Come ogni anno a Gennaio il patron di Arezzo Wave Mauro Valenti riavvia il battage mediatico sul suo festival, ricominciando col solito ritornello del “me ne vado” e prendendosela come sempre con gli amministratori comunali che non lo considerano, non gli danno i soldi e addirittura, così dice, neanche lo ricevono per un appuntamento. E’ strano però notare, stavolta, come di Arezzo Wave importi poco a tutti. Nessun “sinistro” pare finora disposto a una levata di scudi, nessun assessore ha bisogno di fare il salvatore della patria per aprirsi qualche via di carriera ed è facile prevedere che Valenti se ne andrà altrove e la notizia non farà grande clamore
Come mai siamo arrivati a questo punto di disinteresse dopo che l’abbandono di Valenti nel 2007 era stato visto come una tragedia collettiva e il suo rientro dell’anno scorso come un clamoroso trionfo per la città del cui merito tutti, ma proprio tutti, tentavano di appropriarsi?
Perchè siamo nel 2013, e non è più tempo per festival perchè non c’è un euro. E’ vero, siamo alla regressione culturale e pagheremo gli effetti di questo periodo di oscurantismo e grettezza nei decenni a venire. In tempi di crisi si torna ai bisogni primari e la parola sociale, un po’ per reali necessità un po’ per trend politici che fanno consenso, conta troppo di più. Anche nei bilanci dei comuni, massacrati dal patto di stabilità. L’anno scorso il Comune di Arezzo si salvò con poco o niente, quest’anno evidentemente non ritiene utile neanche offrire quel quasi niente.
Lasciamo però da parte la retorica e proviamo a leggere le cose con meno paraocchi, senza peraltro voler assolvere nessuno.
Quanto valeva davvero Arezzo Wave nella sua edizione 2012? Si, vabè, era un discreto festival musicale, uno squarcio positivo in un quadro complessivo tragico, illuminato dalla geniale idea del live all’alba di Giovanni Lindo Ferretti, ma io lo definii un festival per nostalgici, ancorato a vecchie formule e così tanto prudente da risultare nel complesso loffio. Meglio il “piccolo” Mengo Music Fest, tanto per restare ad Arezzo, pieno di idee, di band nuove e brillanti.
Il successo, poi, era così eclatante? In realtà l’interesse e il clamore dell’edizione 2012 fu minore rispetto agli anni d’oro e Arezzo Wave non riuscì a raccogliere il grosso del pubblico dei giovanissimi, contrariamente al passato, impallidendo di fronte alle piazze perugine strapiene per Umbria Jazz e soffrendo in termini numerici perfino la concorrenza di qualche locale modaiolo del territorio. Sui motivi di tutto questo ci sarebbe da scriverci libri e libri, ma lasciamo perdere.
Ecco quindi che di fronte a questi elementi è comprensibile come il nuovo (ed ennesimo) battage mediatico di Valenti interessi a pochi e sia destinato a produrre ben pochi risultati. Di sicuro per colpe della politica, ma anche per colpe di Valenti stesso