazioni e collaborazioni a vari livelli, fornendo esempi concreti di come fare rete con un approccio ‘glocal’, per favorire uno sviluppo sostenibile e armonioso del turismo e della cultura e, soprattutto, per dare una risposta endogena e intelligente a problemi globali.
I primi vent’anni di Conai: la Toscana fra le regioni più virtuose nel riciclo degli imballaggi
Nel 1997, grazie al Decreto Ronchi, nasce Conai, il Consorzio nazionale imballaggi. Oggi, a distanza di venti anni, è tempo di bilanci. Se nel 1998, primo anno effettivo di attività del Consorzio, si sono riciclate 190mila tonnellate di rifiuti da imballaggio, l’anno scorso questo volume è salito a 4 milioni di tonnellate. E se si sommano tutti i materiali riciclati in questi primi vent’anni si arriva a 50 milioni di tonnellate, evitando – calcola il Consorzio – l’apertura di qualcosa come 130 discariche. Nel 2016 è stato avviato a riciclo il 67,1% dei rifiuti di imballaggio raccolti per un totale di 8,4 milioni di tonnellate (+2,8% sul 2015), superando già oggi non solo i target fissati al 2020, ma anche gli obiettivi europei in discussione per il 2025. Riciclando rifiuti di imballaggio si sono risparmiati, solo lo scorso anno, 19 TWh di energia, pari al consumo di 11 centrali termoelettriche, mentre dal punto di vista strettamente economico, il riciclo gestito da Conai e dai Consorzi di Filiera (Cial, Coreve, Corepla, Comieco) ha generato benefici per oltre 900 milioni di euro. Per quanto concerne i risultati raggiunti dal Consorzio nel 2016, a fronte di un incremento degli imballaggi immessi al consumo del 2,3% a circa 12,6 milioni di tonnellate (in plastica 2,1 milioni di ton, +2,3%), le prime stime sul riciclo indicano un volume di quasi 8,5 milioni di tonnellate (+2,8%), di cui il 48% circa derivante dall’attività dei Consorzi di Filiera e il resto da soggetti privati. Sommando riciclo (67,1%) e recupero energetico, sono stati sottratti alla discarica il 78,6% degli imballaggi immessi al consumo. In questo scenario spicca la Toscana dove, grazie a un efficiente modello di gestione del ciclo integrato dei rifiuti, si è in grado di avviare a riciclo effettivo l’84% dei materiali raccolti in modo differenziato dai cittadini, permettendo così la realizzazione di una vera economia circolare. Oggi la Toscana raccoglie in modo differenziato il 44% dei rifiuti prodotti (pari a una raccolta pro capite di 262,12 kg/anno). Nello specifico nel 2015 (Banca dati Anci Conai 2015) sono state avviate a riciclo 245mila tonnellate di carta e cartone sulle 252mila tonnellate totali raccolte (92%); 134mila tonnellate di multimateriale – plastiche, alluminio, acciaio, tetrapak, vetro – sulle 158mila raccolte (88,94%); 44mila tonnellate di legno (il 100% del totale raccolto); 236mila tonnellate di frazione organica sulle 345mila tonnellate raccolte (pari al 70,88%).
Legambiente presenta all’Onu 7 punti contro l’invasione dei rifiuti nel Mediterraneo
Legambiente, che da anni studia il fenomeno della marine litter con Goletta Verde e la campagna ‘Spiagge e fondali puliti’, ha portato all’attenzione dell’Onu – durante il suo intervento newyorkese Multi-stakeholders Governance for tackling marine litter in the Mediterranean Sea, che abbiamo raccontato in diretta qui – un approfondimento sul Mar Mediterraneo (tra le sei zone di maggior accumulo di rifiuti galleggianti del Pianeta con evidenti rischi per l’ambiente, la salute e l’economia), illustrato la mappa interattiva che raccoglie dati e numeri sul marine litter nel Mediterraneo, e avanzato soluzioni e strategie a partire proprio dall’esperienza italiana.
In particolare, il Cigno verde ha proposto di fronte alle Nazioni Unite «sette mosse indispensabili» che i Paesi di tutto il mondo dovrebbero attuare e replicare per contrastare il marine litter: secondo Legambiente basterebbe estendere entro il 2020 la messa il bando delle buste di plastica non compostabili in tutti gli Stati del Mediterraneo e non; incentivare una maggiore cooperazione tra i Paesi, diffondere una corretta gestione dei rifiuti, incrementare le campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte a cittadini, amministrazioni locali e categorie produttive; potenziare le politiche di prevenzione e la ricerca scientifica e raccogliere la sfida dell’economia circolare.
