La Regione Toscana decide di ridurre da 55 a 40 il numero dei componenti del proprio Consiglio e nessuno o quasi ne parla in modo approfondito dando risalto. Una “breve” che si copiaincolla da un sito web fotocopia all’altro, accenni limitati sui giornali regionali, fugaci passaggi televisivi, sempre e solo su scala toscana. La Regione sceglie di “dimagrirsi”, facendo sparire anche i vitalizi, e nessuno lo mette in luce. Ma fin qui tutto bene, o meglio…sbagliato ma prevedibile e perfettamente spiegabile visto che ormai fa troppo più notizia andare a pescare questo o quello spreco o questo o quello scandalo, visto anche che c’è ampia scelta, e fa troppo più figo parlare male piuttosto che dover essere costretti ad ammettere che ogni tanto qualche spiraglio di novità, certo indotto dalla forza dell’antipolitica di questi mesi, si presenta davanti ai nostri occhi
La cosa grave, secondo me, è però un’altra.
Nessuno si domanda perchè piuttosto che ridurre da 55 a 40 i consiglieri, determinando quindi un calo della rappresentanza democratica, sia dal punto di vista politico che da quello territoriale, non si è scelto di mantenere invariato il numero riducendo i compensi mensili ai consiglieri stessi.
A casa mia i conti sono quelli della lavandaia e per risparmiare si può fare in tanti modi. Si può prendere 5 bottiglie di latte al costo di 1 euro invece che 10 così da risparmiare 5 euro; ma se ne può anche prendere 10 se queste costano 50 centesimi, così da spendere sempre la stessa cifra ed avere più latte. Oltretutto, contrariamente al caso del latte, non la si può neanche buttare su un discorso di qualità: chi è eletto democraticamente (la regione, inoltre, ha anche istituzionalizzato “a sue spese” le primarie) ha semplicemente in quell’elemento lì la sua certificazione IGP