Fra i milioni (numero non iperbolico) dei commenti apparsi domenica sera su Facebook e Twitter, mi ha colpito quell’esigua percentuale di utenti che hanno criticato chi, invece di attendere con ansia il risultato delle primarie del centrosinistra, si è messo a guardare Milan-Juventus. “Si decide il futuro del paese, e la gente pensa solo al calcio!”. Beata gioventù, ho sospirato.
Secondo me non c’è molta differenza (anzi, nessuna) fra chi ha deciso di insultare Rizzoli per il rigore inesistente e chi ha continuamente premuto F5 sul sito de La Repubblica per sapere chi avesse vinto fra Bersani e Renzi. Sono (siamo) tutti vittime della mania delle sfide. Tutto sta diventando una partita di pallone, uno scontro fra bianco e nero, fra io ho ragione e te non capisci niente. Le primarie, ripetono alla nausea quelli del Pd, sono uno straordinario strumento di democrazia. Può darsi. In prima istanza però, e al Pd lo sanno benissimo, le primarie sono uno straordinario strumento di promozione del partito stesso. Basta con i contenuti, le proposte per il futuro, la legge elettorale, il diritto al lavoro, gli argomenti di discussione: ciò che conta è sfidarsi, come avviene ad X Factor.
Dal 2007, guarda caso dalle primarie che elessero Veltroni, la popolarità (e forse la credibilità) del Pd ha avuto un calo progressivo, fino al balzo in controtendenza di oggi, fino agli oltre 3 milioni di persone (che sono comunque il 25% in meno di quanti andarono nel 2007) che hanno speso 2 euro per poter dire, ieri su Facebook, di aver vinto. O di lamentarsi con il vincitore, a seconda dei punti di vista. Se è vero che la gente si è disaffezionata alla politica, è altrettanto vero che resta altissimo l’interesse sulle elezioni, i sondaggi e le campagne elettorali. Fateci caso, è sempre campagna elettorale, è sempre guerra di slogan, scritti a caratteri cubitali e in maiuscolo, come a volersi imprimere per forza nella testa dell’elettore. È sempre Moratti contro Agnelli, comunisti contro fascisti, accuse e repliche: è questo che entusiasma la folla, non il confronto dialettico. Quanti di noi, prima di votare, hanno letto o ascoltato gli intenti programmatici di Renzi e Bersani? E quando non è campagna elettorale, la politica svanisce dalla vita quotidiana di noi cittadini.
Questa considerazione si estende a tutta la nostra società e mi è venuta in mente di farla ancor prima di domenica. Venerdì, nel corso del mio lavoro come steward al Forum Risk Management di Arezzo, ho avuto la fortuna di partecipare a una tavola rotonda su sviluppo e ambiente a cui erano presenti, pensate un po’!, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, il dg di Trenitalia Mauro Moretti, il presidente di Federambiente Daniele Fortini, il vicepresidente di Confidustria per il Mezzogiorno Alessandro Laterza e altre autorità di rilievo internazionale. Un congresso interessantissimo per il nostro territorio, in un’epoca in cui si discute di centrali, inceneritori, rifiuti. Sarebbe stata un’ottima occasione per far presente al ministro in persona le problematiche di San Zeno, Renaia e ex-zuccherificio. Non so se abbiano partecipato i vari Comitati Tutela (alcuni esponenti li ho visti aggirarsi nelle sale…), le associazioni degli agricoltori, quelle delle attività turistiche e i vari sindacati. So però che la sala aveva molte sedie vuote, e c’erano molte meno persone di quante erano alla presentazione del progetto Powercrop, per esempio. E dovendo io svolgere il mio lavoro di convogliare i partecipanti del Forum verso i vari congressi, sono stati moltissimi quelli che hanno gentilmente rifiutato la mia proposta.
Mi son chiesto il perché. E mi son risposto: certo, è una tavola rotonda dove ci si confronta pacatamente, non è una manifestazione CONTRO qualcosa. Non c’è avversario, non c’è scontro. Quindi annoia. Non si sbandierano vessilli dei sindacati, né volantini con i disegni di una centrale e il simbolo della radioattività. Quindi al pubblico non interessa. È stato un peccato.
Il ministro Clini ha parlato per oltre un’ora, e nel mezzo di tanti discorsi in politichese, ha espresso due considerazioni che mi sono rimaste impresse, considerazioni da parte chi è abituato a vedere al di là del proprio orticello ed è abituato a ragionare tenendo conto delle esigenze di un territorio nazionale, come del resto dovremmo fare noi come singoli cittadini in quanto cittadini.
La prima: “Se è vero che il treno non inquina e il trasporto su gomma sì, perché esistono tanti Comitati No Tav attivi e intransigenti, e non esiste nessun Comitato contro le Autostrade?“.
La seconda: “La Conferenza delle Regioni spinge per portare i rifiuti di Napoli e di altre città del sud all’estero perché nessun’altra città italiana vuole ed è in grado di smaltirli. Bene, ma perché a Bologna i rifiuti puzzano e in Olanda no?“.
Prima di fare le barricate, proviamo ad aprire la mente.