Alò è il Passito dell’azienda Buccelletti. I gioielli incontrano il vino e nasce Alò, l’ultima creazione dell’Agricola Buccelletti di Castiglion Fiorentino. Si tratta di un Passito rosso di Aleatico, edizione limitata. Una bottiglia nera, come del resto nera è l’etichetta con scritte bianche dai caratteri greco-romani, che viene impreziosita da un braccialetto alla schiava placcato in oro. La semplicità che racchiude in se la forza e la potenza. Lo sposalizio, come si diceva tanti anni fa in terra Toscana, si è celebrato tra due grandi eccellenze castiglionesi: la giovane stilista Martina Frappi e una delle aziende più longeve e innovative del territorio, l’Agricola Buccelletti, appunto. “L’idea – raccontano Lidia Castellucci e Roberta Giaccherini, le due cognate che gestiscono l’azienda – è venuta ai nostri figli: unire due marchi che rappresentano le facce di una stessa medaglia: quella della creatività da una parte e la tradizione e la sapienza antica dall’altra. Due arti sinergiche per creare il vino come la freschezza e la modernità, i giusti e indispensabili elementi per confezionare un gioiello di carattere”. E “Alò”, il Passito rosso di Aleatico, racchiude in se tutte queste caratteristiche. L’avventura prende il via nel 2005 quando a Taragnano, nel cuore della Val di Chio, viene reimpiantata una piccola vigna di Aleatico. Lì dove un tempo sorgeva la piantagione di nonno Michele oggi, grazie ai nipoti Bartolomeo e Cesare, si trova, la nuova vigna. “Volevamo fargli un omaggio” affermano i discendenti. Dovranno passare almeno 6 anni, 3 perchè entrino in produzione le viti e altri 3 di sperimentazione, prima di poter imbottigliare il vino liquoroso. Siamo nel 2011 e finalmente si ottiene un passito da vendemmia tardiva. “Il percorso è stato lungo e laborioso – aggiungono le due cognate – fatto di tante prove e di molta cura, ma finalmente abbiamo ottenuto un ottimo prodotto caratterizzato da una fermentazione lunga e naturale”. Ma una volta “costruito” il prodotto scattava la seconda fase quella del “confezionamento”, ovvero quello della creazione di un brand, di un marchio, che rappresentasse al meglio le caratteristiche del vino. “Ho sempre pensato a un nome maschile – spiega Roberta Giaccherini – e la scelta è avvenuta in maniera molto casuale, quasi avessi avuto un’illuminazione. Ero di ritorno dalla biblioteca comunale con in mano una serie di tomi storici quando mi è venuto in mente il nome di Alò”. “Alò” è una forma dialettale per dire “dai, andiamo…mettiamoci in cammino”, come il cammino che questa famiglia, con in testa le due mogli creative, ha intrapreso già da qualche anno. Ed è a questo punto che entra in scena Martina Frappi, la giovane stilista castiglionese dal futuro promettente. “Volevo qualcosa che al contempo rappresentasse sia la semplicità che la forza – sostiene – caratteristiche presenti sia nell’oro che nella terra”. Alò nasce, quindi, un anno fa con l’obiettivo di decantare nei bicchieri un vino speciale, nato dalla cultura di famiglia, dalle sue tradizioni: rispetto per la natura e scrupolosa attenzione per ogni singola fase della produzione. Una sapienza antica, che rende unica ogni bottiglia e diverso ogni singolo sorso. Il gusto è succoso e pieno mentre l’aroma va dal fruttato della prugna secca al floreale della rosa, fino allo speziato della cannella. È perfetto da solo o con il cioccolato, ma è anche ottimo in abbinamento con i formaggi stagionati. Il buon vino è figlio soprattutto di esperienza e dedizione: il processo di lavorazione e trasformazione delle uve, la fermentazione naturale, l’attento imbottigliamento, la scelta della giusta etichetta, rappresentano soltanto alcune delle piccole scelte che portano, giorno dopo giorno, alla nascita di un grande prodotto di qualità.
Claudio Zeni