Per me che sono cresciuto a “ pane e poliziottesco “, la data di oggi rappresenta un evento molto triste: oggi di 31 anni addietro ci lasciava il “ Commissario “, se ne andava Maurizio Merli proprio quando sembrava che le porte del cinema, dopo anni di inspiegabile ostracismo, si stessero riaprendo proprio per quel ruolo che lui, per tanti anni, aveva ricoperto brillantemente, con professionalità e con passione. Ci lasciava dopo aver compiuto da pochi giorni quarantanove anni mentre giocava a tennis, lui che più volte sul set aveva rischiato la vita girando le scene più pericolose senza controfigure, lui che aveva fatto del rischio il suo marchio di fabbrica. Nei film da lui girati ha ( quasi ) sempre svolto il ruolo del Commissario che ha lottato contro i delinquenti ed anche contro chi gli impediva di metterli in carcere, arrivando, certe volte a compiere giustizia dove la Giustizia non voleva o poteva arrivare, venendo poi ingiustamente relegato ad incarichi non a lui confacenti. Ha lavorato prevalentemente con Lenzi e Massi, ma senza disegnare anche collaborazioni con Romolo Guerrieri, Marino Girolami, Giorgio Cristallini, Giuseppe Rosati e Gianni Siragusa, regista quest’ ultimo con il quale ha recitato nel suo ultimo poliziottesco, “ Buitres sobre la ciudad “, un film girato in Spagna ma che, per problemi legati alla produzione, non fu mai doppiato in italiano e mai distribuito nelle sale cinematografiche del nostro Paese. Merli conobbe due fasi nella sua carriera del poliziottesco: Commissario duro e “ cazzuto “, per usare un’ espressione cara a Laura Belli, sua partner in “ Da Corleone a Brooklyn “, nella prima fase, con Umberto Lenzi, Commissario o Detective più riflessivo e scanzonato ma sempre col colpo in canna e dal cazzotto facile, con Stelvio Massi, come in “ Poliziotto Sprint “, che segnò il suo esordio col regista marchigiano, o “ Poliziotto senza paura “, dove lo troviamo insieme a Joan Collins ed ad un Gastone Moschin particolarmente istrionico. Il suo primo film nel genere poliziottesco, termine non da molti amato perché ritenuto dispregiativo, fu “ Roma violenta “ nel 1975, il primo della trilogia de “ Il Commissario Betti “, con la regia di Marino Girolami che in questa pellicola utilizzò lo pseudonimo di Franco Martinelli. Una curiosità riguardante questo film fu il fatto che per questo film i produttori avrebbero voluto l’ attore americano Richard Harrison, onesto mestierante americano, ma il regista si impose per avere Maurizio Merli ( per fortuna ) che iniziò la sua e la nostra fortuna in questo genere cinematografico. Le altre due pellicole della trilogia sono state “ Napoli violenta “ ed “ Italia a mano armata “, il primo poliziottesco da me visto nell’ ormai lontano 1988 e che mi fece amare in maniera incondizionata questo genere, di Lenzi e Girolami. Quali sono state le sue migliori interpretazioni? Merli è stato interprete eccellente sia con Lenzi che con Massi dimostrando di saper interpretare alla perfezione sia il ruolo del Commissario “ violento “ sia di quello maggiormente “ riflessivo “, ed allora noi ci permettiamo di scegliere, da una parte, “ Napoli violenta “, dove,ormai sfiduciato, vuole andarsene da Napoli, ma nel momento in cui vede Gennarino, un bambino diventato invalido a causa di un incendio scoppiato nell’ officina del padre ed a cui si era particolarmente affezionato, fa marcia indietro, e “ Poliziotto solitudine e rabbia “, un film bello e particolarmente intenso con un Merli che, probabilmente, fornisce la sua miglior prova attoriale, con un’ interpretazione a larghi tratti nostalgica che segna, in qualche modo, anche la fine dell’ epopea del poliziottesco. Il figlio, Maurizio Matteo, che, come il padre, ha intrapreso la carriera di attore, ha detto di lui: “ Mio padre era un buon attore, non un Al Pacino, ma come Commissario non era secondo a nessuno “. E come si fa a non essere d’ accordo con questa affermazione? Ciao, grande Commissario.
Stefano Steve Bertini