Quella del Papa che si dimette quasi come fosse un impiegato qualunque è sicuramente una notizia che lascia sbigottiti fedeli e non fedeli. In due millenni di storia è successo pochissime volte, l’ultima nel XV° secolo. Il caso più noto è quello di Celestino V che abbandonò il pontificato dopo quattro mesi dalla sua incoronazione. Nel terzo Canto dell’Inferno Dante lo apostrofa come “colui che fece per viltade il gran rifiuto”.
Qualche tempo fa mi capitò di cenare con il giornalista Riccardo Cristiano, inviato della RAI in Vaticano. Era a Cortona per la presentazione di un libro. Dato che per via del suo incarico gli accadeva spesso di essere vicino al Papa, gli chiesi se anche dal vivo sembrava così “tedesco”. E lui con gli occhi colmi di affetto mi rivelò che in realtà “è soltanto molto timido”. Beh da quel giorno ho visto Papa Ratzinger sotto un’altra luce. Era un essere umano come tutti noi con le sue paure, le sue ansie, i sui dubbi. E in questa ottica la notizia della sua rinuncia non mi giunge del tutto inaspettata. Anzi lo ammiro per il suo coraggio e per il suo disinteresse verso il potere. Potrebbe essere di esempio a tanti politici nostrani…
Ciò premesso però, devo dire che non appena ho appreso la notizia, mi è venuta in mente una inquietante profezia. La Profezia di Malachia. Una lista di 111 brevi frasi in latino attribuite a San Malachia, un vescovo vissuto nel XII secolo. Anche se secondo alcuni il vero autore che si cela dietro il documento pare sia Nostradamus che, temendo ritorsioni da parte della Chiesa, preferì far credere che l’autore fosse un vescovo vissuto secoli prima. Nell’intenzione dell’autore ciascuna frase voleva essere una premonizione relativa ad un Papa. E secondo alcuni calcoli il Papa attuale è proprio il 111esimo e dunque l’ultimo. Non solo quindi questo Papa si è dimesso, evento già di per sé straordinario, ma è anche il 111esimo. Speriamo bene…