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Ambientamoci!

Apparecchi a infrarossi saranno collocati a rotazione nelle aree più soggette al fenomeno dell’abbandono dei rifiuti.

A Cortona si fa sul serio. Nonostante gli ultimi dati comunicati dal soggetto gestore sottolineino i notevoli progressi effettuati nella raccolta in modo differenziato dei rifiuti, l’amministrazione comunale in collaborazione con il soggetto gestore, vuole mettere a disposizione degli organi predisposti al controllo nuovi strumenti. Infatti saranno messe a disposizione, dello stesso personale, per combattere i reati ambientali sul territorio comunale, alcune telecamere che saranno posizionate a rotazione nei luoghi dove è più frequente l’abbandono di rifiuti da parte di cittadini. Si tratta di uno strumento in più che si aggiunge all’attività di controllo della Polizia Municipale dopo importanti campagne di sensibilizzazione realizzate in collaborazione con il gestore Sei Toscana. Si punta così a combattere in modo mirato l’abbandono volontario dei rifiuti che è un illecito grave. L’entità della sanzione varia in base alla gravità del comportamento scorretto e può arrivare a cifre elevate nei casi di abbandono o di errato conferimento di rifiuti urbani pericolosi (per esempio pile, batterie, vernici ma anche elettrodomestici come tv, monitor, frigoriferi e condizionatori) Gli apparecchi sono resistenti alle intemperie, sono dotati infrarossi e studiati per essere collocati sul territorio in modo discreto; si caratterizzano per l’elevata qualità delle registrazioni anche in condizioni di scarsa luminosità. I sensori di avvicinamento avviano la registrazione solo quando viene rilevato un movimento nel campo visivo dei dispositivi rendendoli di fatto delle vere e proprie “fototrappole” che possono essere mimetizzate nell’ambiente, in modo da inquadrare i punti di più frequente abbandono.

Da oggi è possibile inviare le domande per le richieste di finanziamento a tasso zero per le piste ciclabili

Nella giornata di oggi si aprirà il bando del progetto “Comuni in Pista – #sullabuonastrada”, finalizzato al finanziamento dello sviluppo di piste ciclabili nei Comuni. L’iniziativa nasce dagli sforzi congiunti di ANCI, Federciclismo e l’Istituto per il credito sportivo (ICS), quest’ultimo infatti ha sottoscritto un protocollo d’intesa il 5 febbraio, che mette a disposizione degli Enti un totale di 9 milioni di euro, necessari ad abbattere gli interessi dei mutui a tasso fisso di durata quindicennale, da stipulare obbligatoriamente entro e non oltre il 31 dicembre 2018. Tali prestiti dovranno essere destinati alla realizzazione di piste ciclabili, ciclodromi e le relative strutture di supporto.

I Mutui stipulati permetteranno agli Enti Locali di beneficiare dell’abbattimento totale su un mutuo o più, fino ad un importo massimo di 3 milioni di euro, raddoppiati in caso il beneficiario sia una Città Metropolitana, una Unione di Comuni, un Comune capoluogo o una Provincia.

Gli interventi ammessi a contributo saranno quelli relativi alla costruzione, ampliamento, miglioramento, ristrutturazione, completamento, efficientamento energetico e messa a norma e in sicurezza. Le tipologie di piste idonee alla richiesta sono: le piste ciclabili in sede propria, i percorsi promiscui pedonali e ciclabili e le piste ciclabili su corsia riservata.

I soggetti che potranno avvalersi di tali contributi sono:

Comuni; Unione di Comuni; Comuni in forma associata; Città Metropolitana; Province

Il bando precisa che i lavori relativi agli interventi ammessi dovranno avere inizio entro dodici mesi dalla data di stipula del mutuo e essere terminati entro ventiquattro mesi dalla stessa data.

Le domande dovranno essere presentate a mezzo PEC, all’indirizzo icspisteciclabili@legalmai.it a partire dalle ore 10:00 del 03/04/2018 e non oltre le 24 del 02/07/2018.

Qui allegato un file .zip contenente l’avviso e tutta la documentazione necessaria per partecipare all’iniziativa.

