Passeggiando in questi ultimi giorni per la mia “adorata” città in salita – chissà come mai tutto diventa più adorabile quando sai che te ne devi andare – mi sono accorta e forse bisognava essere particolarmente addormentati per non accorgersene che Arezzo da città dell’oro si sta effettivamente trasformando nella città dei gelati e delle gelaterie. Non mi stupirei di vedere un giorno soppiantata la statua di Guido Monaco da un cono gelato in bronzo. Quartiere che vai 8 gelaterie che trovi e continuano a spuntare come funghi, con l’unica differenza che si vedono bene e che si spera non abbiano niente di velenoso.
Certo non oserei mai lamentarmi di tanta abbondanza visto che mangio in media 2 gelati al giorno e ho una dipendenza per la coppetta cioccolato e stracciatella da quando ero alta mezzo metro – non molto tempo fa – poi in tempo di crisi tutto ciò che nasce e che cambia è decisamente il benvenuto, ma in effetti è impossibile non trovare un po’ strana questa diffusione capillare che eguaglia quella dei ristoranti cinesi nelle grandi città. Noi aretini campiamo solo di gelato? Con una banale associazione di pensiero “se la vita è amara te spalmaci un po’ di gelato alla Nutella”.
In effetti se con 2 euro o al massimo 2.50 posso per un secondo dimenticarmi di tutte le rotelle che mi girano nel cervello in cerca di una soluzione all’instabilità e contemporaneamente appagare le mie papille gustative riesco a comprendere meglio tutte queste gelaterie artigianali a portata veramente di ogni tasca e palato. Mary Poppins alla quale mi sento molto vicina a causa della dimensione e della capienza delle mie borse l’ha sempre detto che “Con un poco di zucchero la pillola va giù”. Oggi la pillola – ognuno ha la sua quotidiana – è parecchio ingombrante e appiccicosa e gli zuccheri quindi si stanno adeguando alla nuova necessità. Mary aveva sempre ragione e peccato non avere la sua stessa capacità di volare semplicemente aprendo l’ombrello, eviterei la transumanza settimanale da Arezzo terra dei gelati a Milano terra di cinesi. Ma mi sa dovrò accontentarmi per ora, fino a che non avrò trovato quel famoso ombrello, solo della borsa gigante e del gelato aretino il fine settimana che mi aiuterà a dimenticare tutto lo smog d’oltre Appennino.