Tutta la piccola comunità di Tavarnelle si è stretta oggi attorno alla famiglia e ai cari di Valentina Felpi, la ragazza 22enne uccisa mercoledì mattina dalla sindrome di Waterhouse–Friderichsen (leggi il comunicato dell’ASL ), una malattia rarissima causata dallo stesso agente che provoca la meningite e che ha agito fatalmente in pochissime ore. Don Ottorino Capannini ha celebrato oggi pomeriggio il funerale della giovane Valentina nella piccola chiesa di Sant’Eusebio, così piccola che non è riuscita a contenere nemmeno la metà delle persone accorse, più di cento sono rimaste fuori.
“Valentina, fiore gentile che dal giardino della terra è volato nel giardino dei cieli” ha esordito don Ottorino. E Valentina era davvero un fiore gentile, non è retorica. Ragazza riservata e semplice, con la sana passione per lo studio e soprattutto per le lingue straniere, si era già laureata al corso triennale di Lingue e comunicazione internazionale presso la Facoltà di Lettere di Arezzo, distaccamento dell’Università di Siena. C’erano i suoi compagni di ateneo, con i quali aveva festeggiato il titolo appena un mese fa, c’erano i suoi ex compagni del liceo linguistico di Castiglion Fiorentino, c’erano gli amici scout del gruppo Cortona Uno Agesci. E c’era soprattutto la comunità di Tavarnelle, dove tutti conoscevano la famiglia di Valentina, una comunità interamente sconvolta dall’improvviso lutto.
La frazione ai piedi di Cortona ha voluto rendere il proprio cordoglio ai genitori, il babbo Carlo, dipendente Aisa, e la mamma Simonetta, infermiera; e alla sorella Giulia, che frequenta la terza media. Era stata proprio la mamma, preoccupata per il fortissimo mal di gola della figlia, ad accompagnarla all’ospedale della Fratta. Da lì il trasferimento al San Donato di Arezzo, ma ormai non c’era più niente da fare. Quando il feretro è stato fatto uscire dalla chiesa, per essere trasportato al vicino cimitero, alcuni palloncini bianchi sono stati lasciati volare via nel vento gelido di tramontana.