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A proposito di Burkini…

Permettetemi una premessa. Sono abbastanza grande (sic!) da ricordare come in passato venisse criticata aspramente ogni forma di censura che rendesse difficile la strada verso una sana liberalizzazione sessuale e impedisse la giusta e sacrosanta emancipazione della donna. Anche altri, che hanno più o meno la mia età, ricorderanno quanto si discutesse con animosità – e anche qualcosina di più! – attorno alla questione della società patriarcale che andava superata, ecc ecc.

Verso la fine degli anni sessanta, la scrittrice Valerie Solanas una delle più importanti portavoce del movimento femminista, autoprodusse il suo lavoro più conosciuto, lo SCUM Manifesto, un feroce, rivoluzionario attacco alla cultura patriarcale,  la parola SCUM è generalmente considerata come un acronimo di “Society for Cutting Up Men” (Società per l’eliminazione dell’uomo).

Questo trattato politico-femminista diceva tra l’altro: “… in questa società per bene che ci vada, la vita è una noia sconfinata. In questa società, nulla, assolutamente nulla riguarda le donne. Dunque a tutte le donne che non hanno paura né delle responsabilità né delle emozioni sconvolgenti non rimane che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l’automazione globale e distruggere il sesso maschile“.

Questo vero e proprio manifesto fu celebrato anche in un brano dell’Album “Maledetti” pubblicato dagli Area di Demetrio Stratos. Certo è un linguaggio crudo, esplicito, di parte ed esprime una posizione estrema, per quanto mi riguarda non condivisibile che però la dice lunga su quanto la battaglia per l’emancipazione fosse combattuta e sentita soprattutto da parte delle donne.

Altro esempio: in occasione della sua recente scomparsa è stato ricordato quando Ettore Bernabei, severissimo e cattolicissimo direttore generale della RAI anni ’60, fu accusato di oscurantismo perché durante un varietà televisivo aveva obbligato le gemelle Kessler ad indossare un castigato paio di calze nere e spesse affinché nascondessero, o almeno rendessero meno evidente quel magnifico duplice stacco di gambe che turbava, si dice, il sabato sera di tanti italiani.

Ora mi domando come è possibile che oggi sulla questione musulmana dei veli, dei burqini in spiaggia, della donna sottomessa all’uomo ci sia nel mondo occidentale un così vasto consenso da parte di molti, come se tutto andasse bene? Ma come fa una donna ad approvare e accettare una tale condizione?

Perché nessuno/a si è indignato quando il sindaco musulmano di Londra, poco dopo il suo insediamento, ha fatto togliere dalle stazioni della metropolitana tutti i manifesti pubblicitari che ritraevano foto di donne in bikini? Dopo 50 anni, dopo tanto progresso, dopo tanti traguardi raggiunti da parte della donna sul piano dell’emancipazione, della parità dei diritti nel mondo sociale e civile, (anche Papa Francesco ha costituito di recente una commissione per dare il diaconato alle donne!), dove sono quelle voci che prima insorgevano scandalizzate contro l’oscurantismo, la chiusura, l’arretratezza culturale, la società patriarcale?

Il vento femminista, come dicevo, se pur talvolta con degli eccessi, contribuì a trovare un equilibrio nella nostra società che consideriamo oggi moderna, vivibile, democratica, aperta, società in cui le donne guidano gli aerei, sono astronaute, chirurghe, poliziotte, presidentesse, alla guida di governi, ecc. Pertanto siamo consapevoli che anche se a quel tempo tante donne avevano una mentalità ristretta e chiusa rispetto al loro ruolo, spinte da nuovi modi di pensare, sono cambiate, hanno reagito e, certo, oggi non tornerebbero indietro.

Ecco, mi domando e vi domando, non credete che la donna occidentale, prendendosi quelle responsabilità di cui parlava Valerie Solanas, possa offrire, al mondo islamico un modo nuovo di vivere liberamente la propria femminilità più in linea con l’attuale società?

Romano Scaramucci

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  • Il più warholiano di tutti è stato il musulmano che ha diffuso la fotografia delle suore in spiaggia con l'uniforme di ordinanza.Commentandola, poi ,con il sofisma che un burqa vale l'altro.Valerie Solanas,come ha ricostruito recentemente Olivia Laing,non fu soprattutto una "femminista".Fu una donna che lottò per tutta la vita con i fantasmi del suo tragico destino di bambina violentata dal padre.Alla ricerca disperata di sfuggire alla solitudine ed alla vergogna provocate dal trauma.Certe forme di abbigliamento sono elementi regolatori di una dialettica della distanza e della comunicazione.Come dire:toglietevi anticipatamente certi grilli dalla testa.Al di là di certe esigenze di ordine pubblico, e per non incutere soverchio spavento ai bambini, non vedo cosa possiamo fare .Ed attenzione a non farci sfottere per un eccesso di cautela nell'affrontare le reali questioni in gioco.Simmetrie ed asimmetrie nel desiderio,nelle relazioni,nell'organizzazione individuale e collettiva del quotidiano e dei processi storici.

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Romano Scaramucci

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