Sono passati 90 anni dalla Marcia su Roma, il 28 ottobre 1922. Oggi come allora l’Italia attraversa una profonda crisi istituzionale per l’incapacità della classe dirigente di affrontare e risolvere i problemi che affliggono il Paese. Oggi come allora è drammatico il contrasto tra le condizioni economiche della popolazione e coloro che traggono il massimo profitto dalla crisi mentre aumenta in maniera vertiginosa il costo della vita.
Oggi alla crisi economica si aggiunge il disfacimento di una classe politica di ladri e delinquenti di bassa lega senza il minimo senso dello Stato che ingrassano mentre la gente muore di fame.
Oggi come allora l’Italia è ad un passo dal baratro.
Mussolini, che aveva un enorme consenso popolare, promosse una gestione accorta dei conti pubblici, riorganizzò l’Amministrazione Statale, avviò un imponente piano di opere pubbliche, mise il sistema bancario al servizio dell’economia nazionale, sottrasse l’Italia alle logiche perverse del mercato finanziario internazionale.
Tra le grandi riforme volute dal Fascismo, l’abolizione del lavoro minorile, la settimana lavorativa di 40 ore, i contratti collettivi di lavoro, il Trattamento di Fine Rapporto, le ferie pagate, la Magistratura del Lavoro, gli ammortizzatori, sociali, gli assegni famigliari, le case popolari, gli asili nido.
Su Roma marciò la parte migliore del popolo italiano, i soldati che tornavano dal fronte e venivano accolti con ostilità dalla Sinistra, le Camicie Nere della rivoluzione, moltissimi lavoratori attratti dal programma socialmente avanzato del Fascismo, stanchi della litigiosità e dell’inconcludenza dei partiti tradizionali e dei sindacati.
L’Italia è nuovamente in pericolo attraversata da una crisi morale perfino più grave della crisi economica, l’alta finanza internazionale ed il grande capitale, nemici mortali del Fascismo, dettano le regole e scandiscono i tempi della politica commissariata per manifesta incapacità.
Un governo di tecnocrati ha avviato una politica insensata di tagli e di sacrifici ai danni della povera gente ma non è riuscito ad elaborare nessun progetto per rilanciare l’economia, per favorire l’occupazione ed eliminare gli odiosi privilegi della casta.
Un capitale senza nome e senza volto scorrazza nel pianeta sfruttando i popoli, producendo diseguaglianza e disperazione e, per raggiungere questo disegno, persegue l’obiettivo di cancellare le identità nazionali con un’immigrazione selvaggia ed incontrollata che determina conflitti sociali, ingiustizie e fa nascere rabbia ed intolleranza.
Non abbiamo un uomo immenso e prestigioso come il Duce che possa guidare i destini della Nazione e deve maturare una grande coscienza popolare per uscire dal pantano a cui ci ha costretto questa classe politica antifascista che ha prodotto pie illusioni, degenerazioni e spinte secessioniste, formazioni politiche guidate da comici, favorendo atteggiamenti meschini ed egoisti … tutto il contrario dello Stato Sociale e Solidale voluto dal Fascismo.
Noi siamo rimasti in piedi in un mondo di rovine, non abbiamo ceduto alle lusinghe del potere, non abbiamo barattato la nostra dignità, non ci siamo mai esibiti in incredibili e vergognose abiure.
Adesso dobbiamo avere la capacità di guidare il cambiamento perché siamo consapevoli della validità e dell’originalità del nostro progetto politico, perché abbiamo autorità morale, perché siamo capaci, perché non ci siamo mai venduti e non ci hanno mai comprati.
Dipende soltanto da noi lanciare la sfida e siamo sicuri che la più moderna, rivoluzionaria e mediterranea delle idee finirà per affermarsi in Europa e nel mondo intero.
Mauro Turenci
[.noresp.]