Scrivo il saluto di addio a Leonard Cohen mentre sto ascoltando le sue struggenti canzoni o meglio poesie. Nato a Montreal in Canada ma conosciuto come “l’americano” perché ha vissuto molto in America, di origine ebrea, lo si capisce dal profilo del suo viso, ma poi convertitosi alla filosofia buddista che lo ha portato a vivere oltre un decennio in un monastero.
Musicista, autore, poeta e scrittore è stato uno dei più grandi cantautori di tutti i tempi e un ottimo scrittore di cui va ricordato il libro, tradotto anche in cirillico “Belli e perdenti” rivolto ai giovani cinesi. Le sue canzoni sono state interpretate da Bob Dylan, Bon Jovi, Joe Cocker, Sting, Bono, Peter Gabriel e tanti altri ancora, mentre in Italia ha influenzato la musica di Roberto Vecchioni e le sue cover sono state rifatte da Francesco De Gregori, Bruno Lauzi e Fabrizio De Andrè.
La sua voce sembra uscire dal sottosuolo, unica e particolare, inconfondibile e pensare che di fronte a chi lo elogiava lui rispondeva con la sua solita modestia e umiltà, so appena andare a tempo con gli accordi. Lo ricordo con un po’ di rammarico, perché volevo andare ad ascoltarlo a Perugia due anni fa, ma il concerto fu annullato a causa delle sue precarie condizioni di salute, è morto a 82 anni, dopo una vita dedicata alla musica, alla bellezza e alla poesia.
Lo conoscono quasi tutti, ma non sanno chi è, come “il bacio” di Klimt, però quando ascoltano Halleluja, allora si sente esclamare ” ma è lui ?”. Si è proprio lui, cantata ed interpretata da chiunque. A Cortona l’ho ascoltata al matrimonio di mia figlia Giulia nell’Abbazia di Farneta dal coro di Don Sever, fu per me una grande emozione. Ascoltate le sue canzoni oltre Halleluja, Suzanne, The Partisan, Tonight will be fine o Seems so long ago, Nancj e ve ne innamorerete.
Pace, dolcezza, tenerezza e tranquillità sono le sensazioni che proverete se non lo conoscevate ancora, ve lo consiglio, ma vorrei chiudere il saluto a Cohen con la frase che chiude il suo libro Belli e Perdenti “…. e se vi ho annoiato, perdonatemi “.
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