” Abbasso la rivoluzione, viva la democrazia, viva la Cina “
Era lo slogan urlato, invocato dagli studenti cinesi, atto a rivendicare alle autorità pechinesi il desiderio atavico di libertà di parola di pensiero, di stampa legittimo …Quelli della mia generazione erano studenti maturandi, liceali, fin dalla fine di aprile speravamo, i colleghi cinesi ( loro studenti universitari ) con la loro determinazione, convinzioni rabbia e voglia riuscissero ad affermare democraticamente il diritto fondamentale ed inalienabile dell’uomo, quello della libera parola e pensiero.
Tien ‘An ‘Men, caput mundi: “Abbasso la rivoluzione, viva la democrazia, viva la Cina”….urlavano, ballavano e cantavano soltanto. Nelle cupole segrete della Repubblica Popolare si doveva prendere una decisione: “gli studenti non facevano nulla di male a parte vituperare l’operato di funzionari di partito accusandoli di essere ottusi davanti al progresso democratico; però cantavano ed urlavano soltanto; non usano altri mezzi”.
Quali risposte dare agli schiamazzi pacifici degli studenti rei di rivendicare il diritto alla parola? La prima risposta fu, l’entrata in vigore della pena capitale, era iL 20 maggio 1989… mentre a Varsavia, la lotta operaia di Solidarność dopo dieci anni stava introducendo i Polacchi ( grazie anche alla regia strategica di S.S. Giovanni Paolo II ) alle prime elezioni libere e democratiche dopo anni di oppressione, i regimi comunisti stavano scricchiolando, cedevano anche nella ex Cecoslovacchia e in Bulgaria, e di lì a poco, a novembre sarebbe crollato, sgretolato, frantumato, sciolto come neve al sole un muro quello di Berlino. In Cina invece La Demos e kratos era solo una parola che incuteva alla classe dirigente terrore…bisognava ristabilire: “l’Ordine e la disciplina…ordine e disciplina”!
E nella notte tra il 3 e il 4 giugno (le 0.30 a Pechino, le 17.30 a Roma) i carri armati cinesi spararono sulla folla. Decine di migliaia di morti…bocche tappate per sempre!
L’emblema della rivolta, ovvero il simbolo stesso dell’incapacità di un regime di far fronte alla non violenza di un popolo che cantando e ballando rivendicava il diritto alla parola, è quel ragazzino con in mano le buste della spesa che si era messo davanti ai carri armati…
Fabio Bray