E’ finita. E’ stata un’epopea al limite dell’epico, fra regole da azeccagarbugli, voglia di partecipazione mai vista prima, miserabili furbetti e un diffuso impazzimento rientrato fortunatamente nei ranghi nelle ultime ore. Su scala nazionale ha vinto Bersani, su scala locale ha vinto Renzi, con un lieve recupero dello sfidante nel secondo turno. La re-iscrizione “con giustificazione”, balzana decisione romana, ha dimostrato nei fatti di essere priva di senso, causando difficoltà organizzative enormi (tutte attutite dal gran lavoro dei volontari e dei comitati) e aprendo la strada a furbate varie (mail e sms farlocchi e tanta disinformazione pilotata).
Per fortuna, nonostante questa assurdità, tutto è finito senza episodi spiacevoli, anche se non sono mancati i delusi.
Proprio quei delusi, insieme ai tanti (pure loro delusi) che hanno sostenuto Renzi, adesso si troveranno di fronte alla decisione se sostenere un candidato non gradito (Bersani) oppure parare altrove.
Ma intanto Bersani con la sua vittoria ha salvato il concetto di centrosinistra, mentenendo in vita una certa tradizione politica e tamponando quella che poteva diventare una vera rivoluzione, con la quale si sarebbe probabilmente cancellato ogni residuo di sinistra in Italia, nel senso storico che viene attribuito a questo termine.
Avevo scritto molto tempo fa che Renzi aveva la capacità di scompigliare le carte e attrarre un elettorato “liquido”, raccogliendo consensi ovunque con il suo messaggio di cambiamento forte e deciso. Per l’Italia di oggi probabilmente sarebbe stato un cavallo più vincente, anche se non avremmo saputo cosa aspettarci dopo una quasi certa vittoria. Bersani invece raccoglie il centrosinistra in senso classico, mantiene in vita (non si sa ancora per quanto) destra e sinistra nel senso tradizionale e l’elettorato liquido se lo dovrà conquistare. Vedremo cosa farà, se davvero metterà in pratica un rinnovamento e riammodernamento forte.
Difficile però stabilire cosa faranno i tanti sostenitori di Renzi alle prossime elezioni politiche: per tanti è ipotizzabile una diaspora, probabilmente indirizzata quasi tutta su Beppe Grillo se il centrodestra non dovesse riuscire a tirar fuori qualche sorpresa.
Calato il sipario (rimasto aperto anche troppo a lungo) sulle primarie del centrosinistra ora tocca agli altri. Da domani si comincia a ragionare delle primarie del PdL e di Grillo. Questa parola, “primarie”, la sentiremo e leggeremo così tanto da arrivare probabilmente a odiarla. Ma ormai questo il vento, ed è comunque interessante vedere cosa accadrà