Del resto, nella mappa interattiva “beach litter Mediterraneo” presentata al Palazzo di vetro, Legambiente ha riportato il monitoraggio scientifico sul beach litter realizzato su 105 spiagge di 8 Paesi mediterranei (Italia, Algeria, Croazia, Francia, Grecia, Spagna, Tunisia, Turchia) monitorate tra il 2014 e il 2017, portando in dote dati dettagliati: nella spiagge monitorate sono stati trovati oltre 58mila rifiuti, per una media di 561 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia. L’82% dei rifiuti spiaggiati trovati sugli arenili monitorati è di plastica, il 64% è materiale usa e getta. A guidare la top ten dei rifiuti più trovati sono i mozziconi di sigaretta (12%), tappi (10%), bottiglie e contenitori di plastica ma anche reti per la coltivazione dei mitili (8%); seguono cotton fioc (4,5%), stoviglie usa e getta (carta o plastica), buste (3,5%), polistirolo (3,1%) e altri oggetti di plastica (2,9%), mentre le buste di plastica ammontano al 3,5% dei quasi 60mila rifiuti rinvenuti sulle 105 spiagge, anche se in Italia sono state trovate una media di 15 buste ogni 100 metri di spiaggia, mentre nelle altre spiagge del Mediterraneo questa media quasi raddoppia salendo a 25 buste per ogni 100 metri di spiaggia.
«Il Mar Mediterraneo – dichiara da New York Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – rischia di diventare sempre più un mare magnum di plastica e spazzatura con rifiuti galleggianti, adagiati su spiagge e fondali o invasi da quelli diventati tanti minuscoli e invisibili frammenti. Per questo abbiamo deciso di portare all’attenzione dell’Onu anche il caso del nostro mare magnum, un mare “regionale” soffocato dallo stesso problema degli oceani, il marine litter, che sta assumendo proporzioni sempre più preoccupanti e mondiali. Purtroppo, la cattiva gestione dei rifiuti a monte e la maladepurazione restano la principale causa del fenomeno, per questo abbiamo chiesto di avviare al più presto una cooperazione concreta tra i Paesi di tutto il mondo rispettando gli Accordi sul clima di Parigi ed estendendo entro il 2020 a tutti gli Stati del Mediterraneo la messa al bando dei sacchetti di plastica, una sfida che lanciamo anche ai ministri che parteciperanno al G7 Ambiente di Bologna».
Sebbene infatti la stessa Unep abbia messo in evidenza con un apposito studio come la mera sostituzione delle buste in plastica con altre in bioplastica non possa considerarsi affatto risolutiva per il grave problema del marine litter, le plastiche bio hanno un grande pregio in un contesto dove le reali soluzioni – un miglioramento nella gestione dei rifiuti con impianti ad hoc, un potenziamento dell’infrastruttura di depurazione e, non da ultimo, un salto culturale in avanti da parte della cittadinanza – hanno costi e tempi rilevanti: impiegano un tempo minore a degradarsi una volta che si trovano loro malgrado a galleggiare in mare, limitando per quanto possibile i danni ambientali.
Buone notizie da Bruxelles. Nell’ambito della revisione della strategia sulla Bioenergia, l’Europarlamento (ENVI Committee) fa proprie le proposte strutturate da ZWE, ed allo scopo di riallineare la strategia al Pacchetto Economia Circolare, _chiede di terminare i sussidi all’incenerimento entro il 2021_. Molto probabilmente la proposta non arriverà tal quale alla sua approvazione finale (ad es. sarà verosimile attendersi esenzioni per i contratti già in essere; o magari si chiederanno scadenze più allungate) ma intanto possiamo * incassare il risultato mediatico, * usare l’argomento nella comunicazione informale o formale, * usare con chi si occupa di programmazione strategica. Questa proposta va a rinforzare il “cambio di passo” che già evidenziammo a Gennaio sulla Comunicazione EC relativa all’energia da rifiuto, in cui tra le varie cose si chiedeva anche di terminare finanziamenti comunitari all’incenerimento. In tale caso, si trattava di contributi in conto capitale (fondi per la costruzione) qui si tratta della richiesta di terminare i sussidi alla produzione energetica stabiliti dalla Direttiva sulle Fonti Rinnovabili (i Certificati Verdi in Italia). Giusto per dire, secondo i nostri calcoli i Certificati Verdi (applicati al 51% dell’energi prodotta come penso sappiate) incidono per circa 50 Euro/t, consentendo di ridurre le tariffe di conferimento e/o aumentare gli introiti Allego il Report (attenzione: _è ancora una Bozza_, ci potranno essere alcune piccole modifiche nella versione definitiva) del Comitato ENVI dell’Europarlamento; qui sotto ho estratto la parte fondamentale. Più sotto, il Comunicato Stampa di ZWE.
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