CONTO ALLA ROVESCIA PER L’ENTRATA IN VIGORE DEL GDPR, PA IN RITARDO

Il 25 maggio sarà subito operativo il nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali
Mancano ormai meno di due mesi all’entrata in vigore della General Data Protection Regulation (GDPR), il Regolamento europeo (2016/679) in materia di protezione dei dati personali che, a partire dal 25 maggio 2018, sarà direttamente applicabile in tutti gli Stati membri dell’Unione. Il GDPR, come specificato dalla stessa Ue, nasce sia dall’esigenza di armonizzare e semplificare le regole di trasferimento dei dati personali dall’Unione verso altre parti del mondo, sia da quella di dare una risposta alle sfide poste alla tutela della privacy dai nuovi sviluppi tecnologici e dai nuovi modelli di economia. Le regole si applicheranno a tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nel trattamento dei dati personali, siano essi privati o pubblici. Se molti aspetti resteranno invariati rispetto a quanto già stabilito dalla normativa vigente – il decreto legislativo 30 giugno 2003, numero196, “Codice in materia di protezione dei dati personali” – molte sono le novità introdotte dal nuovo regolamento europeo e, di conseguenza, gli adempimenti a carico di qualsiasi amministrazione pubblica, sia che si tratti di un Ente locale di grandi o piccolissime dimensioni, un ospedale o un’Asl, una scuola o un’azienda concessionaria di servizi pubblici. Da più fonti viene riportata una situazione nella quale sarebbero molte le amministrazioni pubbliche che si faranno trovare in ritardo all’appuntamento, malgrado le severe sanzioni previste. Secondo l’Anci, ad esempio, molti piccoli Comuni stanno incontrando difficoltà dinanzi ai complessi cambiamenti organizzativi richiesti. Tra le principali novità introdotte ricordiamo quella che forse è la più rilevante e che riguarda il principio di accountability, ovvero la maggiore responsabilità del titolare e del responsabile dei trattamenti attraverso “l’adozione di comportamenti attivi che dimostrino la concreta adozione di misure finalizzate alla corretta applicazione del regolamento sulla privacy”. Si tratta di una novità sostanziale in quanto al titolare spetterà il compito di decidere autonomamente le modalità, le garanzie e il limite del trattamento dei dati personali, ovviamente nel rispetto della normativa vigente. Altre novità sono quelle che riguardano la necessità di nominare la nuova figura del responsabile della protezione dei dati (Data Protection Officer) o l’introduzione del registro delle attività di trattamento, che ciascuna istituzione dovrà obbligatoriamente tenere. Le pubbliche amministrazioni saranno inoltre tenute a predisporre delle adeguate attività formative per il personale e a rivedere i propri processi gestionali al fine di individuare quelli che presentano maggiori rischi collegati al trattamento dei dati. In caso di eventuali violazioni di dati personali il titolare del trattamento dovrà comunicarlo al Garante della Privacy e ai diretti interessati, a meno di non ritenere (grazie al principio dell’accresciuta accountability) che la violazione non rappresenti un rischio per i diritti degli interessati. Al fine di fornire un supporto operativo ai Comuni in questa fase di prima attuazione della nuova disciplina, l’Anci ha predisposto l’11 Quaderno operativo della propria collana editoriale “Manuali tecnici per gli amministratori”. Il volume contiene lo schema di delibera del Consiglio comunale e il modello di regolamento adeguato alle novità normative. Nel modello di regolamento l’Anci segnala la presenza di suggerimenti operativi destinati ai Comuni di minore dimensione, come l’esercizio in forma associata della nuova funzione assegnata ad un unico responsabile della protezione dei dati, che potrebbe essere sia un dipendente interno adeguatamente formato, sia un soggetto esterno selezionato tramite procedura di evidenza pubblica. In effetti, per la nuova figura del Data Protection Officer, vengono richieste “qualità professionali adeguate alla complessità del compito da svolgere”, competenze non facilmente reperibili in una piccola amministrazione. Per un maggior approfondimento del tema, segnaliamo anche la Guida all’applicazione del Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali disponibile sul sito del Garante per la Privacy.

Sistema energetico italiano: consumi in aumento e prezzi in discesa

Nel 2017 si è registrato un aumento dei consumi finali di energia (+1,3% rispetto al 2016), a fronte di un leggero calo delle emissioni di anidride carbonica (-0,5%). In discesa i prezzi di gas e energia elettrica.

L’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano, a cura dell’ENEA, prende in esame i dati del 4° trimestre 2017 e fa il punto sull’intero anno trascorso. Il gas naturale con una quota del 36,5% rimane la prima fonte energetica nel mix nazionale, segnando un +6% rispetto all’anno precedente e registrando prezzi in calo per tutte le fasce di consumo. Segue il petrolio, che contribuisce con meno del 34% al mix energetico (-1% sul 2016 e -10% rispetto a dieci anni fa); pesante calo anche per il carbone (-12% sul 2016), che ora ha una quota di solo il 6%.

Le rinnovabili invece raggiungono nel 2017 una quota del 19% nel mix energetico, con una crescita dell’8% di eolico e solare, che è andata a compensare il forte calo dell’idroelettrico (-14%). Percentuali che consentono al nostro paese di rimanere al di sopra del target Ue del 17% al 2020, anche se – secondo l’analisi dell’ENEA – non rappresentano una base sufficientemente solida per raggiungere l’obiettivo del 28% al 2030.

