Correva l’anno 1987 quando un giovine Walter Veltroni, praticamente uguale ad ora a parte una chioma leggermente più folta (è un complimento, Walter!), divenne deputato. Correva l’anno 2007 quando il Walter divenne, a furor di quel popolo ex DS e Margherita, il primo Segretario di quell’oggetto misterioso chiamato PD. Oggi, proprio nel quinto compleanno di quella sua creatura, il Walter ha annunciato di abbandonare il parlamento e un certo tipo di attività politica. Non si ricandiderà, anche se continuerà a dire la sua come ha sempre fatto e come ha pieno diritto di fare.
Lo ricorderemo con affetto per le ristampe degli album di figurine dei calciatori allegate a L’Unità, per le vhs di film di un certo livello allegate anch’esse a L’Unità, per Paul McCartney live a Roma a gratis di fronte a 1 milione di persone, per qualche bel libro, per l’impegno nello smuovere una certa cultura di sinistra vittima di schematismi e partiti presi (ha dato una grossa mano nella rivalutazione di un certo cinema italiano “di serie B”) e per 25 anni in cui, inesorabilmente, il buon Walter è stato co-responsabile del governo disastroso del nostro paese
A piangerlo sarà soprattutto Serena Dandini, forse Zoro, probabilmente anche Fabio Fazio. Ma a piangerlo saranno anche tanti di sinistra che nel PD, davvero, c’avevano creduto, e che ora dovranno scegliere fra Bersani e Renzi, che col buon Walter davvero hanno poco a che vedere. Il primo troppo serioso, tradizionale e concreto, il secondo troppo bercione, faccia da schiaffi, ambizioso e slogan-based.
Lui aveva uno stile inconfondibile: annacquato e bonario, un po’ all’americana, ma anche all’italiana col suo fare leggerino e indulgente, a tratti ecumenico, sempre e comunque da bonaccione anche nei rari momenti di incazzatura. Voleva una sinistra italiana all’americana perchè lui con la sinistra italiana non c’è mai entrato un cavolo e sognava un’Italia kennedyana. Non c’è riuscito neanche un po’.
Lo ricorderò per quell’intervista che gli feci a Lucignano, dove mi colpì per la sensibilità e la capacità di emozionare raccontando la storia di Alfredino Rampi. Pensai, allora, che probabilmente l’unico suo errore nella vita era stato il voler fare politica, perchè in tutto il resto era davvero un fenomeno. E lo ricorderò qualche metro sopra di me, in tribuna al palasport di Bologna a vedere un concerto di Paul McCartney. Solo soletto, con la sua tipica giacchina blu, col sorriso stampato in faccia. Quasi mi intenerì
Se non farà come quella volta della frase sull’Africa, quando lasciò intendere che se perdeva le elezioni se ne sarebbe andato laggiù e poi non lo fece, avrà onorato con un bel gesto il suo partito proprio nel giorno del quinto compleanno. Un gesto certo tardivo, specie per uno come lui che guardava agli Usa, il paese in cui una volta che perdi sparisci, ma che va comunque rispettato e, per certi versi, apprezzato.
Si attende analogo gesto anche da parte di chi da 30 anni colleziona solo sconfitte o pseudo-vittorie non seguite da concrete azioni in direzione di quanto promesso. Sarebbe un bel modo per dimostrare rispetto per chi continua a votare a sinistra e a credere in certi valori, e probabilmente una bella arma segreta per vincere le prossime elezioni