Di politica non ci capisco nulla e non azzecco mai un’analisi. Fra i miei errori più gravi quello di qualche mese fa, quando fui d’accordo a leggere il Bastiancontrario che sentenziava di un Berlusconi ridotto come l’ex capo della DDR Honecker nei giorni del muro, che non ci stava capendo più niente ed era destinato a finire spazzato via. E invece è ancora qua, potrebbe perfino pareggiare elezioni che sembravano totalmente perse, senza nessuno sforzo mentre gli altri faticano e sprimarieggiano da mesi e mesi.
Non capisco niente di politica perchè non capisco nulla del mio paese, l’Italia, forse perchè non m’ha mai fatto impazzire (se non per alcuni grandi italiani), e non capisco nulla degli italiani. Non sono un italiano medio e lo dico senza alcun disprezzo verso questa categoria, ma solo cosciente di non appartenervi: non appartenendovi in quanto diverso (non migliore, semplicemente diverso!) non sono in grado di capire certi comportamenti nè di prevederli, ed ecco quindi che non ci capisco un bel niente.
Per vincere le elezioni, invece, bisogna essere o perlomeno conoscere a fondo gli italiani medi. Anzi, non basta conoscerli, bisogna avere per essi SIMPATIA, cioè provare con essi una condivisione di pathos. Io questa dote non ce l’ho, e probabilmente non sono l’unico, visti i sondaggi.
Non c’è un’Italia peggiore o migliore, come dice Bersani nei manifestoni murali del PD che tanto mi sanno di sfigato, c’è solo un’Italia media che poi è quella che fa vincere le elezioni perchè è numericamente superiore a tutto il resto e a tutte le altre nicchie. Questa Italia media è quella a cui ha sempre saputo parlare Berlusconi, sfamandone gli appetiti ogni giorno ad ogni ora. Perfino con la frase su Mussolini.
Una frase che in questi ultimi ho sentito dire a tanti. Non solo ai vecchi non istruiti. “Mussolini ha fatto anche cose buone” l’ho sentita dalle bocche di gente della mia età, anche nella mia università. Una specie di “quando c’era lui i treni arrivavano in orario” riveduta e corretta, ma sempre e comunque sbrigativa e superficiale, così come superficiale è la condanna della frase stessa. Con buona pace di decenni di storiografia e di gente che s’è spaccata la schiena a rovistare negli archivi storici