Ei fu siccome immobile dato il mortal sospiro stette la spoglia immemore orba di tanto spiro….no, non vi preoccupate, non sono impazzito…il vostro Steve Bookie è sempre sano di testa, più o meno…questo 5 maggio è un po’ più recente e tratta ben altre vicende, ovviamente calcistiche. Credo che juventini e interisti si ricordino bene il 5 maggio del 2002…una data che, nel bene e nel male, è stata davvero storica!
A 90 minuti dalla fine di quel campionato fatto di sorpassi e controsorpassi, con protagonisti anche i giallorossi romanisti, si arrivò all’ultima giornata con l’Inter di Cùper in testa alla classifica, la Juve di Lippi dietro di un punto ed ancora ad un punto di distacco la Roma capelliana. Il programma dell’ultima giornata prevedeva Lazio – Inter, Udinese – Juventus e Torino – Roma. Da notare come le tre avversarie avrebbero dovuto essere dei semplici sparring – partner, ma in un caso non fu così…che titolo di film famoso potremmo dare a quest’ultima pazzesca giornata? Io direi: ” Il giorno più lungo “.
Tifosi carichi di speranze invasero pacificamente Roma, Udine e Torino: i primi pensando ad una formalità, i secondi quasi rassegnati, i terzi affidandosi ad un miracolo…e successe l’inverosimile!
Il sottoscritto, quel giorno, non aveva nessun esame in prossimità e Udine era una tappa troppo lontana; quindi se ne stette tranquillo tranquillo nella cameretta sua appiccicato alla radiolina, carico di speranze, ma anche consapevole che dopo i due scudetti persi malamente nelle stagioni precedenti, anche in quel 5 maggio 2002 avrebbe potuto ingollare un altro boccone amaro.
Alle 15 fischio di inizio in contemporanea per le tre partite: in 10 minuti la Juve sbriga la pratica Udinese con la premiata ditta Del Piero – Trezeguet e da quel momento la mia attenzione si spostò all’Olimpico di Roma: ” Inter in vantaggio “, le parole di Riccardo Cucchi. Paperona di Peruzzi, e Bobo Vieri da circa 15 centimetri (….) insacca. Addio, è tutto finito! Tutto lo stadio Olimpico era già in festa, compresi i tifosi laziali, gemellati con quelli nerazzurri. A Torino, invece, tutto era tranquillo…ma una prima svolta arriva: pareggio di Poborski ed una fiammella di speranza si rinfocola, anche perchè in quel momento eravamo NOI i campioni d’Italia, ma ancora tutto doveva accadere, mentre io trepidavo nella mia cameretta, andando avanti e indietro solo in quello spazio quasi per scaramanzia…scaramanzia che, però, sembrò nuovamente andare a farsi friggere quando Gigi di Biagio, con un perfetto anticipo di testa, lui che non era certo un gigante, ci faceva ripiombare nel baratro…tric e trac tric e trac si arriva praticamente alla fine del primo tempo, con lo champagne a tinte nerazzurre ormai pronto per essere stappato, quando nel gelo dell’Olimpico arriva il pareggio ancora di Karel Poborski su retropassaggio sciagurato del mitico Gresko. Credo che fra gli 80000 tifosi nerazzurri ci fossero infiltrati un cantinaio di VERI tifosi laziali. Nemmeno una squadra retrocessa da venti giornate averebbe avuto meno tifosi quel giorno! Bhe, almeno per un quarto d’ora eravamo Campioni d’Italia.
Inizia la ripresa, con il sottoscritto che guardava l’orologio ogni minuto con il cuore in gola e con il terrore che da un momento all’altro arrivasse l’annuncio di quel gufaccio di Cucchi: ” Inter in vantaggio “…in effetti arriva un annuncio, ma ancora nel gelo dell’Olimpico, perchè era la Lazio ad essere passata in vantaggio con l’ex Simeone che quasi sembrava piangere dalla disperazione e Cucchi non era più il gufo malefico, ma l’angelo portatore di buone novelle. L’euforia aumenta, a questo punto lo scudetto non è più un miraggio, inizia ad essere una cosa concreta, io me ne esco da camera mia alla faccia della scaramanzia, continuando a guardare l’orologio ed il tempo che sembrava non passare mai…c’era sempre il timore che qualcosa potesse accadere, ma porca miseria, se l’Inter continuava a fare l’Inter degli ultimi anni, insomma qualche speranza c’era…speranza che diventa certezza quando Simone Inzaghi butta dentro il 4 – 2. A quel punto basta freni inibitori, basta scaramanzie con l’andare dentro e fuori dalla camera. Il tricolore era tornato nuovamente a Torino, sponda bianconera. Un sogno era diventato davvero realtà. Da Udine a Palermo passando per la campagna cortonese, una buona parte d’Italia rispolverava vessilli bianconeri impolverati e stappava champagne o spumante che magari sì erano stati messi in frigo ma non certo per brindare ad un trionfo che fino a 90 minuti e poco più prima sembrava davvero impensabile!
I singhiozzi di Ronaldo, il pianto infantile di Materazzi, l’esultanza spropositata di Conte e mettiamoci anche il goal di Cassano a Torino…davvero il giorno più lungo!
Stefano ” Steve bookie ” Bertini
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