Ho letto il severo commento di Ivo Camerini alla foto dei camerati cortonesi apparsa su “Valdichiana Oggi” e non posso condividere i concetti che ha espresso. Andare a Predappio con uno striscione non vuol dire essere “facinorosi e prepotenti” ma affermare la propria presenza e difendere le proprie idee.
Sono centinaia di migliaia le persone che ogni anno rendono omaggio al più grande degli italiani e questo dovrebbe essere motivo di riflessione. Novant’anni dopo, la Marcia su Roma appare come una grande manifestazione di popolo da consegnare alla storia. Oggi la nomenclatura antifascista, che stigmatizza la “Marcia” e a Roma ha portato il “marcio”, suscita soltanto disprezzo, disinteresse e disaffezione. Alle Regionali in Sicilia un elettore su due, il 53%, non è andato a votare.
Chi ostenta orgogliosamente il suo pedigree di sincero democratico e di antifascista dovrebbe chiedersi perché e cominciare ad aver paura. A ben vedere, l’unico appunto fuori dal coro ai giovani cortonesi che hanno esibito lo striscione a Predappio, tra tanti severi commenti apparsi sul giornale on line, l’ho fatto io. Per molti, per troppi, l’impegno politico, la difesa irrinunciabile delle idee e dei valori di riferimento si risolve nella visita, una volta all’anno, alla tomba del Duce, nei rituali saluti romani, in un incontro conviviale innaffiato da buon vino in una bella ed accogliente locanda della Romagna.
Si mangia, si beve, si canta, si fa il pieno di entusiasmo, si compra il ricordino per gli amici ed il calendario del Duce e si torna a casa.
Non basta.
La militanza e l’impegno politico si portano avanti nel territorio, tra la gente, tutti i giorni, conciliandoli, se si è bravi, con i doveri famigliari, l’attività professionale, la vita di relazione, le amicizie.
Sono d’accordo invece con la signora Loredana Bruno che invita i “camerati cortonesi” a leggere i libri di storia. Molto spesso si aderisce ad un’idea emotivamente, per il fascino che ispira, per il carisma del Capo.
Bisognerebbe studiare bene le grandi riforme sociali del Fascismo, cosa fu l’Italia negli anni del consenso, le grandi opere pubbliche, le bonifiche , i provvedimenti a favore dell’agricoltura.
Ne viene fuori un’Italia di giganti, rispettata in Europa e nel mondo, da contrappore, con un paragone impietoso, ad i servi dell’alta finanza internazionale ed ai banchieri che oggi vogliono ridimensionare e distruggere lo Stato sociale, non fanno niente per la famiglia, non riescono a rilanciare la nostra Economia e a promuovere l’occupazione giovanile.
Chi scrive non esibisce striscioni, non va a Predappio in camicia nera, molto raramente ha fatto saluti romani.
Ho ricordato il “mio” 28 ottobre con un articolo apparso su questo giornale e con i manifesti affissi nel Centro Storico di Cortona e nelle sue principali frazioni.
Ho semplicemente la pretesa di rappresentare a Cortona tanta gente che non ha voce e non intende stipulare nessun patto scellerato con il potere politico e chi lo rappresenta.
Nella vicenda del Centro di stoccaggio per cereali della Fratta, per esempio, sono stato il primo a sollevare il problema, ad illustrarlo, a prendere posizione e ad esprimere fondate perplessità non sulla sua realizzazione ma sul luogo scelto per installare silos e capannoni.
Poi sono intervenuti un po’ tutti in una tardiva nella difesa del territorio mentre diventavo oggetto degli anatemi di un esponente della minoranza per avere sottolineato, senza nominare nessuno, il voto unanime espresso sull’allegra variante in Consiglio Comunale.
Sono orgoglioso di non aver mai rinnegato le mie idee, di non essermi esibito in vergognose ed improbabili abiure, di non aver mai aderito ad Alleanza Nazionale e di non essere mai confluito nel sedicente Popolo della Libertà, alla corte del satrapo di Arcore.
Eppure dopo essere stato molti anni consigliere comunale per il Movimento Sociale Italiano, dopo essere stato Segretario Provinciale ed aver vinto a pieni voti un congresso provinciale avrei potuto avere tutto, scranni prestigiosi, onori e gloria.
Chi mi conosce, dandomi una pacca sulle spalle il sabato mattina al bar, mi rimprovera di non essere stato furbo. Ma l’Italia non ha bisogno di politici furbi e pragmatici ma di persone serie, coerenti, dignitose, “diverse” nell’approccio ai problemi e per le soluzioni proposte.
I Cortonesi che possiamo coinvolgere nel nostro progetto sono molti di più di quel quattro per cento che mi rinnova ostinatamente la fiducia a qualunque tipo di elezione mi presenti perché, nonostante il vergognoso ostracismo degli organi di informazione, ha imparato ad apprezzare il mio impegno, la serietà, l’assiduità con cui faccio politica da quasi quarant’anni nel territorio.
Vogliamo dare corpo e sostanza a questo consenso?
Vogliamo moltiplicarlo?
Vogliamo essere noi gli antesignani del cambiamento o dobbiamo lasciare spazi immensi e praterie alla Lega dei brillanti e dei lingotti d’oro o al partito del comico che esibisce le cinque stelle di un albergo di gran lusso?
Allora, in tre parole, “Fuori le palle!” per fare paura davvero non per uno striscione, il basco nero e l’ostentazione del saluto romano ma per le idee che professiamo innovative, originali e profondamente rivoluzionarie.
Mauro Turenci
[.noresp.]