“Donne ed estetica: quanto conta la taglia del reggiseno?”. Ho ricevuto l’invito a partecipare a questa tavola rotonda alla quale, dice il sottotitolo, parteciperanno “Quattro donne: la sessuologa Francesca Romana Tiberi, la chirurga plastica Egle Muti, la trans Daniela Pompili e la soubrette Carmen Russo”. Se uno è un trans (Pompili, un nome un programma – anche la via di dove abitavo a Perugia negli anni dell’Uni) i conti non tornano. La prima cosa che ho fatto leggendo l’invito è stata guardarmi allo specchio per vedere se nel frattempo mi erano cresciute le tette.
Vado a leggere i motivi dell’incontro. “Obiettivo è quello di fare il punto su un argomento controverso (?) quale l’aumento chirurgico del seno affrontando la questione da vari punti di vista”. Certo i punti di vista tra una prima e una quinta sono molto diversi. Mi viene in mente il luogo comune con cui l’essere maschile è stato etichettato, cioè quello di misurarselo e fare a gara a chi ce l’ha più grosso. Non ho mai capito il senso. Ché per caso esistono uomini con un biglietto da visita in cui dopo il cap sono riportate le misure del pene? Nel C.V. forse dopo il numero di telefono va aggiunto xx cm? Oppure in discoteca “ciao, sono Arturo, ce l’ho lungo 21 cm”. Almeno il seno è una cosa che si può vedere, meglio se celata sotto le vesti, per i miei gusti. Se ne discuterà domani, a Villa Bella di Salò. Il lago di Garda sarà invaso da palloni aerostatici per la gioia di tutti, il giorno dopo in cui è scattata la legge per la quale per rifarsi il seno una donna deve aspettare il diciottesimo anno. Perchè fino a oggi a che età si rifacevano le tette? “Caro, la bimba ancora non ha sviluppato il seno, che dici un ritocchino”? A sedici anni io chiedevo il game boy e le mie amichette la casa di barbie. Oggi chiedono una quarta, le bimbe, e i ragazzi un viaggio studio a Praga. Il motto di domani? “Le macchine del futuro: le puoi guidare solo ingranando la sesta”. Colonna sonora: Paparazzi By Lady Gaga