Una ventata fresca di partecipazione dei cittadini alle Primarie della Coalizione del Centrosinistra ha fatto uscire la politica dalla sfiducia che le persone, di ogni orientamento, hanno accumulato in anni di governo personale, di affarismi, di mancate risposte ai problemi del Paese.
Le Primarie sono state un importante momento collettivo che ha restituito ai cittadini il potere di decidere insieme le candidature del PD. In due mesi si è avuta un’ampia discussione democratica, appassionata, vera, con esposizione di candidati “senza paracadute”, con un Paese che ha colto l’occasione per farsi sentire e per recuperare la speranza in un futuro che può essere realizzato solo con un nuovo e fecondo rapporto tra governanti e governati, tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta.
In discussione è stato ed è il futuro del Paese-Italia che ha bisogno di profonde riforme di sistema per risolvere i problemi del lavoro che non c’è o è precario, della povertà che stringe milioni di persone, dello sviluppo ecosostenibile, della giustizia fiscale e della legalità, della cultura, della ricerca, della formazione e dell’innovazione, della salute e del welfare. E altro ancora. Ingiustizie e disuguaglianze si sono diffuse a macchia d’olio e la ri-distribuzione della ricchezza è, insieme, problema di giustizia sociale e condizione per la ripresa del mercato interno, dunque, fattore di sviluppo.
Il prossimo Governo, come opportunamente ha richiamato ieri il Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano, sarà obbligato a porre al centro la questione sociale che vuol dire programma di giusta riconsiderazione della distribuzione tra redditi e poteri.
Per farlo bisogna ottenere il consenso dei cittadini e portare al Governo del Paese la cultura del cambiamento, il riformismo del Centro sinistra, con la consapevolezza a differenza di quanto affermato da Mario Monti, che il riformismo o è di centrosinistra o non è, mentre come dimostrato, il conservatorismo è di centrodestra.
Pertanto, per gli impegni di responsabilità nazionale che le Primarie hanno assegnato al Centrosinistra, bisogna pensare contestualmente al Governo e al Partito, perché non si può presumere di risolvere con le Primarie i problemi della forma organizzata della partecipazione e della politica.
Ogni attenzione ed ogni sforzo bisognerà compiere affinché i cittadini delle Primarie, per contare non una sola volta o in forme intermittenti, ma con continuità e con perseveranza, entrino nelle file del Partito delle Primarie, il Partito Democratico che oggi può essere l’asse portante del rinnovamento della politica.
Se si vuole uscire dal personalismo nella politica che come un tarlo ha corroso e delegittimato ogni forma associativa dei cittadini, l’impegno va portato sul ruolo dei corpi sociali e della società civile sulla realtà del Partito Democratico, perché esso sia strumento collettivo per raccogliere i bisogni dei cittadini, per elaborare e costruire insieme le proposte, per stabilire un rapporto dialettico con le rappresentanze della politica, per portare avanti con il consenso le giuste riforme che devono operare a tutti i livelli, nazionale, regionale e locale.
Un Partito Democratico con questa cultura e con questa pratica virtuosa è ancora da costruire sgombrando il campo da ideologie nefaste che hanno accompagnato questi anni di vita politica: il Partito-apparato e il Partito-leggero, il Partito di opinione e il Partito degli Amministratori, il Partito delle carriere e il Partito delle cordate.
La strada da percorrere è quella di un Partito degli iscritti, di tanti iscritti, di uomini e donne, di giovani e anziani, in grado di ascoltare il Paese ma anche di parlare al Paese, con il potere di discutere e di incidere nelle scelte della politica, un Partito plurale con le diverse matrici ed ispirazioni riformiste che si riconoscono in un progetto di trasformazione della realtà istituzionale, politica e sociale, un Partito che fa vivere nelle azioni quotidiane la speranza per un futuro migliore che vive nel cuore e nella mente di ogni persona, nota o meno nota che sia.
Un Partito autonomo dalle Istituzioni che dialoga da pari a pari con le diverse forme di governo e di potere per veicolare e sostenere proposte che siano in sintonia con le istanze dei cittadini in un rapporto dialettico né di sudditanza né di contrapposizione.
E’ la società civile che con il Partito si fa coscienza collettiva.
AREA DEMOCRATICA
di Castiglion Fiorentino
1° gennaio 2013
[.noresp.]