Il romanzo dell’estate: una soggetta scialba e imbranata incontra un uomo bellissimo e ricchissimo che si innamora di lei, peccato che il belloccio in questione sia un pervertito. Un tedio infinito per le prime cento pagine, dopodiché attacca la ridda del “lo famo strano”. Quella che era un’ingenua studentessa, nell’arco di pochi capitoli diventa una laureata a cui offrono posti di lavoro e, soprattutto, una maliarda del sesso.
La fanciulla, dotata di grande acume e sensibilità, intuisce che il poveretto non ha colpa per i suoi gusti particolari, ma dipendono dal suo passato tragico e, presa dalla solita sindrome femminile dell'”io ti salverò” tenta in tutti i modi di redimerlo. Nel frattempo il tizio, che si chiama Grey, da cui il titolo, la copre di regali costosi che offendono l’onestà della pulzella.
La protagonista vorrebbe essere forse una novella Tess dei d’Urberville, le cui citazioni incorrono qua e là nel romanzo, che effettivamente è una delle eroine più sfigate della letteratura, ma la mia modesta opinione è che Thomas Hardy si stia rivoltando nella tomba!
La forma se possibile è addirittura peggiore della sostanza: scritto al presente ed in prima persona, mi ricorda le mie prime schermaglie letterarie, quando, ancora alle medie, gareggiavo con la mia amica del cuore a scrivere il romanzo che traduceva i nostri desideri, ovvero l’incontro con un principe azzurro che snobbasse la bellona della classe e rimanesse colpito dalla mia originalità. Abbondano orridi e abusati luoghi comuni quali le “farfalle nello stomaco”, che per giunta in un romanzo erotico hanno un che di grottesco. Inquietanti la vocina razionale della protagonista, ma soprattutto una famigerata “dea interiore” che si compiace delle gesta dei due acrobati dell’amore. …Ma che è ‘sta dea interiore? Mah.
Prolissa e pretenziosa, l’autrice riempie una pagina dopo l’altra di descrizioni totalmente superflue. Forse da qualche parte del mondo pagano ancora i romanzi in base al numero di pagine?
E allora, ci si chiede, come può essere questo tomo la rivelazione dell’anno?
Ho una mia spiegazione, che risulterà antipatica e amen. Probabilmente, le donne che sognano non tanto di incontrare un simile esemplare, quanto di potersi permettere di mollarlo, sono evidentemente numerose, non tanto però quanto gli illetterati che circolano; leggere un libro non è automaticamente sinonimo di cultura: se ha lo stesso spessore letterario dei gossip dei giornaletti in voga dal parrucchiere è solo una perdita di tempo. Infine, qualcuno ha detto che il merito è delle descrizioni a luci rosse su cui la James indugia, ma questo non fa che confermare le mie precedenti teorie: queste femminucce a digiuno di letto e di letture non si sono mai imbattute ne “L’amante di Lady Chatterley”.