Va inoltre segnalato un calo dell’8%, rispetto al 2016, dell’indice ENEA ISPRED, che misura il sistema energetico nazionale sulla base di tre elementi: sicurezza energetica, prezzi e decarbonizzazione. Il calo è in gran parte imputabile al peggioramento della componente “decarbonizzazione” dell’ISPRED; nonostante la leggera diminuzione registrata per il secondo anno di fila, le emissioni di CO2 non stanno calando in misura coerente con gli obiettivi al 2030. Male anche la componente “sicurezza energetica” dell’ISPRED, con un -6% rispetto ad un anno fa, a causa dei peggioramenti degli indici relativi alla sicurezza del sistema elettrico (-9%) e del sistema del gas naturale (-20%). In particolare – rileva l’ENEA – i problemi del parco nucleare francese e la contemporanea impennata della domanda di gas all’inizio del 2017 hanno evidenziato che, in caso di combinazione di eventi estremi (picchi di freddo, interruzioni delle forniture, criticità nei mercati confinanti), potrebbero verificarsi seri problemi di adeguatezza. Significativi miglioramenti, invece, si sono registrati nelle componenti dell’indice ISPRED relative ai prezzi dell’energia elettrica (+17%) e del gas naturale (+6%), mentre è peggiorato l’indice relativo al costo del gasolio (-25%).

Sistema energetico italiano: consumi in aumento e prezzi in discesa

Nel 2017 si è registrato un aumento dei consumi finali di energia (+1,3% rispetto al 2016), a fronte di un leggero calo delle emissioni di anidride carbonica (-0,5%). In discesa i prezzi di gas e energia elettrica.

L’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano, a cura dell’ENEA, prende in esame i dati del 4° trimestre 2017 e fa il punto sull’intero anno trascorso. Il gas naturale con una quota del 36,5% rimane la prima fonte energetica nel mix nazionale, segnando un +6% rispetto all’anno precedente e registrando prezzi in calo per tutte le fasce di consumo. Segue il petrolio, che contribuisce con meno del 34% al mix energetico (-1% sul 2016 e -10% rispetto a dieci anni fa); pesante calo anche per il carbone (-12% sul 2016), che ora ha una quota di solo il 6%.

Le rinnovabili invece raggiungono nel 2017 una quota del 19% nel mix energetico, con una crescita dell’8% di eolico e solare, che è andata a compensare il forte calo dell’idroelettrico (-14%). Percentuali che consentono al nostro paese di rimanere al di sopra del target Ue del 17% al 2020, anche se – secondo l’analisi dell’ENEA – non rappresentano una base sufficientemente solida per raggiungere l’obiettivo del 28% al 2030.

Va inoltre segnalato un calo dell’8%, rispetto al 2016, dell’indice ENEA ISPRED, che misura il sistema energetico nazionale sulla base di tre elementi: sicurezza energetica, prezzi e decarbonizzazione. Il calo è in gran parte imputabile al peggioramento della componente “decarbonizzazione” dell’ISPRED; nonostante la leggera diminuzione registrata per il secondo anno di fila, le emissioni di CO2 non stanno calando in misura coerente con gli obiettivi al 2030. Male anche la componente “sicurezza energetica” dell’ISPRED, con un -6% rispetto ad un anno fa, a causa dei peggioramenti degli indici relativi alla sicurezza del sistema elettrico (-9%) e del sistema del gas naturale (-20%). In particolare – rileva l’ENEA – i problemi del parco nucleare francese e la contemporanea impennata della domanda di gas all’inizio del 2017 hanno evidenziato che, in caso di combinazione di eventi estremi (picchi di freddo, interruzioni delle forniture, criticità nei mercati confinanti), potrebbero verificarsi seri problemi di adeguatezza. Significativi miglioramenti, invece, si sono registrati nelle componenti dell’indice ISPRED relative ai prezzi dell’energia elettrica (+17%) e del gas naturale (+6%), mentre è peggiorato l’indice relativo al costo del gasolio (-25%).

Toscana, ulteriori prescrizioni “anticrisi” per discariche rifiuti regionali
La Regione Toscana ha deliberato delle nuove misure finalizzate a vincolare i gestori delle discariche di rifiuti urbani e speciali a dare priorità allo smaltimento dei rifiuti di provenienza regionale.

Toscana, raccolta differenziata rifiuti punta su organico
Attraverso la diffusione delle raccolte porta a porta e delle raccolte di prossimità la Regione Toscana punta a raddoppiare, da qui al 2020, il quantitativo di frazione organica da raccolta differenziata (Forsu).

Valter Lupetti

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Valter Lupetti

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